Business mobile in Europa. Il boom dei dati non basta

Wireless Intelligence: l’aumento dei servizi trainati da smartphone e tablet non riesce a compensare il declino delle entrate dei carrier sui servizi voce. Il pareggio solo fra cinque anni

Pubblicato il 11 Mar 2011

Il boom dei dati mobili non riesce ancora a fermare il declino
dell’Arpu per i carrier europei: al ritmo attuale, i ricavi voce
degli operatori mobili del nostro continente continueranno a
superare quelli dei servizi non-voce per altri cinque anni,
impedendo all'Arpu complessivo di crescere, secondo Wireless
Intelligence.

Il ricavo medio per utente per i carrier attivi nell'Europa dei
27 si è ridotto del 20% negli ultimi tre anni, secondo le nuove
statistiche della società di ricerca. Il mobile Arpu si attesta su
una media di 20 euro nel 2010, in calo rispetto ai 25 euro del 2007
“principalmente a causa della continua discesa dei prezzi al
minuto delle chiamate vocali, passate da 0,16 a 0,14 euro",
spiega Wireless Intellligence. "La crescita dei ricavi dei
servizi non-voce ha contribuito a stabilizzare l’Arpu complessivo
ma non compensa ancora pienamente la flessione delle entrate
voce", aggiungono gli analisti.

I ricavi dai servizi dati mobili, infatti, contribuiscono in media
per meno del 15% all’Arpu mensile totale. Il revenue non-voce
compresa la messaggistica si colloca su una media di 6 euro e il
contributo dei dati è raddoppiato negli ultimi tre anni a poco
meno della metà di tale somma.

"Nella maggior parte dei mercati europei maturi, i grandi
operatori guadagnano in media dai servizi non-voce circa un terzo
del revenue dei ricavi totali dai servizi”, nota Joss Gillet,
senior analyst di Wireless Intelligence. Le entrate non-voce di
Vodafone, per esempio, sui suoi quattro principali mercati europei
(Germania, Italia, Spagna e Regno Unito) rappresentano circa il 33%
del fatturato totale dei servizi. Per Orange in Francia le entrate
non-voce sono il 31% del totale dei servizi e per T-Mobile in
Germania il 29%.

La situazione è ben diversa altrove, nota Wireless Intelligence:
la giapponese Softbank ha reso noto che le entrate non-voce hanno
superato la voce lo scorso anno, quando hanno rappresentato il 54%
del totale, e Ntt DoCoMo è vicina al pareggio (il 49% delle
entrate dei servizi sono dai servizi non-voce). Kddi a sua volta è
al 45%.

Quanto ci vorrà per gli operatori europei per raggiungere
risultati analoghi a quelli delle grandi telco giapponesi? "Al
ritmo attuale, i carrier europei potranno generare metà del
revenue servizi dai servizi non-voce in cinque anni", prevede
Gillet. Nel frattempo, il quadro complessivo continuerà a
presentare diverse sfide ai carrier, nota l'analista: "I
ricavi dei servizi voce continueranno a diminuire gradualmente, i
mercati diventeranno più saturi (il che limita ulteriormente le
prospettive di crescita) e saranno richiesti forti investimenti per
migliorare la qualità della rete e soddisfare la crescita della
domanda".

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