Genna: Europa ha dormito senza favorire concorrenza

Secondo la European Competitive Telecoms Association (Ecta) è la politica del laissez faire nel settore telecom che ostacola la competitività e gli investimenti nella Ue

Pubblicato il 09 Ott 2009

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Le raccomandazioni dell’Ecta si basano sui risultati di una
ricerca condotta da SPC Network da cui emerge un forte legame tra
normativa economica e livelli di investimento nel settore telecom.
Secondo la SPC gli investimenti aumenterebbero del 3-6% con un
miglioramento dell’impianto normativo, una maggiore apertura dei
mercati e più concorrenza. Le aziende cercano economie aperte alla
competitività, dove non incontreranno barriere all’ingresso e
protezione per gli operatori dominanti.

 

Attualmente, invece, lo share degli incumbent resta fortissimo:
nei servizi broadband è salito in media al 45,5% in Europa,
rispetto al 45% di sei mesi fa, ma in Italia supera il 50%. La
maggior parte della concorrenza nel settore risulta
dall’accesso regolato all’ultimo miglio, ma la quota di
mercato degli incumbent considerato sia l’accesso retail che
wholesale è altissimo: l’80% di tutte le linee è la media
europea, che sale a oltre il 90% in Francia, Germania e Italia.
Ancora forte il gap tra i diversi Paesi europei nell’adozione
della banda larga: la media europea dice che il 23,5% della
popolazione era raggiunta dal broadband ad aprile 2009, pari a
116 milioni di linee, con una crescita del 5% rispetto ai
precedenti sei mesi, ma la realtà è che si passa dal 37% della
popolazione coperta in Danimarca e Olanda al 10,5% della Polonia,
mentre due dei cinque mercati maggiori dell’Ue sono sotto la
media: la Spagna (21%) e l’Italia (20,3%).

La crescita dell’adozione sta rallentando sia nei mercati più
sviluppati che in quelli che restano indietro e ciò significa
che il gap non verrà colmato nei prossimi anni. Anche
nell’adozione della fibra ottica le disparità sono ampie: in
media la fibra raggiunge lo 0,4% della popolazione Ue, ma si
passa dal 7% della Svezia a dati molto bassi per Germania, Spagna
e Uk, dove non ci sono ancora state politiche attive per
diffondere la fibra, mentre in Italia l’Ecta riconosce  il
ruolo degli “operatori alternativi”. “Ieri il mondo telecom
era sinonimo di servizi e linee telefoniche, ma il futuro
significa scelta e innovazione. Abbiamo bisogno di regole chiare
che promuovano un’infrastruttura moderna in tutta Europa,
aperta alla concorrenza, pronta all’ingresso nel futuro, in
modo  che consumatori e aziende possano accedere ai nuovi
servizi ad alta velocità scegliendo tra tanti diversi
provider”, secondo Innocenzo Genna.

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