Asati: “Via Telefonica. Soluzione italiana al caso TI”

In una lettera aperta al governo l’associazione dei piccoli azionisti presieduta da Franco Lombardi sottolinea che la posizione di Telefonica rischia di relegare la società guidata da Bernabè al ruolo di operatore regionale

Pubblicato il 30 Set 2009

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Interviene anche l’Asati sulla questione dell’assetto azionario
di Telecom Italia e sulla “scomoda” presenza degli spagnoli di
Telefonica. Il verdetto è inequivocabile. “Se il patto tra i
soci Telco verrà rinnovato con Telefonica, l’Italia perderà
un’altra occasione per il rilancio delle tlc di cui nel passato
è stata protagonista a livello mondiale”, scrive
l’associazione dei piccoli azionisti (dipendenti e non)
presieduta da Franco Lombardi in una lettera aperta ai soci e al
governo che rappresenta una presa di posizione netta contro la
presenza degli spagnoli nel capitale Telecom, riporta Il Sole 24
Ore. Telecom “sta pagando un prezzo troppo alto per il suo
mancato sviluppo”, sostiene l’Asati, “ricordando che la
partecipazione in Telecom Argentina sta per essere venduta
‘sottocosto’ perché le autorità locali hanno ritenuto
dominante la posizione di Telefonica, mentre in Brasile la crescita
di Tim è frenata rispetto a quella dei concorrenti”, sottolinea
il quotidiano economico.

Secondo l’Asati, al danno per Telecom è corrisposto un netto
vantaggio per gli spagnoli, perché la presenza in Telecom li ha
aiutati a bloccare le iniziative del principale competitor in
America Latina, Carlos Slim. Inoltre, “Telefonica avrebbe
impedito lo scorporo della rete Telecom e ostacolato ipotesi di
aumento di capitale, senza portare in dote all’alleanza il
contributo di significative sinergie industriali”. Risultato?
Secondo l’associazione dei piccoli azionisti, Telecom rischia di
essere relegata al ruolo di “operatore regionale”, mentre in
Europa il processo di consolidamento favorirà spagnoli, francesi e
tedeschi. Di qui l’appello: non rinnovare il patto con Telefonica
e trovare invece una “soluzione nazionale per Telecom, che
rischia altrimenti di ‘galleggiare’ senza prospettive se non
quelle di ulteriore riduzione di personale e di investimenti”.

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