Sono troppo poche le donne che lavorano nelle professioni dell’hi-tech: lo ha detto più volte la Commissione europea, che ha previsto diverse iniziative per far salire la presenza “rosa” nella tecnologia, e lo riconoscono anche tante aziende dell’It e di Internet, da Microsoft a Google, impegnate con specifici programmi a ridurre il gender gap.
Proprio Google all’inizio di quest’anno ha annunciato un investimento di 1 milione di dollari destinati a 40 organizzazioni globali che lavorano con delle start-up per incoraggiarle a trovare modi per inserire più donne nelle attività di gestione aziendale e tecnologiche. L’iniziativa fa parte di un programma chiamato #40 Forward, il cui scopo è aumentare del 25% entro la fine di quest’anno il numero di donne lavoratrici nelle comunità servite da queste start-up.
Ma le stesse aziende tecnologiche come Google hanno difficoltà al loro interno a chiudere il divario di genere nel loro personale It. Pochi giorni fa il colosso della ricerca Internet ha pubblicato il suo “workplace diversity report”, che dà conto della composizione del suo staff, da cui emerge come donne e minoranze sia ancora poco rappresentate.
Infatti, in tutta la forza lavoro globale di Google, solo il 30% è costituito da donne, di cui il 48% ricopre ruoli non connessi con le tecnologie. Se poi si vanno a considerare le donne con ruoli di leadership nell’ambito tecnologico, la percentuale scende ulteriormente (21% del totale dei dipendenti).
Ma lo squilibrio di genere non è un problema che riguarda solo Google, commenta oggi un editoriale di FierceCio. Uno studio della forza lavoro It e dei Cio condotto da Harvey Nash conferma questo quadro: solo il 7% dei Cio nelle aziende di tuttto il mondo è donna. Tutte le aziende riconoscono ormai che questo è un nodo da sciogliere, ma la proporzione di donne nell’It non è mai aumentata nell’ultimo decennio.
Altri studi recenti confermano questi dati, evidenziando come ci siano alcune specifiche professioni nel panorama dell‘It con una presenza “rosa” particolarmente scoraggiante, come quelle legate alla security: un sondaggio di Information Week rivela che in questo ambito solo il 14% dello staff e il 10% dei manager è donna.
Il problema può essere affrontato in partenza, cioè dal sistema scolastico, per esempio prevedendo per tutti gli studenti almeno un corso di informatica fin dal liceo. Anche l’Ue ha più volte sottolineato l’importanza di incoraggiare le donne a intraprendere studi universitari nelle facoltà scientifiche e tecnologiche. Soprattutto, secondo FierceCio, è importante il contributo di programmi governativi per aiutare i dipartimenti It delle aziende ad alzare le loro “quote rosa”.
Un esempio virtuoso arriva dalla Gran Bretagna, dove il governo ha di recente lanciato la campagna Your Life per convincere più ragazze a studiare materie cosiddette Stem (scienze, tecnologie, ingegneria, matematica) e intraprendere carriere nell’hitech. Obiettivo del programma è raddoppiare il numero di donne che studia queste materie entro il 2020. Google è tra le aziende che sostengono il programma, insieme a Microsoft, Ford, BSkyB, Ibm, Samsung, Science Museum, Royal Academy of Engineering e altri ancora: in tutto sono 170 le aziende e gli istituti che offriranno più di 2.000 posti di lavoro o stage per le giovani pronte ad abbracciare l’hitech.