AFFAIRE TELEFONICA

Bernabè: “La governance di Telecom è come il porcellum”

Il presidente esecutivo: “Tutti la vogliono cambiare, ma a tutti conviene che rimanga così”. E sulla tutela degli azionisti di minoranza dice: “Richiede un cambiamento di stauto e serve l’appoggio di Telco”

Pubblicato il 26 Set 2013

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“La tutela degli azionisti di minoranza Telecom richiede cambiamenti di statuto, ovvero che i voti in consiglio siano proporzionali ai voti in assemblea”. Ma per cambiare la corporate governance è necessario l’appoggio di Telco, che in assemblea ha una sorta di potere di blocco di fatto. Si crea così uno stallo “un po’ come per la legge elettorale italiana (il cosiddetto Porcellum, ndr) dove tutti vogliono cambiarla ma sta bene a tutti quanti perché consente di nominare i rappresentanti del popolo con i listini bloccati”.

Così Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom Italia, dopo il passaggio del controllo di Telco a Telefonica, torna a parlare da Trento di una questione a lui cara: la modifica della corporate governance del gruppo tlc per migliorare la tutela dei piccoli azionisti.

Per Telecom ci vorrebbe un cambio nello statuto “cosi’ come è stato fatto per tutte le società che sono state privatizzate e che hanno un interesse nazionale”, spiega Bernabè, che nel corso della scorsa assemblea dei soci aveva già annunciato l’avvio di un percorso in tal senso. “Ho detto ieri in Commissione al Senato che la differenza tra il modo in cui è stata privatizzata Telecom e quello in cui è stata privatizzata Telefonica sta proprio nella corporate governance che il governo spagnolo ha deciso di adottare per Telefonica.

Telefonica ha uno statuto che prevede dei limiti al diritto di voto e prevede una rappresentanza dei consiglieri in cda che sia in qualche modo correlata al peso in assemblea. Nel caso di Telecom anche se l’azionista di maggior peso avesse solo il 10% potrebbe nominare l’80% dei consiglieri, non solo Telco che ha il 22,4%”, considerando che dalla lista di maggioranza vengono infatti scelti i 4/5 dei consiglieri”, sottolinea il numero uno di Telecom a margine del convegno “Italia Connessa, Trentino e Innovazione, perché il digitale non resti solo in agenda”. Il tema della corporate governance, in generale, rappresenta “un quadro di regole che nessuno è in grado di cambiare perché c’è un potere di blocco (di fatto, ndr) rappresentato dall’attuale azionista di maggioranza relativa”. Per Bernabè la situazione non puòcambiare “a meno che Telco non decida di fare un cambiamento che però andrebbe contro i suoi interessi e quindi difficilmente Telco farà un cambiamento di questo genere”. Un modifica dello statuto per avere possibilità di successo in assemblea “dovrebbe necessariamente avere il consenso di Telco”.

Il preseidente attacca poi l’Europa definita “miope” e vittima di “lacci e lacciuoli”.”Bruxelles ha bloccato per due anni un progetto sperimentale (rete tutta in fibra, ndr) per verificare se si configuravano aiuti di Stato mentre in questi due anni avremmo potuto avere grandi progressi – ha detto il manager – ‘In Trentino l’agenda digitale ha fatto piu’ progressi di ogni altra regione in Italia e in Europa. E’ la prima con una copertura integrale di 20 Mbit al secondo, abbiamo realizzato un progetto importante di sostituzione della vecchia rete in rame in fibra. A Bruxelles non hanno ancora capito l’importanza delle tlc” e l’Europa accumula cosi’ ritardi sull’Asia e sugli Stati Uniti. ”E’ la ragione per cui l’Europa è in declino, dovrebbero darsi da fare per creare le condizioni per far investire le societa’ che vogliono investire come quelle delle tlc” ha concluso Bernabè.

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