Colao: ormai siamo fuori dal tunnel, ma l’Italia non rimandi le riforme

“Ora occorre attendere gli impatti della disoccupazione in Europa e i consumi natalizi negli Usa”

Pubblicato il 14 Set 2009

La crisi ha colpito anche gli operatori tlc e un colosso come
Vodafone, ma Vittorio Colao ne è convinto: il peggio è passato.
Intervistato da Francesco Spini sulla Stampa, il numero uno di
Vodafone chiarisce: “Per mia natura sono sempre portato a
elaborare un ‘piano B’, ma mai a pensare che un disastro sia
irreparabile”. Disastro che si è profilato all’orizzonte
proprio quando l’Ad ha preso il timone mondiale del gigante
delle telecomunicazioni e la crisi stava per esplodere in tutta
la sua violenza, a fine luglio di un anno fa. E oggi? “La
situazione non sta più peggiorando”, risponde il manager
bresciano a Spini. Ma occorre attendere “gli impatti della
disoccupazione in Europa e i consumi natalizi in America rispetto
al livello dei debiti delle famiglie”.

La crisi ha messo in discussione un sistema? “In medio stat
virtus”, risponde Colao. “Trovavo irritante l’arroganza del
capitalismo senza regole, irrispettoso della socialità. E trovo
estreme le prese di posizione, ora di moda, secondo cui il
capitalismo di mercato è finito e nulla sarà più come
prima”. Insomma: “Il capitalismo ha bisogno di regole. Ma non
c’è meccanismo migliore del mercato per un’allocazione
efficiente delle risorse, nulla batte il capitalismo per
migliorare il tenore di vita delle persone”. Spini chiede a
Colao che impatto ha avuto la crisi su Vodafone e il settore
delle tlc: “Più moderato che altrove”, risponde l’Ad.
“Siamo strutturalmente abituati ad affrontare pressioni sui
ricavi, con prezzi che scendono del 5-10-15% a seconda dei
mercati (…) Restiamo un settore necessario, anche e soprattutto
nella crisi e che può aiutare l’Europa a fare grandi progressi
dal punto di vista produttivo”.

Certo, il trend è verso la concentrazione nelle mani di pochi
grandi gruppi, ammette Colao: “In anni di crisi, se le Vodafone
del mondo procedono negli investimenti, i piccoli operatori li
devono ridurre. Questo crea inevitabilmente delle distanze. Non a
caso nel settore si parla di alcuni grandi matrimoni”.
L’ultima domanda di Spini è sulle telecomunicazioni del
futuro: “Ci sarà una corsa a tecnologie di trasmissione sempre
più veloci e ubique, a sistemi di riconoscimento e pagamento,
tante nuove Facebook grazie a reti mondiali più omogenee e
aperte”, preannuncia Colao. “Il grande cambiamento dei
prossimi 10 anni nei mercati maturi e 15-20 in quelli emergenti:
un piccolo oggetto portatile con cui faremo tutto, anche leggere
un giornale, che sarà anche un videogiornale e un social network
dell’informazione”.

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