Lo scontro sull’emendamento di Forza Italia al Ddl Concorrenza 2025, che apriva all’adeguamento delle bollette delle telco all’inflazione, finisce con il ritiro della proposta, sommersa dalla pioggia di critiche dell’opposizione e delle associazioni in difesa dei consumatori.
Ma ci sono altri emendamenti presentati in Senato da un gruppo di parlamentari di Forza Italia che continuano a suscitare le proteste: fanno discutere le disposizioni che renderebbero il telemarketing più aggressivo e l’assistenza telefonica a pagamento.
“Continuiamo a leggere attacchi pretestuosi e strumentali a un nostro emendamento al Ddl concorrenza che riguarda le tariffe telefoniche”, ha dichiarato il senatore di Forza Italia, Dario Damiani. “A fronte delle polemiche che ne sono scaturite, abbiamo deciso di ritirare il nostro emendamento. Ma chiediamo di aprire quanto prima un tavolo di confronto per individuare le modalità migliori per regolamentare il settore delle tariffe a tutela dei cittadini”.
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Ddl Concorrenza, no alle tariffe telefoniche adeguate all’inflazione
“Non si può far finta di non vedere che oggi, in Italia, vige la legge della giungla, con prezzi che variano, unilateralmente, da un momento all’altro. Così, da tariffe inizialmente molto basse si arriva a pagare, nel giro di pochi mesi, cifre di molto superiori. Noi siamo per la regolarità e la trasparenza a tutela dei consumatori. Per questo abbiamo proposto delle regole chiare”, ha detto Damiani.
Tra i primi a denunciare i rischi degli emendamenti al Ddl Concorrenza è stata l’associazione Consumerismo No Profit. L’adeguamento delle tariffe telefoniche all’indice dei prezzi al consumo è una possibilità che già esiste, ma non in via automatica.
L’emendamento, invece, prefigurava un aumento che annuale che non verrebbe considerato come una modifica delle condizioni contrattuali. “Significa che il consumatore non avrà possibilità di recedere gratuitamente dal contratto, come prevede oggi la normativa in caso di modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali”, ha denunciato Consumerismo.
La maggioranza fa un favore alle telco?
Il Ddl Concorrenza fa “Un favore alle compagnie sulle tariffe“, è il commento de Il Salvagente.
“Con l’emendamento 9.0.113 presentato dai senatori Trevisi, Paroli e Damiani di Forza Italia verrebbe istituzionalizza la clausola di adeguamento automatico all’indice dei prezzi al consumo, non considerandola più una variazione unilaterale del contratto“.
“Il mio emendamento al ddl Concorrenza che riguarda l’indicizzazione all’inflazione delle tariffe telefoniche non ‘taglieggia’ e non penalizza nessuno. Al contrario, garantisce certezza e trasparenza nei rapporti contrattuali”, si era immediatamente difeso il senatore di Forza Italia Antonio Trevisi.
Lo scontro sull’emendamento di Forza Italia
“Quotidianamente milioni di utenti vedono cambiare la propria tariffa telefonica all’improvviso, spesso dopo aver sottoscritto delle ‘tariffe civetta’ a prezzi iniziali bassissimi, che poi diventano molto più onerose. Con questo emendamento puntiamo a evitare fenomeni come questo, prevedendo che possano esserci aumenti annuali, legati all’inflazione, di cui gli utenti devono essere adeguatamente informati”, secondo Trevisi.
Il senatore ha ricordato: “Il settore delle telecomunicazioni ha particolarmente sofferto gli effetti dell’inflazione. Parliamo di un comparto che dà lavoro a 42mila persone e che è strategico per il Paese”.
Pd: “Un dietro-front sulla concorrenza di mercato”
Di tutt’altro avviso l’opposizione parlamentare. ”Dietro la bandiera” del Ddl, che dovrebbe tutelare la concorrenza, ha affermato il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia, “la maggioranza di destra tenta un’operazione di segno opposto: tornare indietro sul funzionamento del mercato a prima delle lenzuolate di Bersani, per favorire interessi particolari e rendite di posizione. In nome del Pnrr — ormai svuotato dei suoi principi originari di apertura, trasparenza e tutela dei cittadini — si prova a introdurre norme che tradiscono proprio lo spirito delle riforme europee”.
