Il ballo di Cardani

Il nuovo presidente di Agcom lancia la sua sfida: fare dell’Authority una realtà più forte perché basata sull’integrazione delle professionalità dei suoi membri, più trasparente e più veloce nelle decisioni

Pubblicato il 15 Ott 2012

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Bonario, pacato, pieno di buon senso e concretezza, disponibile al dialogo, meno giurista ma più economista: così si è mostrato, nella sua prima uscita pubblica al convegno Between a Capri, il nuovo presidente di Agcom. Ma non per questo poco determinato. Anche nel difendere la professionalità propria e degli altri quattro colleghi dalle accese polemiche che ne hanno accompagnato la nomina: “Ci hanno dipinti come mandatari di interessi oscuri, ma non è così.

Siamo persone con forti competenze professionali specifiche, ben integrate fra loro”. Nella mente di Cardani vi è un’Agcom diversa. Più forte perché basata sull’integrazione delle professionalità dei suoi membri, più improntata alla collegialità, più trasparente, più veloce nelle decisioni, meno sensibile alle pressioni esterne. Il tempo dirà se queste premesse verranno realizzate. Ci pare però giusto segnalare la volontà di cambio di passo, la voglia di “parlare per delibere piuttosto che per microfono”. I dossier sul tavolo di Agcom sono complessi e delicati, anche per le implicazioni politiche che comportano (si pensi al problema delle frequenze). Mostrarsi preparati professionalmente ma anche indipendenti dalle pressioni politiche (che non mancheranno) sarà il primo banco di prova.

Oltre alla tv, l’Agcom di Cardani dovrà regolare un settore come quello delle Tlc molto competitivo, fortemente dinamico, con nuovi servizi che nascono ogni giorno, con grande necessità di investimenti continui in innovazione, ma anche con margini in calo, con l’ingresso nel mercato di nuovi potenti protagonisti come gli Ott, con una evidente crisi di identità.

Tutto questo ha portato a livelli di litigiosità fra competitor non riscontrati in altri settori. Siamo addirittura arrivati ad un ricorso contro un comunicato stampa. Ne guadagnano gli studi legali, ma i vantaggi per le aziende sono scarsi. Non può dunque fare che bene l’idea di importare da Bruxelles la pratica della “notifica irrituale e provvisoria”. Scambi informali fra le parti per smorzare i contenziosi e dare maggiori certezze alle aziende. Perché il nuovo corso funzioni, però, anche le aziende dovranno mostrare più fiducia in Agcom e nella sua terzietà. Sfuggendo alla tentazione di scaricare sull’Authority quelli che non sono contrasti regolatori ma conflitti di mercato. Cardani avrà successo se riuscirà a non ballare da solo.

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