telemarketing selvaggio

Filtro anti-spoofing, nei primi 11 giorni bloccate 49,3 milioni di chiamate illecite da mobile



Indirizzo copiato

Nei flussi internazionali si osserva un calo immediato dei tentativi con identità falsificata, mentre le campagne irregolari ripiegano su prefissi stranieri. Resta confermata anche la tenuta del blocco sulle linee fisse avviato ad agosto, con i casi residui ora più tracciabili e sotto vigilanza

Pubblicato il 29 dic 2025



call-center-141017111813

Dal 19 novembre u.s. è operativo il filtro anti-spoofing anche per le chiamate da numeri mobili, introdotto da AGCOM con la delibera n. 106/25/CONS. L’intervento completa un percorso avviato qualche mese prima, quando – il 19 agosto – era stato introdotto il blocco delle chiamate internazionali con numeri fissi italiani. L’obiettivo è chiaro: intercettare e fermare all’origine una delle pratiche più subdole delle frodi telefoniche e del teleselling illegale, cioè la contraffazione del CLI (Calling Line Identification), che permette a un soggetto all’estero di presentarsi come se stesse chiamando da una numerazione italiana.

Il punto non è solo “quante” chiamate si bloccano, ma quale leva psicologica si disinnesca. La numerazione domestica, soprattutto se appare come un normale numero mobile italiano, abbassa le difese di una parte degli utenti: si risponde con più frequenza, si resta in linea più a lungo, si è più disponibili ad ascoltare. In questo senso, l’attivazione del filtro sui mobili è una misura infrastrutturale con un impatto diretto sulla fiducia, cioè sulla materia prima che alimenta l’economia delle chiamate indesiderate.


Come funziona il filtro e perché la collaborazione tra operatori è decisiva

Il meccanismo poggia sulla cooperazione industriale lungo la catena di instradamento. “Il sistema, realizzato grazie alla collaborazione tra gli operatori che instradano il traffico dalle direttrici internazionali e gli operatori di rete mobile, blocca le chiamate provenienti dall’estero che utilizzano numerazioni italiane mobili contraffatte (spoofing).” In altre parole, la barriera viene posta nei punti dove il traffico entra nel Paese e viene consegnato alle reti mobili: qui il sistema può verificare la coerenza tra provenienza internazionale e identità dichiarata del chiamante, intervenendo quando rileva l’anomalia.

La portata della collaborazione è tutt’altro che un dettaglio. Perché le frodi prosperano proprio nelle zone grigie, dove si sovrappongono più reti, più giurisdizioni e più passaggi tecnici. Mettere in piedi un filtro efficace richiede allineamento operativo tra soggetti diversi, con un obiettivo comune: ridurre lo spazio di manovra di chi sfrutta le pieghe del traffico internazionale per “vestire” la chiamata con un’identità italiana.


L’impatto nei numeri: il taglio netto dei falsi mobili italiani

Il primo riscontro è immediato ed è fotografato con una formula che non lascia spazio a interpretazioni: “L’analisi dinamica dei dati sopra riportati evidenzia con chiarezza l’impatto del filtro.” Subito dopo l’accensione del blocco, infatti, “Nei giorni immediatamente successivi all’attivazione del blocco sui numeri mobili, il numero di chiamate con CLI di rete mobile italiano provenienti dall’estero si è ridotto drasticamente.”

Questa dinamica si coglie bene mettendo in fila i dati sintetizzati nella tabella a seguire, che confronta il periodo prima e dopo il 19 novembre, distinguendo tra valori complessivi e medie giornaliere.

