In uno scenario in cui le Telco puntano a diventare vere e proprie TechCo, alla ricerca di un delicato equilibrio tra competizione e collaborazione con gli Ott, AgCom ha una missione particolarmente sfidante: aggiornare gli strumenti regolatori, anche in funzione dei nuovi framework comunitari, per accompagnare e non ostacolare l’innovazione, garantendo al tempo stesso equità, concorrenza e tutela dei consumatori. Ne è convinta Laura Arìa, Commissaria AgCom, che ha approfondito le linee strategiche su cui si muoverà l’azione dell’authority nei prossimi anni in occasione dell’edizione 2025 di Telco per l’Italia, di scena oggi a Roma.
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Un approccio convergente per normare modelli di business sempre più ibridati
“Bisogna innanzitutto che non si parla solo del settore delle telecomunicazioni: il leit motiv della trasformazione digitale lo ravvisiamo in tutti i mercati”, ha esordito Arìa. “Assistiamo alla continua ibridazione di ambiti che prima vivevano su regole distinte. Media, Telco, servizi postali: complice la digital transformation tutti questi comparti stanno sperimentando il fenomeno della convergenza. E AgCom è un organismo convergente per definizione fin dal 1997, quando fu creato dal legislatore devo dire con una certa lungimiranza. Il problema però è che sul piano regolatorio ci muoviamo ancora in funzione di plessi distinti. Ora l’Unione europea ha inaugurato una nuova stagione regolatoria, che affronta la materia per plessi trasversali introducendo regolamenti concepiti appositamente per governare l’era digitale, basti pensare al Digital Markets Act, al Digital Services Act e all’AI Act”, ha detto Arìa.
Agcom ha assunto ormai da anni un ruolo centrale nella regolazione dei servizi digitali. “Penso, al riguardo, ai poteri risultanti dal Digital Service Act del 2022 in virtù dei quali l’Autorità, nella veste di Digital Service Coordinator, ha l’importante compito di assicurare il coordinamento a livello nazionale su tutte le questioni applicative del Regolamento europeo. O a quelli derivanti dal Regolamento Platform to business del 2019, in base ai quali l’Autorità, in qualità di organismo nazionale incaricato dell’applicazione nell’ordinamento italiano, garantisce equità e trasparenza per gli utenti commerciali di servizi di intermediazione on line. Ritengo che la regolazione delle TechCo richieda necessariamente un approccio multilivello e coordinato. In questo contesto, l’Autorità non opererà in modo isolato, ma, come di consueto, collaborerà strettamente con le principali istituzioni europee e nazionali coinvolte”.
D’altra parte, le Telco stanno sempre più adattando i propri modelli di business al nuovo scenario tecnologico caratterizzato dall’ingresso delle Big Tech. La Commissaria AgCom allude all’introduzione del cloud nella gestione delle reti o all’offerta da parte degli operatori di telecomunicazioni di servizi di cloud computing in concorrenza o anche in cooperazione con le piattaforme digitali. “Insomma, le Telco stanno trasformando in profondità il modo in cui progettano, erogano e monetizzano i loro servizi. Non si tratta solo di un upgrade tecnologico, ma di un vero e proprio ripensamento del modello operativo. La nostra cassetta attrezzi deve quindi favorire un allargamento campo di gioco, e puntare, come principio generale, a pareggiare le regole. Servono misure eque, trasparenti e prevedibili per gli attori del nuovo ecosistema digitale, applicando dunque le stesse regole a servizi analoghi, siano essi di connettività o Ict, indipendentemente dal soggetto che li offre. Inoltre, nel disegnare questo nuovo campo di gioco, c’è bisogno di una regolazione semplificata che favorisca l’innovazione e la competitività ma che allo stesso tempo mantenga inalterata la tutela dei diritti fondamentali dei consumatori. Penso, per fare un esempio, alla recente disciplina che l’Autorità ha introdotto in materia di trasparenza, con i bollini 5G e contro il telemarketing aggressivo attraverso lo spoofing”.
Risulta poi centrale, in un’ottica di innovazione tecnologica e dei mercati, il tema degli investimenti in reti ad altissima capacità. In questa prospettiva, l’Autorità intende creare le condizioni per una regolazione favorevole agli investimenti sulle reti e allo sviluppo di nuove strategie di business delle Telco.
“Una cosa deve essere chiara: non intendiamo buttare il vecchio per cercare a tutti i costi il nuovo. Vogliamo piuttosto adattare l’esistente per aiutare le imprese a risultare compliant con nuovi scenari. Riteniamo che i servizi Tlc debbano mirare a un’offerta di qualità piuttosto che a una battaglia tariffaria, che mostra ormai i segni del tempo. A mio avviso gli operatori dovrebbero essere meno ossessionati dagli opex e dai capex e riscoprire quello spirito pionieristico che caratterizzò la stagione della telefonia mobile degli anni 90, un caso di straordinario successo per il nostro Paese”.
