LA CRISI

Call center, Azzola: “Non basta la solidarietà, servono azioni concrete”

Il segretario nazionale Slc Cgil a Renzi: “Rivedere le norme sui cambi di appalto, non conformi alla direttiva Ue”. Intanto domani al Mise è previsto il secondo “round” della vertenza Accenture: a rischio 262 lavoratori della sede di Palermo

Pubblicato il 15 Set 2014

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“Se Renzi decidesse veramente di occuparsi della crisi occupazionale che sta investendo i Call Center, sarebbe sufficiente che il Governo recepisse la Direttiva Europea n° 23 del 2001, estendendo le tutele previste dall’articolo 2112 del codice civile anche ai cambi di appalto”. Lo sottolinea Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil.

“Nella vertenza che vede contrapposte British Telecom e Accenture, l’assenza di una normativa puntuale sta determinando un’aberrazione dei comportamenti. Siamo al punto per cui il fornitore del servizio dovrebbe pagare il cliente per rendergli il ramo d’azienda acquisito anni prima – spiega il sindacalista – Non ci è mai successo in tanti anni di trovarci di fronte a una vertenza di questo tipo- prosegue il sindacalista. Per dare garanzie occupazionali ai 262 lavoratori di Palermo, Accenture dovrebbe pagare British Telecom che solo in questo caso si riprenderebbe il suo ex ramo aziendale, minacciando come alternativa l’assunzione di nuovo personale nonostante in azienda sia presente un accordo per la solidarietà che riduce l’orario di lavoro anche degli addetti di questa attività”.

Secondo Azzola “la crisi dei call center che sta attraversando l’Italia non ha eguali in nessun altro Paese europeo, dove le aziende si trovano a fare i conti unicamente con la crisi”. In Italia no: il fenomeno dipende quasi esclusivamente da un vuoto normativo che permette di cambiare il fornitore dei servizi, che a tal punto licenzia tutto il personale occupato su quella attività, solamente per abbassare i costi dell’appalto. “Una competizione – sottolinea – che oltre ad ammazzare la professionalità e la qualità del servizio prestato, apre inevitabilmente la strada alle delocalizzazioni verso Paesi a minor costo della manodopera”.

“Il Governo presieduto da Renzi sa benissimo – afferma Azzola – vista la lunga trattativa condotta dal vice ministro Claudio De Vincenti, che sarebbe sufficiente prevedere le clausole sociali, nei caso di cambi da appalto, che tutelino l’occupazione esistente, esattamente come disciplinato dagli altri Paesi Europei in rispetto alla Direttiva Europea sulla tutela dell’occupazione.”

“La paura del cambiamento e le resistenze sollevate dalla parte più retriva del mondo delle imprese ha impedito sino ad ora una scelta definitiva da parte del Governo. Speriamo solo di non continuare a ricevere pacche sulle spalle ed assistere invece ad un atto semplice in grado di cambiare in meglio il mercato dei call center. Nel caso opposto Renzi dovrebbe spiegare perché le tutele esistenti negli altri Paesi europei non possono essere applicate anche in Italia e perché la vita dei tanti lavoratori e lavoratrici dei call center siano sacrificabili in nome di un mercato completamente privo di regole e in cui la responsabilità sociale restano termini buoni solo peri i convegni pubblici.”

“E’ evidente – conclude Azzola – che se nell’incontro di domani non ci sarà un impegno preciso del Governo ad intervenire su questo stato di cose e la vertenza Accenture / British Telecom resterà senza soluzione, sarà necessario produrre una nuova mobilitazione del settore per chiedere il rispetto delle regole europee”.

Lo scorso venerdì si è tenuto al Mise il tavolo sulla vertenza del call center Accenture di Palermo. “Nonostante la mediazione del Governo e la disponibilità delle istituzioni l”, fanno sapere Slc Fistel e Uilcom.

Giorgo Serao della segreteria nazionale Fistel chiede che alla convocazione del 16 settembre sia presente anche il ministro dello Sviluppo Economico “per indurre i vertici delle due ziende a trovare soluzioni, in quanto entrambe sono fornitori di servizi alle Pa e per responsabilità di ordine pubblico potrebbero essere non graditi per il futuro nel rapporto con la PA”.
“Le lettere di licenziamento sono più vicine dopo l’incontro di ieri – aggiunge ancora Serao – e bisogna prepararsi alla massima mobilitazione per difendere l’impianto di Palermo con tutte le forme possibili di lotta democratica”.

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