Prosegue Boccia: “Gli emendamenti al Ddl Concorrenza presentati al Senato su rincari automatici delle tariffe telefoniche e telemarketing disegnano un modello di ‘mercato controllato’ in cui a vincere non è la concorrenza, ma la protezione delle lobby. Sul fronte delle tariffe, si elimina di fatto il diritto dell’utente alla disdetta gratuita in caso di aumento dei prezzi. Quando i prezzi salgono, le tariffe aumentano; quando scendono, gli operatori possono trattenere i margini. È un ritorno a un passato che l’Agcom aveva corretto, e che ora il governo vuole riesumare in silenzio”.
Ddl Concorrenza, Codacons: “Via anche gli altri emendamenti sulle tlc”
“La decisione di Forza Italia di ritirare il vergognoso emendamento che autorizzava le compagnie telefoniche ad applicare rincari automatici delle tariffe rappresenta una vittoria per il Codacons, associazione che proprio ieri aveva denunciato la proposta al Ddl Concorrenza. Di pretestuoso vediamo solo le giustificazioni date dai firmatari di questo emendamento che, se approvato, avrebbe non solo ridotto i diritti dei consumatori, privandoli della possibilità di recedere senza costi dai contratti, ma anche determinato danni economici per centinaia di milioni di euro ogni anno per le tasche degli utenti”, ha commentato il Codacons alla nota di Forza Italia.
“Ora ci aspettiamo che anche gli altri emendamenti a danno dei consumatori, come quello che autorizza i call center a pagamento, siano ritirati senza indugio”, conclude l’associazione.
Assistenza telefonica a pagamento?
Tra le proposte di emendamento più discusse c’è, infatti, anche quella che andrebbe a impattare sull’assistenza clienti, dando la possibilità agli operatori di telecomunicazioni di far pagare l’assistenza telefonica, tramite l’applicazione di una tariffa per poter accedere al servizio. Il testo fa salvi soltanto gli utenti vulnerabili.
Secondo Consumerismo si andrebbe a profilare una violazione non solo di alcune delibere dell’Agcom, nonché dell’articolo 64 del Codice del Consumo.
“La decisione di Forza Italia di ritirare l’emendamento sugli aumenti automatici delle tariffe telefoniche non basta, perché sono molteplici gli emendamenti al Ddl Concorrenza che, per favorire le grazie aziende della telefonia, danneggiano i consumatori“, è il commento del presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele. “Il disegno tracciato dagli emendamenti è chiaro: rendere l’assistenza ai cittadini un privilegio a pagamento e trasformare i dati tecnici degli utenti in carburante per campagne di marketing sempre più invasive”.
Scambio dati tra operatori, possibile telemarketing aggressivo
Altra controversa proposta contenuta nel Ddl Concorrenza è, infatti, quella sull’utilizzo a fini commerciali delle informazioni raccolte nelle operazioni di cambio operatore: un emendamento al testo prevede la possibilità di utilizzare questo tipo di dati nell’ottica di proporre nuove offerte commerciali, pur subordinandolo al consenso dell’utente.
“Il primo segnale arriva dall’emendamento 6.0.6, firmato dal senatore Dario Damiani (FI): la proposta è quella di aggiornare il Piano nazionale di numerazione per i servizi di customer care, consentendo agli operatori telefonici di applicare tariffe alle chiamate di assistenza”, spiega Consumerismo. Il testo parla di miglioramento della qualità, ma la realtà è che si vuole monetizzare il disagio. Ma il vero capolavoro del paradosso arriva con gli emendamenti 8.0.7, 8.0.8, 8.0.9, 8.0.10, che propongono di aprire all’uso commerciale del database MNP (Mobile Number Portability). Questo archivio serve a garantire la portabilità del numero tra operatori, ma se trasformato in strumento di marketing, diventa una miniera di dati per chi vuole intercettare il cliente nel momento più vulnerabile: quello del cambio operatore”.
“È una forma di pressione mascherata da concorrenza”, denuncia Gabriele.
Boccia del Pd parla di “arretramento evidente in materia di privacy e di correttezza contrattuale. Si chiama ‘semplificazione’, ma nella sostanza è un via libera al telemarketing aggressivo e all’abuso del consenso. Il tutto mentre la maggioranza — divisa come sempre al proprio interno tra chi spinge per il blitz e chi teme l’effetto politico — tenta di approvare queste norme in fretta, magari forzando ancora una volta le regole parlamentari, prima della manovra. Una forzatura che svela la vera direzione di marcia: meno tutela per i consumatori, più libertà per le lobby”.































































