L'INTERVISTA

Gentiloni: “Scorporo rete, il governo chiarisca sua posizione”

Il deputato Pd: “Il nuovo esecutivo dovrà rendere noti gli orientamenti trasmessi a Cdp sulle modalità dello scorporo della rete e sugli assetti societari”. Presentata un’interrogazione al ministro Flavio Zanonato

Pubblicato il 09 Mag 2013

Federica Meta

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“La decisione del cda Telecom Italia di procedere sui dossier dello scorporo della rete e dell’integrazione con 3 Italia rende necessario che il governo chiarisca la propria posizione su nodi di importanza strategica per il paese”. Paolo Gentiloni, deputato del Pd, ha presentato un’interrogazione al ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, sui due temi.
Onorevole Gentiloni, teme il “pericolo cinese”?
Certamente no. Non sono aprioristicamente per una difesa dell’italianità aziendale come valore assoluto; in gioco sono piuttosto le modalità dello scorporo della rete, anche in relazione al valore strategico dell’accesso e del patrimonio di dati. In questo senso ritengo fondamentale conoscere quali siano ad oggi gli orientamenti trasmessi dall’azionista pubblico alla Cassa depositi e prestiti. Orientamento che finora non è stati reso noto, come se la trattativa tra Telecom e Cdp potesse considerarsi una trattativa tra privati. Si tratta di una situazione non più sostenibile soprattutto alla luce del colpo di acceleratore dato all’operazione con 3 Italia nell’ultimo Cda. Sarebbe opportuno chiarire che nel pacchetto azionario dei cinesi – se l’operazione dovesse andare a buon fine – non ci sarà la rete e i dati che viaggiano sulla rete. L’infrastruttura di Telecom è un asset strategico che l’Italia non può cedere.
Cosa la preoccupa?
Escludendo una difesa della italianità dell’azienda come valore in sé che potrebbe rivelarsi in contrasto con gli interessi dei consumatori, dei dipendenti e degli azionisti Telecom, restano dubbi riguardo la particolarità del servizio di accesso alla rete, su cui l’attenzione si fissa per la delicatezza, la riservatezza e la natura del patrimonio di dati che essa stessa veicola e la cui violazione può rappresentare un pericolo per la sicurezza e l’impermeabilità di dati nazionali sensibili. Ecco perchè il governo deve chiarire al più presto il suo punto di vista circa la disciplina della golden share nel caso in cui esso ritenga che l’operazione Telecom-3Italia possa dar luogo a situazioni eccezionali di minaccia di grave pregiudizio per gli interessi pubblici legati alla sicurezza e al funzionamento della rete.
Nella pratica cosa dovrebbe chiarire l’esecutivo?
Prima di tutto quali siano le modalità di scorporo societarie, economiche e tecniche previste dalla Cassa depositi e prestiti al fine di garantire, all’interno di un più vasto disegno di riposizionamento dei competitor sul mercato, la delicata e suddetta questione dell’accesso alla rete, nonché il quadro della concorrenza e le eventuali conseguenze occupazionali. In secondo luogo gli accorgimenti che il Mise intende adottare per valutare l’operazione in corso e quali informazioni siano a disposizione del governo circa i contatti tra Telecom e H3G per la parte che coinvolge l’accesso e la sicurezza della rete. C’è poi la questione dell’assetto societario.
Ovvero?
Il governo deve far capire come intende intervenire in materia di poteri speciali sugli assetti societari per le attività di rilevanza strategica (golden share), per cui sono stati individuati lo scorso marzo gli attivi strategici nei settori dell’energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni.
Ma ha i poteri per farlo?
Certamente. Con il dl 21 del 15 marzo 2012, convertito con modifiche dalla legge 11 maggio 2012 n. 56, l’Italia ha emanato una disciplina innovativa in materia di poteri di intervento dello Stato in caso di operazioni straordinarie riguardanti imprese attive nei settori strategici della difesa e della sicurezza nazionale, delle comunicazioni, energia e trasporti. Le norme prevedono che il Presidente del Consiglio possa, attraverso proprio decreto, esprimere un veto a quelle operazioni che diano luogo a situazioni eccezionali di minaccia effettiva di grave pregiudizio per gli interessi pubblici legati alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti.

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