STRATEGIE

La doppia faccia di Avio, lo spazio gioca da solo

La cessione della divisione aerea alla GE rilancia la centralità dell’azienda nella filiera internazionale. Restano fuori dall’operazione le attività aerospaziali

Pubblicato il 19 Gen 2013

Roberto Giovannini

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Formalmente non c’è stato ancora il “closing” dell’operazione. Ma a scanso di (improbabili) sorprese, Avio, società controllata dal fondo di private equity Cinven e in cui è presente lo Stato con il 14% attraverso Finmeccanica, vende alla GE Aviation dell’americana General Electric la divisione del gruppo specializzata nella componentistica per gli aeroplani.

Un’affare da 3,3 miliardi di euro, considerato “positivo” dal governo Monti. In mano all’Avio resterà la divisione aerospaziale, importante player del settore e protagonista nella realizzazione del razzo vettore europeo Vega. Difficile girarci intorno: l’Italia perde un altro tassello della sua industria, per di più un pezzo tecnologicamente avanzato e capace di stare sui mercati internazionali, tanto da fatturare lo scorso anno ben 2 miliardi di euro di cui l’80% all’estero, con un margine operativo lordo di 380 milioni di euro. Anche Finmeccanica esce dal settore definitivamente.
In un’intervista, l’ad Francesco Caio ha detto che “quel che importa non è l’origine o il ‘passaporto’ del capitale, ma la sua destinazione. L’accordo sancisce il riconoscimento della centralità di Avio nella filiera aeronautica globale e offre alla società un futuro di sviluppo”. Sempre per Caio, con l’operazione Avio diventa un centro di eccellenza per tutto il gruppo GE sulle tecnologie delle trasmissioni meccaniche e delle turbine di bassa pressione, che dall’aeronautica potranno passare anche ad altri settori. GE conta di investire per lo sviluppo delle attività aeronautiche di Avio 1,1 miliardi di dollari in 10 anni. Finmeccanica incasserà dalla cessione di Avio a GE 260 milioni, destinati alla riduzione del livello di indebitamento del gruppo. Per Cinven, l’operazione è fruttuosa: genererà una plusvalenza per circa 1 miliardo di euro.

Fondata nel 1908 a Torino, Avio ha 5.300 dipendenti, 4.500 dei quali in Italia e circa 800 nella divisione spazio. Nell’industria dei motori aerei con propulsione a reazione fornisce sistemi di trasmissione, turbine di bassa pressione, combustori e altri componenti. Sorta negli anni ‘90 dalla fusione tra Fiat Avio e Alfa Avio, è stata venduta da Fiat nel 2003 al fondo Carlyle che a sua volta l’ha ceduta con una plusvalenza di un miliardo di euro nel 2006 al fondo europeo di private equity Cinven, con Finmeccanica a svolgere un ruolo di partner industriale. Nel 2011 i ricavi del solo settore aeronautico sono stati di 1,7 miliardi, di cui la metà generati dalla vendita di componenti a GE e alle sue jv. Il prezzo d’acquisto – comprende il completo accollo dei debiti – pagato da GE per la divisione aerea di Avio rappresenta un multiplo pari a 8,5 volte l’ebitda previsto per l’anno fiscale 2012. Come detto, dalla fusione restano fuori le attività nell’aerospazio, che dopo il successo del lanciatore Vega pone Avio tra i leader europei del settore. L’azionariato della società aerospaziale resterà fino a nuovi ordini suddiviso, come oggi, tra l’81% del fondo Cinven, il 14% di Finmeccanica e un 5% per le stock option dei manager. Caio non esclude però la definizione futura di nuove alleanze industriali su scala europea; magari all’interno di un prevedibile processo di integrazione in Europa. Intanto Vega – della cui progettazione e realizzazione Avio è protagonista – alla recente Conferenza ministeriale di Napoli ha incassato l’ingresso nel finanziamento da parte della Germania con 9 milioni. E, più in prospettiva, per Avio c’è la possibilità di intervenire nel futuro razzo vettore “medio” Ariane 6, che utilizzerà come booster i motori a propellente solido realizzati proprio da Avio.

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