Frequenze, l’allarme dei piccoli carrier: “I governi pensano solo a batter cassa”

Ecta: le gare per lo spettro televisivo che si stanno svolgendo nei vari Paesi rischiano di favorire solo i grandi player. La priorità è incassare, non aumentare la concorrenza

Pubblicato il 14 Mar 2011

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Le aste dello spettro in Europa, in cui si assegneranno le preziose
frequenze del dividendo digitale esterno, non riusciranno a
favorire la concorrenza apportando vantaggi ai consumatori, ma
confermeranno il predominio dei grandi operatori telecom. A
sostenerlo sono i piccoli carrier del continente. 

Le prime aste per il digital dividend si sono già svolte in
Olanda, Svezia e Germania e gli altri Paesi europei seguiranno a
ruota a partire dall'anno prossimo, ma, a parte il caso
virtuoso dei Paesi Bassi, altrove la vendita e il riutilizzo delle
frequenze liberate dalle emittenti tv per i servizi Internet mobili
ultra-veloci sono riusciti a far poco in termini di maggiore
competizione, sostiene la European competitive telecommunications
association. I grandi operatori sfruttano il proprio peso
finanziario e politico per escludere i nuovi entranti dalle aste e
costringerli a uscire dal mercato della telefonia mobile e il modo
in cui le prossime aste vengono progettate non lascia ben sperare,
lamentano i piccoli operatori telecom uniti nell'associazione
con sede a Bruxelles.

Limitare la concorrenza può avere l'effetto di aumentare il
costo dei servizi Internet mobili per i consumatori, di rallentarne
l'adozione e di ostacolare la realizzazione dell’ambizioso
obiettivo della Commissione europea di fornire il servizio di banda
ultralarga, con velocità di download di 30 megabit al secondo, a
ogni famiglia europea entro il 2020. "Quello che si è
verificato con le aste finora non è andato nell'interesse dei
consumatori", afferma sul New York Times Ilsa Godlovitch,
direttore della European competitive telecommunications
association. "Le aste hanno solo confermato uno status quo
stagnante nella maggior parte dei mercati europei, a volte
addirittura hanno ridotto la concorrenza".

Oltre ai principali operatori, gli altri beneficiari delle aste
sono i governi europei, sempre più a corto di liquidi, ma che
ancora riescono a ricavare profitti dai loro ex monopoli nazionali
delle telecomunicazioni. Francia e Germania, per esempio,
possiedono importanti quote di France Télécom e Deutsche Telekom,
rispettivamente, e ricevono milioni di euro ogni anno in dividendi.
In entrambi i Paesi, così come in Spagna con l’ex monopolio
delle telecomunicazioni Telefónica, questi operatori sono tra le
più grandi aziende nazionali anche in termini di posti di lavoro
creati, e ciò ne determina un forte peso politico.

Gli operatori concorrenti da tempo si lamentano del fatto che gli
ex-monopoli continuano a ricevere un occhio di riguardo da parte
dei regolatori nazionali e che questo ostacola la libera
concorrenza. Neelie Kroes, commissario europeo alle
Telecomunicazioni, ha riconosciuto il problema assicurando che
avrebbe lavorato insieme ai regolatori nazionali per progettare
aste in grado di aumentare la concorrenza. "Le aste dello
spettro devono essere ideate in modo da garantire che gli operatori
facciano un uso ottimale di una risorsa limitata”, ha dichiarato
la Kroes.

Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna e Svizzera non hanno ancora
fissato formalmente le regole per le aste nazionali dello spettro
negli 800 megahertz, che si svolgeranno nel 2012. Ma secondo i
piccoli operatori, le aste che si sono già svolte non sono
promettenti in termini di benefici per i consumatori. In Germania,
l'asta per il digital dividend, svoltasi a maggio del 2010, è
durata sei settimane e ha fruttato 4,28 miliardi di euro per il
governo, ma solo i tre maggiori operatori, T-Mobile, Vodafone e O2
di Telefonica, sono riusciti ad acquistare porzioni di spettro – il
modo in cui la gara è stata disegnata ha fatto sì che non potesse
emergere un quarto operatore. A rimanere tagliata fuori è stata
E-Plus, che fa parte del gruppo Kpn. Senza frequenze agguntive,
E-Plus avrà difficoltà a gestire il boom del traffico dati
generato da smartphone, tablet e device simili.

Il 4 marzo, la Svezia ha chiuso la sua asta del dividendo digitale,
raccogliendo 324 milioni di dollari. Anche in questo caso, solo i
quattro principali operatori, TeliaSonera, 3 Sweden, Telenor e
Tele2, hanno comprato delle frequenze. Due concorrenti più
piccoli, Com Hem, operatore del cavo, e Netett Sverige, che vende
la banda larga nelle zone rurali, sono rimasti tagliati fuori. Per
Borgklint, chief executive di Netett Sverige, che ha sede a
Stoccolma, afferma che l'asta svedese aveva come priorità
quella di generare entrate per il governo piuttosto che garantire
l’ingresso di un nuovo concorrente nell’industria mobile
nazionale. "L'asta svedese ha solo confermato lo status
quo, che è quello di preservare fondamentalmente un oligopolio nel
business mobile domestico", secondo Borgklint. "Questa
non è stata una vittoria per i consumatori. Questo è mantenere o
diminuire la concorrenza ".