PeriodoChiamate dall’estero con numero mobile italiano (milioni)Chiamate con numero mobile italiano bloccate per spoofing (milioni)Chiamate con numero estero (milioni)
Totali – Dal 1° al 18 novembre483,2119,1
Totali – Dal 19 al 30 novembre88,349,3285,5
Medie giornaliere – Dal 1° al 18 novembre26,86,6
Medie giornaliere – Dal 19 al 30 novembre7,44,123,8

Il dato che spicca, e che vale da solo una prima conclusione, è questo: tra il 19 e il 30 novembre sono state bloccate circa 49,3 milioni di chiamate illecite da numerazioni mobili italiane, pari a 4,1 milioni al giorno. In parallelo, le chiamate dall’estero che “si presentano” come numero mobile italiano crollano: da 483,2 milioni nel periodo 1–18 novembre si scende a 88,3 milioni nel periodo 19–30 novembre, con la media giornaliera che passa da 26,8 a 7,4 milioni. Qui non si parla di oscillazioni fisiologiche, ma della rimozione di una quota consistente di traffico che, fino al giorno prima, poteva sfruttare l’effetto mimetico della numerazione nazionale.


L’effetto collaterale che conferma l’efficacia: la migrazione verso prefissi internazionali

Quando una contromisura funziona, le attività illecite non spariscono: cercano un’alternativa. Ed è esattamente ciò che emerge dal testo. “Dall’analisi del traffico internazionale emerge, inoltre, che la diminuzione di tentativi di chiamate provenienti da numeri mobili italiani contraffatti si è accompagnata a uno spostamento delle attività illegali di teleselling verso numerazioni con prefisso estero.”

La tabella rende tangibile questo spostamento: le chiamate con numero estero aumentano in modo marcato. In media giornaliera, si passa da 6,6 milioni (1–18 novembre) a 23,8 milioni (19–30 novembre). Sul totale, si va da 119,1 milioni a 285,5 milioni. Il senso di questo rimbalzo è chiaro: una parte del traffico che prima si “travestiva” da numero italiano, dopo l’introduzione del filtro riemerge con il prefisso internazionale.

Ma proprio qui sta il punto di forza della misura: costringe chi chiama a rinunciare alla maschera più efficace. “Ciò rappresenta un chiaro segnale di ripiego da parte delle attività illecite, che, non potendo aggirare il blocco, tentano di utilizzare numerazioni non filtrate, sebbene facilmente riconoscibili dagli utenti.” In altri termini, l’illecito prova a restare in piedi, ma lo fa in modo più esposto: il prefisso estero, per molti destinatari, è un campanello d’allarme immediato, un elemento che riduce la probabilità di risposta e aumenta la diffidenza.


Il precedente del 19 agosto: dal picco iniziale alla stabilizzazione

Il filtro sui cellulari si innesta su una linea già tracciata per le numerazioni di rete fissa. Il testo lo ribadisce senza ambiguità: “Si conferma, inoltre, l’efficacia del filtro relativo alle chiamate internazionali da numeri fissi italiani, introdotto il 19 agosto.” Anche qui, però, è interessante osservare l’evoluzione nel tempo, perché i filtri anti-abuso hanno spesso un andamento tipico: appena entrano in funzione intercettano un’ondata di traffico anomalo, poi la pressione cala e i valori si assestano.

È ciò che viene descritto: “La percentuale di chiamate bloccate si è stabilizzata su valori di circa il 2% del totale, registrando una netta riduzione rispetto alla fase iniziale, quando era stato rilevato un picco prossimo al 9%.” Quel 9% iniziale può essere letto come l’emersione improvvisa di un fenomeno che prima era “invisibile” perché non c’era la barriera; la discesa al 2% suggerisce invece che una parte dei tentativi si è spenta o si è spostata su altri canali, esattamente come sta accadendo ora con il passaggio verso numerazioni estere dopo il 19 novembre.

A corredo, c’è un altro numero che pesa: “Le chiamate provenienti dall’estero con numerazione di rete fissa bloccate sono circa 10 milioni.” Un volume che, ancora una volta, dà la misura della pressione esercitata sulle reti italiane prima dell’introduzione del filtro.


