Frequenze, missione efficienza

Parte l’operazione riorganizzazione dello spettro italiano che si prepara alla sfida Lte sulla banda700Mhz. Tavoli internazionali e Tv locali le priorità: le basi per preparare il futuro di banda larga e (nuove) Tv

Pubblicato il 24 Giu 2014

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L’asta ex beauty contest è andata. O quasi. A ottobre Urbano Cairo riceverà dal ministero dello Sviluppo i diritti d’uso 20ennali sul Mux 3 per il quale ha presentato l’offerta economica. Non assegnati altri due mux che rimarranno nelle mani dello Stato: renderanno possibile il coordinamento internazionale delle emittenti locali e consentirà, come più volte ha ripetuto il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, la registrazione nel “Master Register” di Ginevra tutte le reti italiane, nazionali e locali. Si vedrà a “gara” effettuata se l’Antitrust europeo deciderà che l’operazione è sufficiente a chiudere la procedura d’infrazione contro la Gasparri per mancanza di apertura del mercato Tv.

L’interrogativo pende sull’Italia alla vigilia della presidenza di turno del Consiglio Ue. Ma non è l’unico sul fronte frequenze, scosso da una lunga storia di emergenze che oggi rischiano l’esplosione di fronte all’affermazione delle nuove piattaforme video e al fermento di accordi in via di definizione: Over the top, broadcaster, Tlc si muovono sulla mappa europea e globale alla conquista di un pubblico non più solo televisivo. La magnifica preda è il tempo delle nuove generazioni che stanno trasformando il modo di vedere programmi, palinsesti, schermi. “Con Google in campo – ha detto non a caso il premier Matteo Renzi – non ha più senso parlare di duopolio Rai-Mediaset”. Tanto più stringente dunque appare un riassetto dello spettro in vista delle “bombe” Netflix & Co. La strada intrapresa da Giacomelli sembra orientata (vedi l’intervista a pagina 3) ad assicurare una gestione più efficiente delle preziose e scarse risorse frequenziali.

Si parla per la prima volta di un’operazione legalità che porti l’Italia a uscire dalla categoria degli “osservati speciali” regolarizzando porzioni di spettro finora assegnate in maniera caotica, mettendo ordine nel caos Tv locali. E lavorando in un’ottica europea e “preventiva” in vista dell’uso più massiccio della banda larga.

Ma lo scenario con cui si chiude il primo semestre 2014 non è confortante: la strada da fare sarà lunga. La illustra Antonio Sassano, specialista di frequenze e docente alla Sapienza di Roma, in una relazione presentata nel corso di una round table I-Com. Pochissimi impegni sono stati finora rispettati dall’Italia: nessun coordinamento bilaterale con gli Stati vicini è stato concluso e i vincoli del Piano frequenze Agcom del 2010 sono rimasti lettera morta, con il risultato che l’accordo di Ginevra del 2006 è stato disatteso e si registra un’alta interferenza fra reti locali e nazionali (come quelle della Rai) e verso i Paesi limitrofi come Francia, Croazia e Slovenia. La conseguenza è che le frequenze assegnate (anche quelle alle Tv nazionali) non sono state iscritte nel “Master Register” e non hanno dunque nessun valore. Anche l’emittenza locale è uscita malconcia da questa politica essendo stata adottata la logica – rileva Sassano – del “coprire meno per sopravvivere tutti”. Ora le locali si trovano strette tra l’esigenza di sopravvivenza e nuovi obblighi ai quali saranno soggetti come operatori di rete. Tra questi, la modifica degli impianti per rispettare il coordinamento internazionale e il pagamento di salati diritti d’uso come previsto dalla decisione dell’Agcom (in consultazione). La soluzione più naturale sembra rinunciare al ruolo di operatori di rete e limitarsi a svolgere il ruolo più congeniale di fornitori di contenuti, lasciando il ruolo più impegnativo di gestori tecnici della rete a pochi operatori specializzati.

Il mancato coordinamento bilaterale preoccupa molto Giacomelli che si prepara a metter mano ai problemi non risolti per la prima volta dal 2006, rimediando alle inadempienze che hanno costretto il direttore del Radiocommunication Bureau Itu Francois Rancy a venire di persona in Italia per trattare. “La strategia che adotteremo – è la linea di Giacomelli – ci consentirà non solo di mettere l’Italia in grado di rispettare gli accordi internazionali sottoscritti, ma anche di riorganizzare il settore dell’emittenza locale eliminando ambiguità, dando certezza di risorse e superando un’eccessiva e ingiustificata saturazione dello spettro”. Le sfide di fronte al governo sono molteplici e ognuna di loro dovrà superare ostacoli notevoli per andare a rete. Tv locali, operatori Tv nazionali, sono tutti fronti su cui sarà necessario lavorare secondo obiettivi strategici a lungo termine.

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