Gamberale: “Basta contrapposizioni, Telecom guardi al futuro”

Il candidato presidente: “Conciliare attese degli azionisti e sviluppo del Paese. Se eletto, il mio sarà un ruolo da civil servant. Surreale l’idea di separare la rete”. L’annuncio delle prossime dimisisoni da F2i

Pubblicato il 26 Mar 2014

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Se qualcuno immaginava che l’inserimento del nome di Vito Gamberale come candidato alla presidenza di Telecom Italia nella lista Findim fosse un’operazione di rottura con l’attuale management, meglio che cambi opinione. La sua corsa alla presidenza di Telecom Italia (lo deciderà l’assemblea della società il prossimo 16 aprile), è da leggere con la lente della pacificazione piuttosto che della contrapposizione fra azionisti. Tant’è vero che è stato proprio Gamberale ad insistere con Marco Fossati perché venisse presentata una lista di minoranza e non di maggioranza, come pure l’ex patron della Star ad un certo punto sembrava orientato a fare: “L’azionariato di Telecom è uscito spaccato dall’assemblea del 20 dicembre scorso. Non può esistere un’azienda così importante, per giunta in una situazione critica e non facile, con un azionariato diviso, contrapposto”. È lo stesso Gamberale a spiegarlo in un’intervista apparsa oggi sul Sole 24Ore.
Il manager abruzzese è esplicito: ” occorre dimenticare le precedenti contrapposizioni, le illusioni o le allusioni date/fatte per cambi statutari, le incomprensioni. Occorre girare pagina, per scrivere quella che può interessare l’azienda, un’azienda troppo strategica per il Paese per non interpretarne il ruolo conciliando attese degli azionisti e sviluppo del Paese”.
Per se stesso, Gamberale vede un ruolo da “civil servant”, come lui stesso lo definisce: “Lo spirito che mi muove non è l’ambizione personale, ma la volontà di mettere a disposizione della compagnia e soprattutto del Paese un bagaglio di esperienza maturato in oltre 40 anni di lavoro sulle telecomunicazioni, le infrastrutture e la finanza. Ho deciso di candidarmi nella lista di Fossati non solo perché alle spalle c’è finalmente un vero e serio piano industriale per un’azienda che rappresenta tanto per me e molto per il Paese, ma anche perché dopo tanti anni nel settore privato voglio chiudere il percorso personale con il ruolo, diciamo così, del civil servant”.
C’è anche molto di personale in questa scelta di interpretare il suo ruolo di presidente Telecom (se verrà eletto) come un garante di tutti, in primis del futuro dell’azienda mettendo a disposizione, innanzitutto, tantissima esperienza. ““Ho già cominciato ad anticipare, ad alcuni importanti investitori, soci anche della Sgr, una mia idea, maturata e condivisa anche con moglie e figli. Tra poco compirò 70 anni. Forse è il caso di chiamare Il mio time-out dalla diretta operatività. A un certo punto della vita, è opportuno non continuare a portare i pantaloni corti, con i capelli bianchi. Si rischierebbe la pateticità. E giunto il momento di mettere a disposizione la mia esperienza non come operatività gestionale diretta, ma con, e per, ruoli diversi”.
È anche da questa scelta personale che deriva la decisione annunciata al Sole 24Ore di lasciare in un prossimo futuro la guida di F2i, tagliando pertanto alla radice tutte le polemiche nate su un suo presunto conflitto di interesse per la partecipazione (indiretta) di F2i in Metroweb. Polemiche che Gamberale rispedisce al mittente: “Prima di tutto Metroweb non è in concorrenza con Telecom Italia: vende fibra spenta su Milano, a tutti gli operatori presenti sul capoluogo. Telecom Italia è tra i suoi clienti, contribuendo solo al 5% del fatturato. Comunque, ai dubbi sollevati, rispondo in termini di diritto. Io non sono mai stato consigliere di Metroweb, non sono mai entrato nel relativo consiglio di amministrazione. Né la Sgr svolge (né potrebbe svolgere) un ruolo di indirizzo e coordinamento per Metroweb. Quindi il richiamo all’articolo 2390 è fuori luogo”.
Quanto all’ipotesi di scorporo della rete (idea che per il momento pare accantonata, a dire il vero), le opinioni di Gamberale sono nette: “La rete non deve essere scorporata, ma valorizzata come società operativa in cui è anche possibile far entrare nuovi soci. Comunque sia, non c’è dubbio che la rete di Telecom deve evolversi. Per farlo occorre conciliare debito, il cui indice è tornato a livelli critici nonostante la diminuzione in valore assoluto, con priorità di utilizzo, con risorse adeguate. Detto questo, l’idea della separazione della rete mi è parsa sempre surreale. La rete telefonica di un grande incumbent è fatta di parti fisiche, di parti logiche, di intelligenza distribuita. Non è di facile perimetrazione geometrica. Quindi è qualcosa di non facilmente scindibile dal servizio di base. Non può essere ridotta ad un frazionamento catastale”.
Quanto ai rapporti con Telefonica, Gamberale spiega che non intende sostituirla con altri soci “anche se credo che ci sia spazio per nuovi investitori come i fondi previdenziali. Su Telefonica, ritengo che possa rappresentare un grande partner industriale per Telecom. L’importante è avere garanzie su comportamenti e strategie, cioè sul fatto che Telecom Italia deve investire sull’Italia e sulla modernizzazione della rete nazionale di trasporto in modo da garantire a tutti gli italiani l’accesso a internet ad una vera alta velocità”.
Bene, dunque, se esiste la possibilità di conciliare gli interessi della società spagnola con quelli di Telecom, ma con un’avvertenza: “un’azienda non può ignorare un socio al 15%, tanto meno un gruppo che rappresenta oltre il 22%; ma non può ignorare nemmeno il restante 78% circa. Son certo che anche chi rappresenta il 15% (o il 22%) ha questa visione”.

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