Fine del protezionismo. Il Canada rivoluziona le Tlc

Al vaglio del governo tre opzioni per aprire l’industria telecom nazionale agli investimenti esteri. Ok dai player più piccoli, ma gli incumbent temono la competizione

Pubblicato il 14 Lug 2010

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L’industria canadese delle telecomunicazioni è riuscita a
mantenere buoni ritmi di crescita anche durante la recessione, ma
il governo vuole dare un impulso ulteriore allo sviluppo di questo
settore strategico per l’economia nazionale. Per questo sta
preparando una piccola rivoluzione: un allentamento dei limiti alla
proprietà straniera delle telecom canadesi.

Le proposte sul tavolo sono tre e servono ad alzare il livello
degli investimenti stranieri nelle aziende nazionali e permettere
alle canadesi di competere con maggior forza sul mercato globale.
Il problema, tuttavia, è trovare un non facile equilibrio tra
opposte esigenze: aprire al capitale estero le piccole imprese per
favorirne la crescita e proteggere i colossi nazionali come Telus,
Bell Canada e Rogers Communications da takeover da parte di
stranieri.

Secondo gli analisti, le grandi telecom canadesi potrebbero
soffrire se i limiti alla proprietà straniera saranno rivisti solo
per le società piccole, come nota Maher Yaghi di Desjardins
Securities in Canada. "Bell, Telus e Rogers potrebbero subire
ripercussioni negative nella performance delle loro azioni e
sarebbero costrette a fare tagli signficativi alle loro
operazioni".

L’industria telecom canadese ha vissuto un anno eccezionale,
rispetto all’andamento generale del mercato azionario di Toronto.
L’indice delle aziende telecom S&P/TSX è salito del 6,3% anno su
anno mentre l’indice composito ha perso il 4%. Al tempo stesso,
tra tutti i Paesi industrializzati, il Canada ha l’industria
telecom più protetta. La legge attuale prevede che le aziende
delle telecomunicazioni siano controllate da canadesi. Gli
investimenti esteri non possono superare il 46,7%, e gli
investimenti diretti hanno un limite del 20%. Almeno l’80% del
cda delle telecom deve essere canadese. Le telco più piccole
criticano tuttavia il protezionismo sostenendo che restringe la
concorrenza e mantiene i prezzi artificialmente alti. Per questo
sperano nelle riforme, a beneficio sia dell’industria che dei
consumatori.

La prima possibilità che il governo sta vagliando è di far salire
il limite all’investimento estero al 49%, ma gli analisti pensano
sia la strada meno probabile perché non introdurrebbe grandi
cambiamenti. La seconda opzione è di allentare le restrizioni per
le aziende più piccole (quelle che hanno meno del 10% di share di
mercato). Sarebbe la soluzione più nociva per le tre grandi
telecom del Paese perché metterebbe a repentaglio il loro market
share favorendo le concorrenti.

La terza opzione di riforma allenterebbe i limiti alla proprietà
straniera per le aziende di ogni dimensione. I tre leader nazionali
non sarebbero toccati nell’immediato perché hanno attività
anche nei media, che ricadono sotto norme diverse, e anzi
subirebbero nel breve termine un danno sul mercato azionario, ma si
riprenderebbero nel lungo termine, secondo Yaghi.

Le telecom canadesi stanno presentando i propri commenti formali in
vista della decisione dell’esecutivo. Le grandi compagnie come
Telus, le cui azioni hanno guadagnato il 19% quest’anno, e
Rogers, che ha guadagnato il 13%, non vogliono che la volata
in Borsa si arresti. Ken Engelhart, senior vice president of
regulatory affairs della Rogers Communications, fa sapere che
l’azienda sarebbe favorevole a una quarta via: rimuovere le
restrizioni alla proprietà straniera anche in altri settori, come
i media e il broadcast. Le attuali tre proposte sono bollate come
"micromanagement”.

Anthony Lacavera, Ceo di Globalive Communications e della sua
filiale, Wind Mobile (che fa capo a Orascom Telecom Holding), vede
la questione diversamente: Lacavera vuole la riforma a favore dei
player più piccoli. Per lanciare Wind Mobile, l’anno scorso il
manager ha messo a punto un business plan decennale con un budget
operativo di 1,6 miliardi di dollari e l’appoggio di Orascom, che
possiede il 65,1% delle azioni di Globalive.

Il lancio di Wind Mobile in Canada non è stato senza ostacoli. A
settembre il regolatore telecom (Canadian radio-Television
telecommunications commission) aveva decretato che la
partecipazione di Orascom in Globalive dava all’azienda egiziana
un controllo eccessivo di Wind Mobile e aveva negato il permesso di
aprire l'attività. Ma Wind Mobile aveva già assunto 800
persone ed era in fase di start-up e il governo ha ribaltato la
decisione del regolatore, permettendo il lancio di Wind Mobile a
dicembre come quarto operatore mobile nazionale. Secondo Lacavera
rimuovere le restrizioni alla proprietà estera aiuterà le
prossime start-up a non incorrere negli stessi ostacoli.

“Wind Mobile non necessita di capitali nell’immediato, ma
l’industria telecom canadese ha bisogno di cambiare il suo
antiquato quadro normativo”, conclude Lacavera. "Ci faremo
sentire questo mese. C’è spazio per una rivoluzione sul mercato:
più concorrenza ci sarà, meglio è”.

Per Phillip Huang di Ubs Investment il processo di riforma
dell’industria canadese delle telecomunicazioni beneficierà le
piccole aziende più che le grandi: “Aprire le porte agli
investimenti stranieri in Canada sarà un vantaggio per i nuovi
entranti”, nota Huang. "Gli incumbent dovranno vedersela con
una concorrenza più serrata”.

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