Le telco ci ripensano: meno Pvs più domestic market

Secondo gli analisti di Prtm le principali compagnie di Tlc stanno rivedendo i propri piani di investimento ricalibrandoli sui mercati locali. Vivendi pronta ad abbandonare il progetto pan-africano e Vodafone ridimensiona le ambizioni nei Paesi emergenti

Pubblicato il 07 Feb 2011

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Le aziende telefoniche, che l’anno scorso hanno effettuato
acquisizioni sui mercati emergenti per un valore di 116 miliardi di
dollari, potrebbero investire meno all'estero e di più sui
mercati domestici nel 2011, nel tentativo di soddisfare il boom
della domanda di dati mobili alimentata da Apple iPhone e dagli
smartphone basati su Android. Secondo gli analisti di Prtm,
società di management consulting, gli operatori occidentali
saranno sempre più spinti a concentrarsi sui mercati nazionali e a
cercare un modo per monetizzare la richiesta di piani dati per i
cellulari.

“Osserviamo uno spostamento dell’ago della bilancia dai mercati
in via di sviluppo a quelli sviluppati”, afferma Ameet Shah,
partner di Prtm a Londra. “Per molto tempo il capitale ha
lasciato l’Europa per dirigersi altrove, ma oggi la situazione
torna in equilibrio”.

La spinta verso i mercati emergenti ha fatto sì che in alcuni di
questi Paesi si sia creato un eccesso di operatori, mentre le
tariffe delle telefonate sono precipitate: in India, per esempio, i
competitor sono più di dieci e telefonare dal cellulare costa meno
di un centesimo di dollaro al minuto. Al tempo stesso, la domanda
di device che consumano molti dati, come iPhone, iPad e i telefoni
Android, sta fortemente aumentando nei Paesi maturi: per esempio,
il numero di connessioni per dati mobili in Europa salirà in media
del 15% l’anno di qui al 2014 fino a 270 milioni, secondo Idc. I
due fenomeni concorrono a convincere le telco occidentali a tornare
a concentrarsi sul mercato domestico.

Diversi annunci recenti provano la mutata strategia delle telco per
il 2011. Vivendi a gennaio ha fatto sapere che intende abbandonare
l’idea di creare un gruppo telecom pan-africano, per concentrarsi
invece sul business domestico, possibilmente acquisendo da Vodafone
la quota di Sft che ancora non possiede. La stessa Vodafone, il
più grande operatore mobile per fatturato, ha ridimensionato le
sue ambizioni di espansione sui mercati emergenti, dopo aver
venduto l'anno scorso le partecipazioni in China Mobile e
Polkomtel (Polonia).

Questo ritorno agli investimenti in patria non vuol dire la fine
delle operazioni di M&A, sottolineano i consulenti di Prtm. Alcuni
operatori continuano a cercare acquisizioni selezionate sui nuovi
mercati, come France Telecom che si è diretta verso Iraq, Algeria
e Cambogia. Intanto la ricerca di una chiara leadership sui mercati
domestici potrebbe portare a una fase di consolidamento in Gran
Bretagna, dove 3 di Hutchison Whampoa fatica a tener testa ai
concorrenti in termini di market share. Negli Usa, T-Mobile di
Deutsche Telekom, secondo Prtm, si trova in una situazione
simile.

“Gli investitori accoglieranno positivamente questo nuovo
trend”, secondo Boris Boehm del fondo Aramea Asset Management di
Amburgo. “Gli esperimenti in cui molte telco si sono lanciate sui
mercati emergenti non sempre sono stati fruttuosi, occorre
conoscere molto bene il mercato locale. Fare soldi sul mercato
domestico è più facile”.

Più facile, ma non facile, nota ancora lo studio di Prtm. Occorre
capire come monetizzare il crescente uso dei dati e gestire la
spesa sulle infrastrutture necessaria per sostenere il boom. Anche
se Gartner prevede che le revenues globali delle applicazioni
mobili quasi triplicheranno a 15,1 miliardi di dollari nel 2011, la
maggior parte di questo guadagno andrà agli sviluppatori dei
programmi. Nel frattempo gli investimenti di rete annuali nella
sola Europa cresceranno del 28% da oggi al 2014 a 3,7 miliardi di
dollari, calcolano i ricercatori di Canalys.

La diffusione dell’uso dei dati mobili è stata “così veloce e
esplosiva” da cogliere di sorpresa gli operatori mobili, commenta
John Tysoe, fondatore di The Mobile world, società di consulenza
londinese che ha lavorato allo studio di Prtm. Trovare un modo per
gestire la crescita della domanda di dati sul mercato domestico
resta per le telco la sfida più critica, perché la strategia di
imporre tariffe a consumo al posto dei piani dati senza limite,
secondo Shah di Prtm, potrebbe rivelarsi difficile da far accettare
agli utenti.

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