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Caso Europa 7, Fli e Idv all’attacco: “Paghino gli ex ministri Tlc”

Interrogazione del finiano Lo Presti: “Chi pagherà i 10 milioni di euro di multa?”. Il dipietrista Rinaldi: “Scontiamo le politiche berlusconiane e l’incapacità di governare del centrosinistra”

Pubblicato il 08 Giu 2012

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Montano le polemiche politiche dopo la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul caso Europa 7. La Corte di Strasburgo ha condannato il governo italiano ad un maxi risarcimento di 10 milioni di euro per la sottrazione delle frequenze a Europa 7, l’emittente “espropriata” che nel 1999 si era aggiudicata dopo regolare concorso pubblico lo spazio frequenziale mai assegnato. Fli e Idv attaccano a mani basse. Il finiano Nino Lo Presti, in un’interrogazione al presidente del Consiglio depositata alla Camera, chiama in causa la responsabilità individuali dei dirigenti dello Stato “titolari dei dicasteri competenti, in primo luogo i ministri delle Comunicazioni degli ultimi 12 anni oltre ai presidenti del Consiglio pro tempore succedutisi”.

Per Niccolò Rinaldi, capodelegazione dell’Idv al Parlamento europeo, i contribuenti italiani dovranno pagare una multa salata “alle poltiche di Berlusconi ma anche all’incapacità del centrosinistra che quando era al governo non riuscì a chiudere la vertenza dando giustizia a Europa 7”.

Per il finiano Lo Presti “il ritardo con il quale Europa 7 ha avuto assegnate le frequenze è certamente da attribuirsi a responsabilità individuali in capo a dirigenti dello Stato e titolari dei vari dicasteri competenti e in primo luogo ai ministri delle Comunicazioni degli ultimi dodici anni oltre ai presidenti del Consiglio pro tempore succedutisi”.

Dal canto suo il dipietrista Rinaldi “I contribuenti italiani dovranno pagare dieci milioni di multa per la vergognosa inadempienza nei confronti di Europa 7. Un’ammenda meritata che svela una volta di più il prezzo che l’Italia deve pagare alle politiche di Berlusconi, ma anche all’incapacità del centrosinistra che quando era al governo non volle o non riuscì a chiudere la vertenza dando giustizia a Europa 7”. Lo dice il capodelegazione Idv al Parlamento europeo, Niccoló Rinaldi, a proposito della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo su Europa 7.

Ieri la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per non avere concesso per 10 anni le frequenze all’emittente televisiva Europa 7 di Francescantonio Di Stefano. La Corte ha riconosciuto all’imprenditore 10 milioni di euro per danni materiali e morali contro una richiesta di due miliardi di euro. Si chiude così un contenzioso durato 10 anni: “Violazione del diritto alla libertà di espressione”, si legge nella sentenza.

Tuttavia la Corte ha deciso di non prendere in esame l’accusa rivolta da Di Stefano nei confronti di Mediaset. Nel ricorso Di Stefano sosteneva che sia le leggi varate dal governo per far slittare la data in cui Mediaset e Rai avrebbero dovuto cedere le loro frequenze, sia le decisioni del Consiglio di Stato in merito alla questione dell’allocazione delle frequenze e del risarcimento di un milione di euro a Europa 7, erano frutto di una volontà di favorire le reti di Silvio Berlusconi. Una tesi respinta dalla Corte di Strasburgo.

Con la sentenza emessa oggi i giudici europei hanno infatti deciso di non procedere all’esame delle ipotesi di discriminazione subita da Europa 7 in rapporto a Mediaset e di conflitto di interessi rispetto alle leggi varate negli anni per l’allocazione delle frequenze. Inoltre la Corte ha stabilito che la procedura svoltasi davanti al Consiglio di Stato e le decisioni prese in quella sede sono state frutto di un processo equo, cosi’ come prescritto dall’articolo 6 della convenzione europea dei diritti umani.

“La Corte di Strasburgo ha finalmente messo il punto fine ad una pessima vicenda, che costituisce il sintomo del dramma italiano dei media: dalla concentrazione delle frequenze private nelle mani di Mediaset, al conflitto di interessi, agli errori più gravi della legge Gasparri ma anche alle incertezze del centrosinistra” commenta Vincenzo Vita (Pd), vicepresidente della commissione Cultura del Senato. Secondo Antonio Di Pietro leader dell’Idv “la condanna è solo la conferma dei danni prodotti da Berlusconi e dal suo governo”.

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