Passano inosservati, ma tengono insieme il mondo. Distesi per migliaia di chilometri sui fondali oceanici, i cavi sottomarini sono le rotte invisibili del XXI secolo, fondamenta silenziose su cui viaggia oltre il 99% del traffico Internet globale. Non si vedono, non fanno rumore, ma senza di loro si fermerebbe tutto: dalle transazioni finanziarie ai video in streaming, dalle riunioni in videoconferenza ai modelli di intelligenza artificiale. Con l’esplosione dei dati e delle tecnologie emergenti, il loro ruolo non è mai stato così centrale – e così vulnerabile.
È in questo contesto che si inserisce la decisione della Federal Communications Commission (Fcc) degli Stati Uniti, che il 16 luglio 2025 ha annunciato un pacchetto di misure destinate a rivoluzionare il modo in cui vengono gestiti e protetti i cavi sottomarini. L’iniziativa, annunciata dal presidente Brendan Carr, punta a garantire la sovranità digitale del Paese, a rafforzare la protezione delle infrastrutture critiche da potenziali minacce esterne e a creare le condizioni per una leadership americana nel campo dell’AI.
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L’asse strategico tra protezione e investimento
Nel comunicato ufficiale diffuso dall’FCC si legge che l’obiettivo della riforma è duplice: da un lato difendere i cavi sottomarini da ingerenze di attori stranieri considerati avversari, con particolare riferimento alla Cina, e dall’altro incentivare la costruzione di nuove infrastrutture digitali che supportino lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Secondo Carr, i cavi sottomarini sono i “veri eroi silenziosi” della rete globale e il loro controllo rappresenta oggi un nodo essenziale per la sicurezza economica e nazionale.
Il piano si inserisce in linea con il memorandum sulla politica degli investimenti firmato dal presidente Trump, che collega direttamente lo sviluppo tecnologico interno alla protezione da investimenti stranieri in settori ritenuti sensibili. La parola d’ordine è chiara: “economic security is national security”, come ribadito dallo stesso Carr, che ha sottolineato come negli ultimi anni le infrastrutture di rete siano state oggetto di minacce reali, fisiche e cyber, da parte di potenze estere.
Il precedente: il caso cinese e la rete sotto attacco
Le preoccupazioni degli Stati Uniti non sono teoriche. Già nel 2020 le autorità statunitensi avevano bloccato quattro progetti di collegamento via cavo tra gli USA e Hong Kong per motivi di sicurezza nazionale. Da allora, l’attenzione nei confronti della vulnerabilità delle dorsali sottomarine non ha fatto che crescere, alimentata da una serie di episodi che hanno avuto ampia risonanza internazionale.
Tra i più rilevanti si ricordano l’interruzione di due cavi nel Mar Baltico, attribuita a un possibile sabotaggio, e le accuse lanciate da Taiwan contro navi cinesi, sospettate di aver reciso i due unici cavi che garantivano la connettività delle isole Matsu. A questi casi si aggiungono i danneggiamenti sospetti a tre cavi nel Mar Rosso, che secondo alcuni analisti sarebbero riconducibili agli attacchi degli Houthi contro l’infrastruttura di rete che collega Europa e Asia.
Le nuove misure in discussione
Il piano proposto dalla FCC sarà discusso ufficialmente nel corso dell’open meeting previsto per il 7 agosto 2025. Se approvato, porterà all’adozione di un nuovo framework normativo. Tra le misure principali figura l’introduzione di una presunzione di diniego per tutte le richieste di licenza da parte di soggetti controllati da “competitor” stranieri, con particolare attenzione ai colossi cinesi come Huawei, ZTE, China Telecom e China Mobile.
Viene inoltre vietato l’uso di apparecchiature incluse nella lista nera della FCC, e vengonoimposti requisiti avanzati sia in termini di sicurezza informatica sia di protezione fisica dell’infrastruttura. Una parte rilevante della proposta è dedicata alla semplificazione delle procedure di autorizzazione, con l’obiettivo di accelerare gli investimenti per l’implementazione di nuove dorsali.
Parallelamente, la FCC ha avviato una consultazione pubblica per esplorare ulteriori misure di rafforzamento. Tra queste, la possibilità di esentare dalla revisione del Team Telecom le licenze che rispettano uno standard di sicurezza elevato, così da favorire lo sviluppo di nuovi cavi in ambienti controllati. Particolare attenzione sarà dedicata anche alla promozione dell’uso di tecnologie statunitensi per la manutenzione e la riparazione delle reti, oltre che all’utilizzo di navi americane nei lavori offshore.
Il peso geopolitico dei cavi sottomarini
Negli ultimi anni, il controllo delle infrastrutture digitali è diventato un tema centrale nelle relazioni internazionali. I cavi sottomarini, grazie alla loro capacità di garantire connettività tra continenti, non sono più solo un asset tecnologico, ma uno strumento di influenza geopolitica. La loro gestione, manutenzione e proprietà si intersecano con interessi strategici e logiche di potere che vanno ben oltre l’ambito tecnologico.
La mossa americana appare dunque come una risposta al bisogno di sovranità digitale in un’epoca in cui la frammentazione della rete sembra sempre più probabile. La possibilità che si creino reti parallele, controllate da alleanze regionali o blocchi economici, è uno scenario tutt’altro che remoto. L’iniziativa della FCC potrebbe infatti innescare un effetto domino, spingendo altri Paesi a rivedere le proprie regole di accesso e a rafforzare le misure di controllo sugli investimenti infrastrutturali stranieri.
L’impatto per l’Europa e l’Italia
Per l’Unione Europea, il rafforzamento delle misure americane rappresenta un segnale da non ignorare. Anche se in Europa non esiste ancora un quadro unitario paragonabile a quello della FCC, il dibattito sulla sicurezza delle reti è sempre più acceso, soprattutto in Paesi come Francia e Germania. In Italia, dove l’implementazione della rete in fibra ha seguito una logica prevalentemente terrestre, il tema delle dorsali sottomarine potrebbe riemergere con forza, soprattutto alla luce della crescente dipendenza dai cavi che collegano il Mediterraneo al resto del mondo.
Il nostro Paese è uno snodo naturale tra continenti, con hub strategici come quelli di Palermo, Bari e Genova che connettono l’Europa con l’Africa e il Medio Oriente. Garantire la resilienza e la sicurezza dei collegamenti internazionali, anche via mare, è un elemento che rientra a pieno titolo nella strategia digitale nazionale.
Il futuro passa sotto il mare
La decisione della FCC segna una svolta nella governance globale delle infrastrutture di rete. I cavi sottomarini non sono più un semplice asset tecnico, ma un vero e proprio terreno di confronto tra modelli di sviluppo, di sicurezza e di controllo. Gli Stati Uniti hanno scelto di blindare la propria infrastruttura per tutelare la sovranità digitale e accelerare l’adozione dell’intelligenza artificiale. Una scelta che in qualche modo coinvolge in prospettiva anche l’Europa e l’Italia, chiamate a elaborare una prorpia strategia comune su qesti temi.