Sì al consolidamento, se porta sostenibilità e innovazione
Rispetto al tema del consolidamento, Arìa parla di grandi opportunità, favorite anche da una nuova visione strategica degli organismi comunitari. “Gli ultimi due sono stati anni di grande effervescenza del mercato italiano delle comunicazioni elettroniche. Penso allo spin-off della rete di accesso di Tim confluita in FiberCop, sul quale l’Autorità sta svolgendo l’analisi dei vari mercati collegati al fine di valutare l’effetto del progetto di separazione sugli obblighi regolamentari esistenti nonché sulla configurazione di FiberCop quale operatore ‘“’wholesale only’”’. O all’operazione che ha portato lo scorso 29 marzo Poste Italiane a diventare il primo azionista di Tim, integrandosi orizzontalmente nel mercato delle telecomunicazioni. O, ancora, al closing dell’acquisizione di Vodafone da parte di Swisscom che porterà alla fusione con Fastweb. Operazione, quest’ultima, già vagliata positivamente da Agcom nel 2024, sul presupposto che la portata della fusione non sia idonea a causare distorsioni della concorrenza nei mercati del mobile e del fisso, sia nei segmenti wholesale che retail, ma, anzi, possa generare potenziali vantaggi, in chiave prospettica, in termini di diffusione di servizi wireless a banda ultra-larga e benefici attesi per gli utenti finali”.
Nel valutare queste operazioni di riassetto del mercato, “l’Autorità si è mossa e intende muoversi, anche per il futuro, nel solco di quanto previsto dal Codice europeo delle comunicazioni del 2018 che ha introdotto rilevanti novità per le politiche di regolazione del settore delle telecomunicazioni. Da questo punto di vista, il Codice, nel confermare gli obiettivi di concorrenza, del mercato interno, di efficiente uso dello spettro e degli interessi degli utenti, ha aggiunto ulteriori finalità quali la promozione degli investimenti nelle reti ad altissima capacità e nel 5G, il sostegno all’innovazione, e, cosa molto importante, la prevedibilità degli approcci normativi nel mercato interno. Voglio dire, in altri termini, che una regolazione pro-concorrenziale dovrà necessariamente tener conto anche di nuove priorità strategiche quali l’intensità degli investimenti e l’innovazione tecnologica”.
In questo senso, per Arìa il consolidamento del settore, con fusioni come quella tra Fastweb e Vodafone, e il riassetto della rete di Tim ora in FiberCop, sia un’occasione per rilanciare gli investimenti nel settore e migliorare le condizioni infrastrutturali del Paese. Nel caso di FiberCop, in particolare, vi sarà un operatore ‘“’wholesale only’”’ che fornirà accesso all’infrastruttura a tutti gli operatori retail senza competere direttamente con loro. Questo modello potrà consentire all’operatore unico di concentrarsi effettivamente sugli investimenti necessari allo sviluppo della rete. In tale scenario, Agcom continuerà a svolgere un ruolo centrale nella vigilanza sulla parità di accesso, garantendo che questa infrastruttura sia gestita in modo neutrale e accessibile a tutti gli operatori”.
Fair share, serve una risposta coordinata a livello europeo
C’è, infine, la questione del fair share, un tema “molto rilevante, soprattutto in un momento in cui le Telco affrontano sfide crescenti legate alla sostenibilità economica delle reti e alla pressione esercitata dal traffico generato dalle grandi piattaforme digitali”, ha precisa Arìa. “Tuttavia, ritengo che questa non sia una questione che può essere affrontata efficacemente a livello nazionale, ma richiede, semmai, una risposta coordinata a livello europeo, per almeno tre motivi”.
Il primo, secondo la Commissaria AgCom, è la presenza di un mercato unico digitale: le grandi piattaforme operano su scala continentale (e globale), mentre le Telco sono spesso radicate nei singoli mercati nazionali. “Serve dunque un quadro normativo comune per evitare frammentazioni e distorsioni competitive”.
Il secondo motivo risiede nell’esigenza di trovare un equilibrio tra innovazione e sostenibilità. In questa prospettiva, l’Europa deve garantire che gli investimenti in reti ad altissima capacità (Ftth, 5G, edge) siano sostenibili nel lungo periodo, anche alla luce del crescente traffico generato da servizi Ott come video streaming, gaming e cloud”.
Il terzo motivo, per Agcom molto importante, è il rispetto del principio di proporzionalità di ogni intervento regolatorio, evitando approcci punitivi o ideologici. “La soluzione potrebbe essere quella di promuovere forme di cooperazione negoziata tra Telco e Ott, con il possibile intervento dell’Autorità nazionale di regolazione in caso di controversie. D’altronde, anche il Rapporto Draghi, il Common Union Toolbox for Connectivity e il White Paper 2024 sulle infrastrutture digitali della Commissione Europea convergono su questo punto: è necessario un nuovo equilibrio tra chi genera traffico e chi costruisce e mantiene le reti”.