NUOVE RETI

Banda ultralarga, Giacomelli: “Entro fine anno ok dell’Europa al piano”

L’annuncio del sottosegretario alle Comunicazioni: “Il disco verde arriverà per i fondi pubblici da convogliare nei cluster C e D, aree non interessanti per gli operatori. Per le altre aree servirà più tempo”

Pubblicato il 27 Ott 2015

F.Me

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Nessuna preoccupazione del governo sulla realizzazione della rete in fibra ottica: lo stesso esecutivo proprio per evitare che l’Italia diventi “un paese a due velocità” si prepara a mettere in campo un “investimento importante” nelle aree dove gli operatori non costruiscono l’infrastruttura per portare internet superveloce agli abitanti, quelle cosiddette a fallimento di mercato.

E’ il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, interpellato dall’Adnkronos, a mostrarsi ottimista anche dopo i risultati della consultazione pubblica di Infratel, la società del ministero dello Sviluppo economico che ha raccolto le intenzioni degli operatori telefonici di qui al 2018 per la realizzazione della rete in fibra. Dalla consultazione emerge che più di un terzo delle unità immobiliari, il 36,3%, non potrà usufruire di un collegamento a banda ultralarga nel 2018 senza un intervento dello Stato. Che comunque sta per ricevere il via libera da Bruxelles.

Sul piano presentato dal governo alla Ue per la banda ultralarga infatti il disco verde è atteso “entro l’anno”, almeno per quanto riguarda i fondi pubblici che saranno convogliati nei cluster C e D, cioè le aree giudicate non interessanti degli operatori. Mentre per le restanti aree dove comunque l’esecutivo punta a intervenire, “occorrerà più tempo”, spiega Giacomelli.

Sui dati emersi dalla consultazione di Infratel “devo registrare – osserva il sottosegretario – che c’è un aumento degli investimenti rispetto all’anno scorso, una crescita del ruolo degli operatori privati che mi pare in sintonia con i propositi del governo. Rimane un dato: non diminuiscono in modo significativo le aree a fallimento di mercato”. Tuttavia questo “era uno dei punti che conoscevamo e per cui abbiamo insistito al Cipe perché i fondi pubblici andassero in queste aree”. Quindi per Giacomelli “se gli operatori fanno il loro mestiere andando ad investire nelle aree in cui ritengono che sia profittevole, se il governo fa un investimento importante ed evita che ci sia un paese a due velocità, il meccanismo funziona”.

Quindi “non c’è nessuna preoccupazione”, precisa il sottosegretario che spiega come “i fondi stanziati dal Cipe ci sono già” e “entro l’anno contiamo di avere il via libera dell’Europa al piano del governo, almeno per le aree a fallimento di mercato”. Mentre per gli interventi che il governo si prefigge di adottare nelle altre aree (A e B cioè a mercato) dove si prevedono si’ investimenti privati, ma non adeguati a raggiungere gli obiettivi europei, “occorrerà più tempo”, spiega Giacomelli.

Secondo i dati sulla consultazione pubblica avviata da Infratel per raccogliere gli impegni degli operatori privati per il collegamento in fibra ottica del territorio, più di un terzo delle unità immobiliare, il 36,3%, non potrà usufruire di un collegamento a banda ultralarga di qui al 2018 senza un intervento dello Stato. Mentre solo il 21,42% del totale sarebbe collegato in modalità Fttb/Ftth/Fttdp (il primo è il collegamento della fibra al palazzo, il secondo alla casa, il terzo a un punto intermedio). Da segnalare che gli obiettivi del Piano nazionale banda ultralarga prevedono che il 100 per cento del territorio sia collegato a 30 Mbps e l’85 per cento del territorio a 100 Mbps entro il 2020.

Giacomelli ha commentato anche lo sbarco di Netflix in Italia. ”Netflix è una bella realtà. Non ho mai condiviso questa attesa come se fosse l’Apocalisse ma certamente è un cambiamento, è un’opportunità in più – ha detto – Chiunque scommette sul nostro paese è benvenuto, chiunque scommette in termini innovativi è benvenuto. Noi non dobbiamo avere paura del futuro, non possiamo vivere chiusi in un recinto, dobbiamo avere il coraggio di accettare la sfida del cambiamento”.

”Netflix peraltro è un po’ un paradigma – ha aggiunto Giacomelli – non è la frontiera ultima dell’innovazione nella fruizione del prodotto. Solo fino a pochi anni fa parlavamo di un solo device per vedere i prodotti, lo sport, il cinema. Penso che la prossima gara per i diritti sportivi avrà al centro gli smartphone perché ormai la fruizione dei prodotti su device diversi apre nuove opportunità. A Netflix abbiamo detto che noi non vogliamo un trattamento privilegiato in funzione di un rapporto con un paese, vogliamo al contrario che il sistema Italia sia partner nell’innovazione e nel cambiamento”.

Il sottosegretario ha ricordato che “abbiamo bisogno di liberare la forza dell’industria creativa italiana, quella cinematografica, quella delle fiction, delle serie per il web, straordinaria nuova frontiera, perché solo giocando sul campo largo saremo protagonisti”. “Altrimenti – ha concluso – saremo chiusi in una piccola riserva aspettando che il futuro ci travolga”.

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