FIBER TO ITALY

Ngn, Agcom apripista in Europa

Il caso italiano non ha pari e l’Authority sta ancora decidendo come muoversi: obblighi stringenti per l’incumbent potrebbero far scattare l’effetto domino per gli altri operatori

Pubblicato il 12 Mag 2014

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Il particolare sviluppo tutto italiano della banda ultralarga costringe Agcom a infilarsi in un cespuglio di rovi. La situazione è spinosa da regolamentare perché gli operatori hanno deciso di puntare sulle stesse tecnologie e nelle stesse zone.

In particolare, Fastweb sta installando cabinet (armadi) di fianco a quelli di Telecom Italia, per i servizi in fibra (Vdsl2). Nello stesso tempo, Fastweb comincia a proporsi come operatore all’ingrosso in quelle aree. Non ci sono casi analoghi in Europa. “Stiamo cercando di capire come regolare questa situazione”, spiegano dalla Direzione Reti e Servizi di Comunicazioni dell’Autorità. “Da una parte dobbiamo tenere conto che non tutti possono costruirsi una rete con fibra fino ai cabinet. Non solo per motivi economici ma anche perché è complicato ottenere i permessi comunali necessari. E quindi l’Autorità deve pensare a come aprire queste reti anche ad altri operatori. Dall’altra, se fissiamo obblighi molto stringenti su Telecom Italia creiamo un inedito effetto a cascata anche su Fastweb”.

Se le regole imposte all’incumbent dovessero favorire una concorrenza agguerrita in quelle zone e quindi il calo dei prezzi degli operatori che usano la rete Telecom, anche Fastweb sarà costretta a tenere bassi i propri: sia quelli al dettaglio sia quelli all’ingrosso. In altre parole verrebbe deprezzato anche l’investimento di Fastweb. Anche se quest’ultima – a differenza di Telecom – non è un operatore regolato.

“La prima delibera Agcom che prende atto di questo status sui generis è la 747/13 (la stessa che fissa i nuovi prezzi Ull). Nei paragrafi 150, 151 e 152 indica che Telecom dovrebbe avvisare gli altri operatori quando cabla un cabinet e vi mette un proprio sopralzo con gli apparati per fornire i servizi Vdsl2. In questo modo si può capire se altri operatori sono interessati ad aggiungere, a proprie spese, un ulteriore sopralzo per i propri servizi”, aggiungono da Agcom.

“È una misura apprezzata da Vodafone, che non vuole essere costretta a fare come Fastweb, cioè a creare da zero una propria rete in fibra fino agli armadi. In certi casi, preferirebbe limitarsi ad aggiungere un proprio sopralzo all’armadio e sfruttare la fibra già presente”. “Per l’esattezza, la 747 non introduce nuovi obblighi sui cabinet ma dà per scontato che questi debbano essere regolamentati. Rinvia quindi a una successiva decisione Agcom, dopo un tavolo tecnico che si è già concluso. Contiamo di chiudere la questione per maggio, vista l’urgenza”.

Agcom deciderà le modalità con cui Telecom deve annunciare la cablatura dei nuovi cabinet e con cui deve aprirli agli altri operatori. “Ricordiamo che al momento Telecom è obbligata ad aprire l’accesso ai doppini e alle centrali, ma non ad ospitare i concorrenti sui propri cabinet. Non è detto infatti che questi siano considerabili “essential facility”. A differenza delle centrali, infatti, possono essere duplicati, come sta facendo Fastweb”.

Fastweb e Telecom sono contrarie a nuovi obblighi. C’è anche la questione dei cabinet, infatti, tra i motivi per cui hanno fatto ricorso al Tar, qualche settimana fa, contro la 747/13 (tra l’altro i due operatori contestano da tempo il Wacc deciso da Agcom in questa delibera, cioè il valore di remunerazione del capitale investito da Telecom sulla rete, e quindi i prezzi di Ull finali). “Telecom non vuole una regolamentazione dei cabinet o almeno preferirebbe che Agcom facesse prima un’analisi di mercato”. Non vuole essere costretta ad annunciare sul proprio portale i nuovi cabinet cablati e a ospitare i concorrenti. Fastweb, dal canto suo, è contraria all’apertura dei cabinet Telecom nelle aree coperte dove ci sono anche i suoi. Sostiene che così verrebbe azzerato il vantaggio competitivo acquisito investendo. Fastweb solleva insomma la questione sui generis di una normativa che rischia di avere effetti limitanti anche su un operatore non regolamentato, penalizzandone gli investimenti decisi ben prima della 747,quando era ancora lontana l’idea di obbligare Telecom all’apertura degli armadi. L’obiettivo per Agcom resta quello di trovare con le nuove regole un equilibrio tra tutela degli investimenti e sostegno allo sviluppo della concorrenza. Ma è un concetto che ora va applicato in un contesto nuovo, senza pari in Europa. Agcom non ha esempi a cui ispirarsi. Sarà quindi costretta a farsi pioniera.

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