Dall’irrintracciabilità alla vigilanza: cosa cambia per l’enforcement

La protezione dell’utente è l’effetto più visibile, ma non è l’unico. C’è anche un tema di responsabilità e tracciabilità. Il testo lo mette a fuoco con una frase che, per chi lavora su compliance e contrasto alle frodi, vale quasi come una dichiarazione di intenti: “I residui casi di spoofing con numerazioni italiane, opportunamente segnalati all’Autorità, sono attualmente oggetto di vigilanza per l’individuazione dei soggetti responsabili, i quali non possono più nascondersi dietro l’irrintracciabilità derivante dall’utilizzo di un operatore estero.”

Qui la parola chiave è irrintracciabilità. La catena internazionale, quando viene usata per mascherare l’identità del chiamante, rende complesso ricostruire responsabilità e origini operative. Ridurre drasticamente l’uso di numerazioni italiane contraffatte significa anche ridurre gli “schermi” dietro cui si nascondono le filiere illecite. Il risultato atteso è duplice: da un lato, meno chiamate ingannevoli arrivano agli utenti; dall’altro, ciò che resta diventa più “leggibile” e dunque più perseguibile, almeno sul piano dei controlli e delle segnalazioni.


Un nuovo equilibrio: meno maschere, più segnali per chi riceve

Se la migrazione verso prefissi esteri conferma l’efficacia del blocco, apre però un fronte diverso: quello del comportamento degli utenti. Le chiamate internazionali non sono per definizione illecite, e in un Paese sempre più connesso possono essere legittime per lavoro, assistenza, relazioni personali. Tuttavia, nel contesto descritto, l’aumento repentino dei volumi con numerazione estera dopo il 19 novembre suggerisce che una quota di quel traffico sia riconducibile a pratiche aggressive o fraudolente che hanno semplicemente cambiato pelle.

In questo scenario, il filtro svolge anche una funzione indiretta di “segnaletica”: se prima l’illecito poteva presentarsi come domestico, ora spesso è costretto a mostrarsi per quello che è, cioè una chiamata che arriva con un prefisso non italiano. Non elimina il problema al cento per cento, ma sposta la partita su un terreno dove l’utente ha più indizi e dove anche le campagne di educazione digitale possono incidere di più.


Che cosa raccontano davvero i primi giorni: una misura che costringe l’illecito a esporsi

Letti in sequenza, i dati e le evidenze qualitative disegnano una traiettoria coerente. Prima del 19 novembre, il volume di chiamate dall’estero con numero mobile italiano è altissimo; dopo l’attivazione del filtro, c’è una contrazione drastica e, contestualmente, un aumento delle chiamate con prefisso estero. È un comportamento da “vaso comunicante” che, più che indebolire l’intervento, lo rafforza: se non ci fosse stato un blocco efficace, non si vedrebbe un riorientamento così netto delle strategie.

In questo senso, il risultato più importante non è solo il numero delle chiamate bloccate – già enorme – ma il messaggio sistemico: la falsificazione della numerazione italiana sulle direttrici internazionali diventa un’opzione molto più rischiosa e meno conveniente. E quando il costo operativo dell’illecito aumenta, diminuisce anche la sua scalabilità industriale.


Prospettive: monitoraggio continuo e adattamento delle contromisure

Il quadro che emerge dal primo periodo di applicazione è incoraggiante, ma non definitivo. Le attività illegali si adattano, e lo dimostra proprio lo spostamento verso numerazioni estere. Per questo la fase successiva – oltre al consolidamento tecnico del filtro – sarà fatta soprattutto di monitoraggio e lettura delle nuove tattiche: quali prefissi vengono usati, con quali pattern di traffico, con quali rotte e operatori di transito.

Resta però un fatto: il filtro sui cellulari completa la misura avviata ad agosto e riduce in modo significativo la capacità di camuffamento delle chiamate indesiderate. Nel mercato della fiducia, togliere la maschera vale spesso più di qualsiasi deterrenza: perché riduce la probabilità di risposta, limita la conversione commerciale dell’illecito e rende più difficile “industrializzare” la molestia telefonica.

guest

0 Commenti
Più recenti
Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti

Articoli correlati

0
Lascia un commento, la tua opinione conta.x