Asati appoggia Bernabè: “No ad amputazioni della rete”

I piccoli azionisti di Telecom Italia: “L’azienda può giocare un ruolo fondamentale come player internazionale ed essere un punto di forza indispensabile per lo sviluppo del Paese”

Pubblicato il 01 Apr 2010

I piccoli azionisti Telecom di Telecom Italia scendono in campo a
fianco dell'amministratore delegato, Franco Bernabè per
difendere l'integrità dell'azienda contro
"amputazioni" quali la separazione della rete. Asati
annuncia che nel corso della prossima assemblea presenterà una
"propria elaborazione strategica sul futuro e sullo sviluppo
del Gruppo" e invita i vertici e gli altri azionisti ad un
confronto.

L'Asati – si legge in una nota firmata dal suo Presidente,
Franco Lombardi – "prendendo spunto da commenti giornalistici
pubblicati da La Repubblica e dalla
risposta
– che si condivide – fornita dall'amministratore
delegato, Bernabè, ancora una volta stigmatizza il ruolo negativo
di quei 'suggeritori occulti' favorevoli prima alla fusione
con Telefonica e ancora oggi insistenti sull'opportunità dello
scorporo della rete proprietaria e ancora su chi sostiene che ormai
Telecom Italia non è più un'Azienda internazionale, quando
invece la realtà è che Telecom Italia ancora per le sue capacità
di eccellenza nelle tecnologie e nella preparazione delle risorse
umane può giocare un ruolo fondamentale come player internazionale
e un punto di forza indispensabile per lo sviluppo del
Paese".

La Asati ribadisce dunque "la necessità, da parte degli
Organi Amministrativi, di una precisa presa di posizione e
chiarimento, sugli scandali che hanno investito il Gruppo nel
periodo 2001-2007, con emersione anche nel 2010 (vicenda Sparkle),
non attribuibili certo ai Vertici attuali, e di intraprendere
incisive azioni per recuperare le ingenti risorse economiche
sopportate dai bilanci sociali a fronte di sanzioni amministrative,
multe, costi indeducibili, risarcimenti già concessi e potenziali,
ancora non emersi nella loro interezza comunque causati dalle
condotte di coloro che, per rilevanti compiti istituzionali, hanno
omesso i controlli di legge per come appare emergere nei vari
procedimenti penali in corso a Milano e Roma"

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