IL PIANO DEL GOVERNO

Banda ultralarga, il tesoretto Spc vale 1,5 miliardi

Il piano a cui sta lavorando il governo utilizzerebbe anche le risorse derivanti dai risparmi del bando per il Sistema pubblico di connettività. Ma la società del Mef allerta: “Gara ancora in corso, evitare turbative”

Pubblicato il 06 Ott 2014

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“La gara Spc è ancora in corso, evitare turbative”. Consip commenta ufficialmente le notizie secondo cui una parte del piano banda larga potrebbe essere finanziato anche tramite i risparmi della gara Consip. In una nota la spa del Mef raccomanda la ”doverosa cautela nella diffusione di informazioni, specie se non sono verificate, sui risultati della gara stessa, onde evitare indebite turbative della procedura e dei mercati, visto che diversi tra gli operatori partecipanti alla gara stessa sono società quotate in Borsa”. Secondo stime i risparmi derivanti dalla gara ammonterebbero a circa un miliardo e mezzo.

Secondo le notizie di stampa il governo punta a un piano di investimenti pubblici da 5 miliardi di euro, ma si potrebbe arrivare fino a 7, con l’obiettivo di fornire a 7 milioni di edifici, in pratica il 50% delle famiglie italiane, una connessione a banda ultralarga con una velocità pari o superiore a 100 Mega. Cinque le mosse strategiche del progetto Renzi: il catasto “del sotto e sopra suolo”, la “defiscalizzazione degli investimenti”, il “piano strategico per la banda ultralarga”, lo “spettro elettromagnetico” e, questa è la principale novità, il “sostegno alla domanda”. Il provvedimento dovrebbe essere pronto per il 15 ottobre.

Il piano è diviso in due fasi temporali. Nella prima l’obiettivo è garantire una connessione ad almeno 30 Mbps di velocità a tutti gli italiani e a 100 Mbps agli edifici strategici della PA.

La Pubblica amministrazione, insomma, deve essere la prima a modernizzarsi. Le somme necessarie a finanziare questa prima fase del piano, sono stimate dal governo in 1,9 miliardi. L’ipotesi è che questo intervento sia completamente realizzato attraverso finanziamenti pubblici. Le risorse, verrebbero quasi integralmente dall’utilizzo dei fondi strutturali europei. Circa 1,3 miliardi da quelli destinati alle Regioni Convergenza, ossia Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, per collegare tutta la popolazione a 30 Mega, tutti gli uffici della PA e il 25% della popolazione a 100 Mega.

Altri 64 milioni sarebbero attinti dai fondi per le Regioni Transizione, ossia quelle con Pil pro capite compreso tra il 75% ed il 90% della media Ue. In queste regioni verrebbe collegato a 30 Mega il 50% della popolazione imprese escluse. Infine altri 300 milioni circa dalle Regioni comprese nell’obiettivo “Competitività”, che permetterebbe di raggiungere mediamente il 50% dell’intera popolazione con la connessione a banda larga.

La seconda fase del piano del governo, invece, prevede di portare la velocità a 100 Mega per il 60% della popolazione cablando 7 milioni circa di edifici. Il costo di questa seconda parte del programma sarebbe di 2,8 miliardi di euro. Gli edifici presenti sul territorio italiano sono in tutto 14 milioni. I piani degli operatori di telecomunicazioni prevedono al momento la copertura a 100 Mega di circa 1,4 milioni di stabili, il 10 per cento del totale. Dei restanti 12,6 milioni, il piano del governo ne coprirebbe il 60%, 7 milioni appunto. Il costo medio per ogni lineaedificio, è stimato nel piano in 400 euro. Da qui la stima dei 2,8 miliardi.

Soldi ai quali il governo avrebbe intenzione di aggiungere un altro miliardo di euro come “sostegno alla domanda”. Il governo darebbe un incentivo di 100 euro (il 50% circa del costo totale) per portare la fibra fin dentro gli appartamenti dei cittadini.Il costo complessivo di questa seconda parte del piano, dunque, è di circa 3,8 miliardi di euro.

Si punta ad utilizzare i soldi del Fondo di sviluppo e coesione. Il Fondo stanzia 5 miliardi per le infrastrutture di telecomunicazione, ma solo a valere dal 2017. Dal 2015, tuttavia, la Banca europea degli investimenti anticiperà il 30 per cento di tale investimento, circa 1,5 miliardi di euro. Un altro miliardo e mezzo di euro, poi, arriverebbe dai risparmi ottenuti dallo Stato con la gara sul Sistema pubblico di connettività, un bando da 2,5 miliardi. Altri 230 milioni arriverebbero invece, dal Pon competitività (fondi strutturali gestiti dalle amministrazioni centrali), che verrebbero concentrati soprattutto sulla copertura a banda ultralarga delle imprese in base alle diverse disponibilità e alle esigenze regionali. Il piano del governo, per la prima volta, non fa nessun cenno alla rete Telecom, ma si baserebbe su bandi di gara aperti a tutti gli operatori.

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