In Gran Bretagna, dove il regolatore, Ofcom, ha intenzione di
rendere noti i termini della sua asta il 21 marzo, l’operatore di
rete più piccolo, 3 Uk, teme che la gara lo costringa alla fine a
lasciare il mercato britannico. A gennaio, la Ofcom ha permesso ai
tre principali operatori del Paese – O2, Vodafone e Everything
Everywhere, la joint venture di Deutsche Telekom e France Télécom
– di riutilizzare il loro spettro 2G per i servizi 3G. Ma 3 Uk,
leader low-cost in Gran Bretagna e unico operatore ad offrire piani
dati “senza limiti”, non possiede spettro 2G e non ha
beneficiato della decisione del regolatore – anzi, la quota di 3
Uk dello spettro 3G in Gran Bretagna è scesa dal 25% al 9%.

"C'è il rischio reale nell’asta del Regno Unito che gli
incumbent abbiano la grande opportunità di tagliare 3 fuori dal
mercato", ha dichiarato Kevin Russell, chief executive di 3
Uk, che ha chiesto alla Ofcom, come già riportato anche dal
Corriere delle comunicazioni, di riservare parte delle frequenze
agli operatori più piccoli e di mettere un tetto alla quantità di
spettro che un operatore può possedere. Un portavoce della Ofcom
ha fatto sapere che il regolatore sta valutando l'ipotesi del
tetto e che gli operatori potranno commentare i termini dell’asta
prima che siano formalmente adottati in autunno. La gara si terrà
nella prima metà del 2012.

I potenziali acquirenti dello spettro negli altri Paesi europei
condividono le stesse preoccupazioni. Manuel Kohnstamm, presidente
di Cable Europe, associazione con sede a Bruxelles che rappresenta
gli operatori della tv via cavo, sostiene che i governi sono
concentrati sulla realizzazione del massimo del guadagno, non
sull’aumento della concorrenza nel lungo termine. L'industria
del mobile, come l'industria del cavo, sta maturando, secondo
Kohnstamm, il consolidamento è inevitabile e questo ridurrà il
numero degli operatori di telefonia mobile. Non essendo le aste in
grado di favorire l'ingresso di nuovi player, le aziende della
tv via cavo che vorrebbero aggiungere i servizi mobili alle loro
offerte tv e banda larga avranno meno partner potenziali, dice
Kohnstamm.

L'unico Paese europeo che finora è riuscito a sfruttare la sua
asta per lo spettro del dividendo digitale per aumentare la
concorrenza è l'Olanda, che ad aprile 2010 ha realizzato una
gara che ha assicurato che due nuovi entranti, Tele2, operatore con
sede a Stoccolma, e Ziggo 4, joint venture tra l'operatore del
cavo olandese Ziggo e Upc, divisione di Liberty Global, potessero
acquistare delle frequenze. In questo caso, il governo ha messo un
tetto alla quantità di spettro che le grandi potevano possedere: i
principali operatori – Kpn, Vodafone e T-Mobile – hanno fatto
causa sostenendo che il tetto fosse illegale, ma la corte ha
respinto la loro istanza.

Le aste progettate per i prossimi mesi negli altri Paesi europei
saranno fondamentali per la concorrenza nei mercati wireless. In
Portogallo, uno dei mercati mobili più piccoli del continente, tre
operatori, Portugal Telecom, Vodafone e Optimus, hanno definito il
business nello scorso decennio, ma oggi si affaccia sul mercato un
nuovo potenziale offerente, Oni Communications, azienda di Porto
Salvo, che fornisce banda larga e servizi di comunicazione voce e
video a 3.000 imprese, e il piccolo player teme che il governo
portoghese, che aspira a raccogliere 200 milioni di euro
dall'asta, organizzi un tipo di vendita che tagli fuori i nuovi
competitor.

Per la maggior parte degli ultimi dieci anni, le quote di spettro
dei principali carrier portoghesi sono rimaste relativamente
stabili, con Portugal Telecom e Vodafone che detengono ciascuna il
40% e Optimus il 20%. "Il modo in cui questa asta sarà
strutturata sarà fondamentale per il futuro della concorrenza in
Portogallo", afferma Xavier Rodríguez-Martin, chief executive
di Oni, che è controllata da una società di private equity di New
York, Riverside. Oni ha intenzione di entrare in un consorzio con
un grande operatore europeo per presentare un’offerta per nuove
porzioni di spettro in Portogallo.

Secondo Rodriguez-Martin, ex dirigente di Telefónica, il governo
portoghese sarebbe propenso a realizzare un beauty contest, che
assegna licenze gratis a chi si impegna a realizzare nuove reti
rapidamente. Tale modello di gara favorirebbe gli operatori grandi
già presenti sul mercato che possono espandersi più rapidamente
per usare il nuovo spettro. Questo può accelerare la realizzazione
delle reti di banda larga mobile in Portogallo, ma a prezzi che
sono meno attraenti per i consumatori, secondo il Ceo di Oni.

Il regolatore portoghese, Anacom, non ha finora rilasciato dettagli
su come organizzerà l’asta, ma lo scorso dicembre uno dei vice
presidenti dell'agenzia, Jose Manuel Ferrari Careto, ha detto
ai giornalisti che il Portogallo intende condurre un’asta e non
un beauty contest, perché è un sistema più equo e trasparente.

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