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Dal rame al data center: il Cloud telco ridisegna costi, latenza e governance



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Il Cloud telco segna la convergenza tra reti, data center e intelligenza artificiale. Dalle centrali trasformate in computer all’edge computing, le Telco ripensano l’economia delle infrastrutture tra costi, sovranità e sostenibilità

Pubblicato il 24 nov 2025



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L’evoluzione delle telecomunicazioni entra in una fase cruciale con il modello del Cloud Telco, che segna il passaggio dalla rete fisica alle infrastrutture computazionali distribuite. Le centrali si trasformano in data center, le funzioni di rete migrano nel cloud e la capacità di calcolo diventa la nuova unità di misura dell’efficienza. È un cambiamento profondo, tecnologico ed economico, analizzato da Stefano Pileri (Associazione Amici della Sirti) e Maurizio Decina (Politecnico di Milano) durante l’incontro ospitato a Palazzo Isimbardi per la Milano Digital Week 2025, promosso dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano.

Dalla rete fisica al data center

Come ha spiegato Pileri, «le centrali non scompaiono, ma diventano computer». Oggi l’Italia conta circa 10.000 centrali, ma in prospettiva se ne prevede una riduzione alla metà, sostituite da nodi di calcolo distribuiti. È un cambio architetturale che riflette la crescita esponenziale della domanda di potenza computazionale e l’integrazione sempre più stretta tra rete e data center.

Pileri ha richiamato la necessità di pianificare la duplicazione delle dorsali in fibra ottica, citando il cavo TIBON realizzato venticinque anni fa, oggi insufficiente per sostenere i flussi di dati e calcolo. Ogni fibra ottica può teoricamente trasportare 560 terabyte al secondo, ma ne sfruttiamo solo una frazione — «qualche centinaio di gigabit» — un dato che rivela il potenziale ancora inutilizzato dell’infrastruttura nazionale.

Secondo Decina, questa redistribuzione dei carichi trasforma la rete in una piattaforma di calcolo diffuso, dove i nodi edge assumono un ruolo strategico. «Le centrali diventano data center e il computing si distribuisce», ha affermato, indicando nell’edge computing uno strumento chiave per ridurre la latenza e sostenere i servizi di nuova generazione.

AI e fabbisogno computazionale

Il motore di questa transizione è la crescita dell’intelligenza artificiale. Pileri ha ricordato che il mercato digitale globale ha raggiunto i 5.500 miliardi di dollari nel 2025, con i segmenti dei data center (+17%) e del software (+13%) in forte espansione, mentre la Generative AI cresce a un ritmo del 68% annuo.

Questa dinamica ha effetti diretti sull’infrastruttura: i carichi AI nei data center passeranno dal 50% attuale al 70% entro il 2030, secondo le stime riportate da Decina. La rete di Google, con 50 data center e 3,2 milioni di chilometri di cavi sottomarini, rappresenta oggi il modello di riferimento: un’infrastruttura completamente automatizzata con algoritmi di AI che gestiscono capacità, guasti e ottimizzazione fino al livello 5 di automazione definito dal TM Forum.

L’economia del Cloud telco

Il Cloud telco si configura come il punto d’incontro tra rete e calcolo. Secondo Decina, il mercato del cloud computing vale già 2.200 miliardi di dollari e richiede un CAPEX del 4,2% e un OPEX del 15%, per un’incidenza complessiva intorno al 20% dei ricavi. I Big Tech operano con margini operativi elevatissimi, fino al 70–75% di EBITDA, mentre le Telco tradizionali restano vincolate a costi molto più alti.

Decina ha quantificato il divario: «I Big Tech investono il 4% del fatturato in infrastrutture, le telco oltre il 16–20%, e in Italia l’OPEX supera il 50% per via della rete diffusa sul territorio». La risposta è la migrazione delle operazioni verso modelli cloud: «Mettere in cloud operation, maintenance e gestione utenti significa guadagnare in flessibilità e ridurre i costi».

