In un mondo in cui le connessioni mobili aumentano a ritmi esponenziali, ottimizzare le reti è imperativo per gli operatori mobili per contenere gli investimenti sfruttando le infrastrutture esistenti e portare innovazione ai clienti con nuovi servizi che creano remunerazione e valore. Lo studio Vni di Cisco evidenzia gli elementi dietro a questo boom: non solo utenti ma device connessi e, su tutto, le applicazioni video che fanno esplodere il traffico.
La crescita prevista in cinque anni è del 66%: nel 2017 saranno scambiati 13 volte più dati mobili che nel 2012. L’M2M rappresenterà il 5,1% del traffico, ma “è destinato ad assumere un ruolo sempre maggiore con l’affermarsi della Internet of Everything”, nota Carlo Carisio, Director SP Mobility, Cisco Emear. “Cisco prevede 2 miliardi di dispositivi collegati nel 2017”.
Sarà l’Lte a rivestire un ruolo chiave nel trainare la crescita del traffico mobile. Nel 2017 si stima che il 10% delle connessioni sarà 4G, ma genererà il 45% del traffico totale. “Il trend è già in atto negli Usa dove At&t e Verizon hanno investito molto nell’Lte e sta iniziando a prendere piede anche in Europa”, assicura Carisio. “Gli operatori mobili ricorreranno sempre più al wi-fi offload per fronteggiare la crescita del traffico, fornendo accesso in luoghi circoscritti e ad alta densità come centri commerciali, aeroporti o stadi, dove occorre non solo copertura ma capacità”.
L’avvento del mobile sta dunque cambiando per sempre lo stile di vita delle persone e contemporaneamente i modelli di business dei provider. “Pensiamo al Byod: l’utente possiede spesso molteplici dispositivi da cui usufruisce di contenuti e di applicazioni – nota Carisio – ma la fruizione su più device di voce, testo e servizi a valore aggiunto non è più sotto il controllo e la monetizzazione dell’operatore mobile: gli app store hanno creato la application freedom”. L’utente, cioè, sceglie da solo le applicazioni che vuole negli appositi negozi, esigendo però che il suo service provider gli fornisca una buona esperienza d’uso. La sfida per le telco è evidente: preservare la qualità anche oggi che a connettersi sono sia persone sia cose, che l’accesso è eterogeneo (2G, 3G, 4G, wifi), i servizi diventano esperienze e il tipo di utilizzo non è prevedibile. La risposta? “L’architettura di rete deve diventare elastica – dice Carisio – sia sul lato ‘core’ (infrastruttura) sia sul lato accesso radio, grazie a strumenti automatici che la riconfigurano”.
Cisco lavora con gli operatori mobili proprio per indirizzare e risolvere queste sfide. “Vogliamo mettere gli Sp in grado di creare nuovi servizi e una differenziazione sulle reti per aumentare la loro monetizzazione, facendo salire l’Arpu per utente”, afferma Carisio. Le telco possono, grazie alle reti intelligenti, segmentare gli utenti per tipo di abbonamento, analizzare il tipo di traffico e comportamento e spostare i carichi grazie agli strumenti software sulla rete.
L’innovazione Cisco si è mossa su questo fronte anche tramite acquisizioni mirate. Sul lato accesso radio, Cisco lavora tradizionalmente sul wi-fi ma con l’acquisizione di Ubiquisys, specializzata nelle small cell, è entrata anche nelle tecnologie radio di rete cellulare. Nello stesso ambito ha comprato Intucell, la cui tecnologia Son (Self Organizing Networks) permette di organizzare le reti su macro o micro celle o wi-fi elasticamente; nel trasporto mobile backhaul l’acquisizione di Cariden permette a Cisco di ottimizzare le reti di trasporto a livello router, mentre con Broadhop ha comprato un software che agisce a livello di policy Pcrf di nuova generazione, dando istruzioni agli elementi di rete. “Fondamentale è anche la virtualizzazione, che permette di configurare rapidamente elementi e capacità aggiuntivi, e quindi nuove funzionalità di rete”, osserva Carisio. Un altro tassello che si aggiunge alla strategia di ottimizzazione delle reti fondamentale per Sp e telco per continuare a trarre valore dai loro asset.