Tim gioca un “secondo tempo” della sua partita di trasformazione. La strategia è stata rilanciata dall’Ad Pietro Labriola, in occasione del Thea Club organizzato da The Europea House Ambrosetti.
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Il secondo tempo: “Una scelta di coraggio”
“Un ‘secondo tempo’ che nasce da scelte coraggiose e che ci ha portato ad avere oggi un modello più sostenibile, una struttura più solida, una visione industriale che guarda lontano – scrive Labriola su Linekdin – La trasformazione è stata profonda, ma non è un punto di arrivo. Per crescere oggi dobbiamo continuare a innovare, investire nelle tecnologie che contano dal 5G al cloud, proteggere le nostre infrastrutture e i nostri dati, e affrontare con realismo i nodi che limitano lo sviluppo del settore: regole poco allineate, costi non competitivi, modelli superati. Sono temi che riguardano non solo Tim, ma l’intera filiera digitale, e in definitiva la crescita digitale dell’Italia”.
Continuità e collaborazione
E ora si punta su continuità e collaborazione. “È su questo che stiamo lavorando a livello nazionale e internazionale, ad esempio con Asstel, Gsma, Connect Europe – spiega l’Ad – ma anche grazie al dialogo con Alessio Butti, Roberto Viola, Agcom e Alessio Butti, Roberto Viola, Agcom e insieme a Gianluca Corti, Luigi De Vecchis, Diego Galli, Giuseppe Gola, Andrea Lubian, Andrea Missori, Federico Protto, Walter Renna, Andrea Duilio, Bendetto Levi, Salvatore Turrisi, Massimo Sarmi e tanti altri. Chi lavora per un digitale più semplice, sicuro e accessibile può avere un impatto significativo sulle vite di tanti, per questo è importante farlo insieme”.
Il manifesto di Asstel
Labriola nel suo ruolo di presidente di Asstel ha di recente lanciato il Manifesto per la crescita digitale dell’Italia, un piano in sette punti che mira a sbloccare il potenziale del settore, rallentato secondo i vertici di Asstel da regole e da squilibri sistemici.
I sette punti del Manifesto
In particolare, la roadmap da qui al 2027 si propone di affrontare una serie di temi considerati strategici per lo sviluppo della filiera, e non solo.
Rappresentanza forte, unitaria e inclusiva, da garantire facendo leva su un modello associativo rinnovato e un Gruppo di Lavoro Strategico operativo consultivo degli Organi Direttivi.
Regole chiare in Italia e in Europa per attrarre investimenti, con la promozione di un quadro normativo stabile, competitivo e trasparente, che garantisca pari condizioni di mercato e favorisca l’innovazione.
Infrastrutture digitali per lo sviluppo, con il sostegno agli investimenti in connettività avanzata e nella digitalizzazione dei nodi strategici del Paese – porti, aeroporti, distretti industriali, stazioni – per accelerare la trasformazione dei servizi, rafforzare la manifattura e abilitare l’industria 5.0, nella convinzione che le Tlc siano un elemento essenziale per la modernizzazione dell’economia italiana. Investire in infrastrutture digitali significa anche rafforzare la sovranità digitale nazionale e garantire la sicurezza delle reti, presidi strategici per l’autonomia tecnologica e la resilienza del sistema Paese. Ma con una richiesta chiara: che questi investimenti abbiano un ritorno, come accade in ogni settore industriale.
Costo delle frequenze sostenibili, attraverso una revisione dell’allocazione delle frequenze, in un’ottica non onerosa, in linea con la reale redditività dei servizi così come fatto negli ultimi mesi già da altri Paesi europei.
Energia a costi competitivi per la filiera, con interventi normativi e regolamentari che riconoscano il ruolo strategico delle imprese ad alta intensità energetica, e misure volte ad incidere su oneri, fiscalità e meccanismi di premialità per l’accesso all’energia da fonti rinnovabili. Le imprese della filiera, che garantiscono consumi stabili e supportano l’equilibrio del sistema elettrico, devono operare in un contesto coerente con gli obiettivi della transizione digitale, senza essere penalizzate da costi sproporzionati che rallentano sensibilmente lo sviluppo del cloud e delle infrastrutture digitali.
Evoluzione dei call center, con la promozione di interventi strutturali per accompagnare la trasformazione del settore, messo in crisi dall’esplosione dei canali digitali e self-service che riducono drasticamente il traffico delle telefonate tradizionali. Servono programmi di riqualificazione verso nuove mansioni e una revisione normativa che introduca chiamate a pagamento ed estenda gli obblighi di assistenza anche agli Over the Top, per garantire un modello più sostenibile ed equo.
Competenze e lavoro qualificato per competere, attraverso politiche industriali lungimiranti, strumenti di flessibilità moderni e percorsi di formazione continua.