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Bernabè: “Scorporo rete in mano al regolatore”

Il presidente esecutivo di Telecom Italia in audizione al Senato: “Verificare con l’analisi di mercato se la separazione comporta una decadenza dei vincoli di regolazione dei mercati dell’accesso”. E sul possibile intervento di Cdp dice: “Se lo riterrà, prenderà le sue decisioni di investimento alle condizioni di qualsiasi altro investitore privato”

Pubblicato il 03 Lug 2013

F.Me.

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Lo scorporo della rete di Telecom Italia è un tema in mano al regolatore. Lo ha detto il presidente Franco Bernabè, nel corso di un’audizione alla commissione Lavori Pubblici del Senato. “Il tema è oggi totalmente nelle mani del regolatore – ha spiegato Bernabè – L’obiettivo è realizzare questo progetto che è di grandissimo interesse, per Telecom e per il paese. Anche per il nostro regolatore è un’occasione storica”.

Secondo il presidente di Telecom, le decisioni del regolatore saranno prese “in funzione dell’obiettivo di realizzare questo progetto, che è di grandissima prospettiva, rivoluzionario e di grandissimo interesse”. Bernabè ha aggiunto: “Tutti dobbiamo essere allineati. Perché se noi spingiamo per una decisione volontaria di proporre la separazione è chiaro che, ai sensi dell’articolo 50ter della revisione della direttiva accesso, il regolatore deve sottoporre a una nuova analisi di mercato la decisione di Telecom di separare volontariamente la rete e le cosiderazioni conseguenti sugli assetti che ne risultano”.

Secondo Bernabè, “va verificato, con l’analisi di mercato, se questa separazione comporta una decadenza dei vincoli di regolazione dei mercati dell’accesso, che diventa totalmente competitivo perché tutti operano sulla stessa base, sia gli operatori di telecomunicazioni, sia quelli televisivi che volessero usare questa piattaforma per i contenuti. Siamo in attesa di vedere che cosa deciderà il regolatore per quanto riguarda tutta la revisione, contestuale, della materia. Cioè revisione della nostra posizione per quanto riguarda la rete e revisione dei vincoli che ci sono per quello che riguarda la regolamentazione dei mercati dell’accesso”.

Bernabè ha inoltre sottolineato la necessità di “un set di regole adeguate e di una redditività adeguata e le chiediamo nell’ambito di un quadro europeo”. “Quando abbiamo deciso si fare questa operazione, lo abbiamo deciso nell’ambito di considerazioni che venivano dall’Europa incoraggianti. Se questo progetto non decolla – ha aggiunto- faremo né più né meno di quello che stiamo facendo oggi”. “Se i prezzi continuano a scendere del 30% l’anno – ha sottolineato il manager – le telecomunicazioni non reggono: deve essere percepita l’importanza e l’urgenza della garanzia sulla stabilità delle regole”.

Quanto al possibile intervento della Cassa depositi e prestiti, Bernabè si è limitato a dire che “Cdp prenderà, se lo riterrà, le sue decisioni di investimento alle condizioni di qualsiasi altro investitore privato”. “Lo Stato – ha proseguito – soldi da investire nelle Tlc non ne ha, gli unici soldi possono venire da capitali privati che hanno bisogno di condizioni di redditività adeguate e di stabilità regolatoria”. “Noi la decisione definitiva l’abbiamo presa, ma sulla base di un piano europeo – happoi rimarcato a margine dell’audizione – di un’analisi di mercato da parte del regolatore Agcom e di un nuovo assetto competitivo: se il percorso si interrompe o va in una direzione diversa faremo le nostre riflessioni”.

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