FREQUENZE

Gara 5G, il Governo piazza in manovra 3,2 miliardi di incasso

Italia pronta al kick-off del maxi-processo che porterà al riassetto di interi comparti industriali. Dalla gara riservata agli operatori Tlc stimati 1,25 mld nel 2018 e 2 nel 2022. 730 milioni i costi dovuti alle Tv nazionali per l’adeguamento di vecchi apparati, 291 alle locali, 100 all’utenza per rimborso acquisti decoder. Novità per la Rai. Ecco la tabella di marcia

Pubblicato il 13 Ott 2017

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Ammonta a 3,2 miliardi in 5 anni l’incasso lordo complessivo previsto dall’asta frequenze destinate al 5G, che verrà effettuata nel 2018. E’ quanto previsto da un articolo della Legge di stabilità che potrebbe andare al vaglio del cdm di lunedì. Le casse dello Stato potranno contare su due tranche di pagamenti da parte degli operatori Tlc cui è riservata la gara: 1,25 miliardi già nel 2018 all’assegnazione di una parte delle frequenze, 2 miliardi nel 2022 al secondo round di assegnazioni. Le licenze dei diritti d’uso avranno durata 20 anni.

Previsti anche i costi: dall’incasso totale dell’asta 5g andranno infatti decurtati circa 730 milioni (il 25%) per oneri vari, gran parte dei quali per indennizzare con misure compensative i broadcaster televisivi che dovranno liberare le frequenze. La cifra sarà così suddivisa: 276 milioni andranno agli operatori Tv nazionali per i costi di adeguamento degli impianti di trasmissione necessari allo switch off dalla banda 700Mhz alla sub-700 Mhz, ma attenzione: solo a quegli operatori che dovranno aggiornare vecchi apparati (cioè in esercizio prima del 2012). Alle Tv locali andranno circa 291 milioni, importo corrispondente al valore del diritto d’uso delle frequenze che verranno cedute. Ancora, circa 100 milioni di rimborso costi a carico degli utenti finali per l’acquisto di decoder o altre apparecchiature in grado di ricevere il segnale Tv “switchato” (ma solo per i 2 mln di utenti esonerati dall’obbligo del pagamento del canone). Per finire 66 milioni per i costi di comunicazione in vista dello switch-off.

Non solo una boccata d’ossigeno per le finanze del Paese, ma anche il kick-off di una delle più complicate partite che coinvolgono asset cruciali. Frequenze, Tlc, televisioni al termine del processo non saranno più come li conosciamo. Per la prima volta lo spettro radio italiano verrà, grazie a un percorso in più tappe, reso efficiente, allineato a regole condivise dall’Europa e riservato in larga parte agli operatori Tlc che avranno il compito di traghettare l’industria verso lo standard 5G: tecnologia considerata di rilevanza strategica per lo sviluppo di reti e servizi innovativi come IoT, e-commerce, e in grado di assicurare la vera spinta a Industria 4.0 e alla crescita della competitività e produttività dell’economia europea. Processi in grado di assicurare alle telco il ritorno dell’esborso atteso per l’assegnazione delle frequenze. Lato mercato Tv il principio della capacità trasmissiva si afferma sul sistema basato sull’asset frequenziale: una svolta in grado di traghettare il sistema Tv verso un nuovo scenario grazie anche all’introduzione di aggiornamenti tecnologici come Dvb-T2 e codec Hevc, le tecnologie individuate dall’Italia per il passaggio che affronterà la piattaforma di distribuzione dei servizi Tv. E di fornire inedite prospettive alla gestione delle risorse trasmissive della Rai.

L’operazione coinvolge tre bande di frequenze: la 3.6-3.8 GHz e la 26.5-27.5 GHz (le cosiddette “bande pioniere”) da assegnare ai sistemi di comunicazione mobile a banda larga per il lancio di servizi 5G in linea con l’action plan della Commissione Ue. E in parallelo viene stabilita la ridestinazione delle frequenze in banda 700 Mhz (694-790 MHz) ai servizi di comunicazione in banda larga in linea con i regolamenti Itu adottati dalla Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni del 2015. Questo in linea con la strategia europea che vede l’armonizzazione dello spettro per la banda larga mobile come centrale per lo sviluppo dei servizi digitali innovativi sia nelle zone rurali che urbane. L’obiettivo è una Gigabit Society europea per il 2025.

LA TABELLA DI MARCIA

31 dicembre 2017: conclusione degli accordi internazionali di coordinamento transfrontaliero delle frequenze per escludere interferenze dannose nei confronti di Paesi radio-elettricamente confinanti: i tavoli sono al rush finale.

31 marzo 2018: adozione delle procedure di gara da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

31 maggio 2018: adozione da parte di Agcom del nuovo piano nazionale frequenze (si chiama Pnaf 2018) da destinare alla Tv digitale terrestre.

30 giugno 2018: un decreto del Mise stabilisce il calendario nazionale con le tabelle di marcia per l’individuazione delle varie aree geografiche interessate progressivamente dallo switch e di tutti i rilasci di frequenze che dovranno avvenire dal  1° gennaio 2020 al 30 giugno 2022.

30 settembre 2018: assegnazione delle frequenze da parte del ministero dello Sviluppo della banda 700 Mhz (disponibilità dal 1° luglio 2022), e delle bande 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5.

30 settembre 2018: criteri Agcom per l’assegnazione frequenze in banda 470-694 MHz UHF per il servizio televisivo digitale terrestre agli operatori di rete nazionali.

1 dicembre 2018: liberazione frequenze in banda 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz (con l’eccezione delle assegnazioni temporanee di quelle banda 3,7-3,8 GHz attualmente destinate alla sperimentazione 5G nelle 5 città voluta dal Mise.

28 febbraio 2019: il Mise provvede al rilascio dei diritti d’uso delle frequenze 470-694 MHz UHF a operatori di rete nazionali sulla base dei criteri definiti dall’Autorità (vedi sopra).

1 luglio 2022: le frequenze devono essere state tutte liberate.

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