Ma la transizione non è priva di ostacoli. Le Telco devono gestire la sicurezza, il controllo dei dati, l’interoperabilità multi-vendor e il rischio di vendor lock-in, mentre i ritorni sugli investimenti richiedono tempi lunghi. Pileri ha parlato di una vera e propria “cloud repatriation”: le imprese cercano di riportare in ambienti dedicati i dati più sensibili, per garantire sovranità e privacy.

Cloud pubblico, privato e sovranità del dato

Il tema della sovranità del dato è oggi centrale. Le aziende, ha spiegato Decina, chiedono «spazi dedicati esclusivamente alle proprie elaborazioni, che assicurino controllo e sicurezza». È una tendenza che ridisegna la geografia dei data center, distinguendo tra Telco data center, neutrali e hyperscaler.

Nel 2024, il mercato dei servizi data center e cloud in Italia vale circa 10 miliardi di euro e si stima possa raggiungere i 40 miliardi nel 2030. L’espansione, però, comporta una sfida energetica rilevante: il consumo complessivo crescerà da 0,5 GW nel 2025 a 2 GW nel 2030, pari a circa 10 TWh annui — quasi il 3% del fabbisogno nazionale.

Per contenere l’impatto, l’industria sperimenta nuove soluzioni: rack da 1 MW con raffreddamento a immersione e l’adozione di Small Modular Reactors (SMR) per alimentare i data center di nuova generazione. L’obiettivo è ridurre il Power Usage Effectiveness (PUE) e garantire sostenibilità anche economica.

L’edge computing come nuova frontiera

Tra i modelli più promettenti emerge l’edge computing, che consente di avvicinare il calcolo al luogo in cui si genera il dato. Pileri ha illustrato come le Telco possano offrire reti private estese dal core all’edge, sfruttando infrastrutture pubbliche per servizi locali, nazionali e regionali. «Gli OTT potrebbero usare le facilities edge delle Telco per fornire i propri servizi, come già fanno Cloudflare o Netflix con le reti CDN», ha spiegato.

Questa architettura distribuita crea le condizioni per nuovi modelli Network as a Service (NaaS), in cui le funzioni di rete e le risorse di calcolo diventano consumabili on demand. Decina ha definito questo processo “cloud continuum”: il cloud non è più un luogo, ma una condizione estesa che unisce edge, metro, core e internet.

La sostenibilità del Cloud telco

Oltre ai costi operativi, la vera sfida del Cloud telco è la sostenibilità energetica. L’espansione dei data center e l’aumento dei carichi AI mettono sotto pressione la rete elettrica e richiedono nuovi criteri di progettazione. Per Decina, la soluzione passa attraverso l’ottimizzazione dinamica dei carichi e l’integrazione tra fonti rinnovabili e architetture distribuite.

Sul piano economico, il modello Cloud telco sposta il baricentro dalle infrastrutture fisiche al calcolo orchestrato, ridefinendo i parametri di efficienza: latenza, consumo per workload e densità per rack diventano indicatori più significativi della pura capacità di banda.

Ripensare l’economia delle reti

Il Cloud telco non è solo una trasformazione tecnologica: rappresenta un nuovo equilibrio tra costi, sovranità e sostenibilità. Le Telco, finora ancorate a infrastrutture diffuse e capital intensive, vedono nel cloud un’occasione per ridurre l’OPEX e valorizzare la capillarità delle fibre. Ma la transizione richiede strategie di lungo periodo e politiche industriali che bilancino innovazione e autonomia.Come ha sintetizzato Decina, «la rete non è più solo connettività, ma capacità di calcolo e orchestrazione». È il cuore di una nuova economia digitale dove la competitività non si misura più solo in gigabit, ma nella rapidità con cui una rete può apprendere, adattarsi e rispondere alle esigenze del sistema.

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