Rimandato di una settimana. La nomina del nuovo commissario Agcom slitta al primo febbraio, spinta dal caos politico alla vigilia della sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale. Dopo i fuochi d’artificio sui primi nomi spesi nella trattativa (Vito Di Marco, Roberto Sambuco, Mario Antonio Scino) il quadro prefigura uno stallo tra le forze in campo – Pd e Forza Italia – sulla figura che nei prossimi mesi dovrà affrontare nodi strategici per il Paese. L’assalto di Vivendi a Mediaset, ma non solo: le reti di nuova generazione, la liberazione delle frequenze nella banda 700Mhz.
Lo slittamento – lo ha deciso ieri sera dall’Assemblea di Palazzo Madama per dare precedenza alla riforma della Protezione civile – è funzionale alla ricerca di nuovi nomi su cui trovare un accordo. Ieri Paolo Romani, capogruppo FI al Senato, ha detto che sul nome “non c’è stata nessuna trattativa” fra Pd e Forza Italia a proposito del voto del Senato. “Mi e’ stato chiesto chi potesse essere candidato e abbiamo dato dei nominativi ma non c’è stata alcuna trattativa”.
I parlamentari M5S della Commissione di Vigilanza Rai propone tre nomi “di grande competenza e indipendenza dalla politica” invitando gli altri partiti, in particolare il Pd, a sceglierne uno. Si tratta di Antonio Sassano, a lungo consulente dell’AgCom e del ministero delle Comunicazioni, massimo esperto italiano in materia di frequenze; l’avvocato Fulvio Sarzana, specializzato in Diritto delle comunicazioni; e Oreste Pollicino, docente alla Bocconi di Diritto costituzionale e legislazione dei media. “Per l’elezione del nuovo commissario Agcom avevamo chiesto al Presidente Grasso di farsi garante di un metodo di selezione trasparente – si legge in un comunicato del 5S -, che ci permettesse di scegliere il futuro commissario sulla base del suo curriculum, quindi secondo un criterio di merito e non di appartenenza. Purtroppo così non è stato e oggi ci ritroviamo a dover esprimere in fretta e furia un voto cruciale, visto che in ballo c’è la libertà di informazione”.