Ngn, il Berec alla Kroes: “Così non va”

L’organismo dei regolatori europei rimanda al mittente la bozza di raccomandazione Ngn chiedendo sostanziali modifiche, in particolare riguardo alle tariffe di unbundling e all’equivalence of input. Il parere non è vincolante, ma di fatto non si potrà non tenerne conto; non a caso si starebbe già lavorando a una seconda bozza

Pubblicato il 27 Mar 2013

Il diavolo – recita l’adagio – si nasconde nei dettagli. Ieri pomeriggio il Berec ha licenziato il proprio parere ufficiale sulla raccomandazione comunitaria in materia di obblighi di non discriminazione e metodologia dei costi per l’accesso alle reti di comunicazione elettronica (con l’obiettivo di spingere gli investimenti nel campo delle NGN). E quantunque il documento sia stato confezionato con toni garbati e concilianti, nei fatti esprime una serie di rilievi, per l’appunto racchiusi nei “dettagli” tecnici, che lasciano indovinare non poche perplessità tra le file dell’organismo dei regolatori europei delle tlc. Dubbi che per altro toccano due dei tre punti cardine del pacchetto di misure fortissimamente voluto dal Commissario europeo per l’Agenda Digitale Neelie Kroes. Il parere del Berec, infatti, sollecita modifiche tanto nel merito degli obblighi di non discriminazione per l’accesso al rame, quanto sulla metodologia di costo proposta da Bruxelles per pervenire ad una convergenza dei prezzi di unbundling.

Di più, i Garanti europei domandano la costituzione di una task force speciale Commissione-Berec incaricata di “sorvegliare l’impatto concreto” della raccomandazione, in particolare “su concorrenza e investimenti”. La prova più lampante che non si fidano fino in fondo del testo comunitario, tant’è vero che il parere fa esplicito riferimento al rischio di “conseguenze indesiderate”.

Venendo ai particolari, come è noto, il piano della Commissione esige che tutti i paesi membri portino entro il 2016 i prezzi dell’Ull in una banda compresa tra 8 e 10 euro. Il che avrebbe l’effetto, da alcuni ritenuto perverso, di far salire il listino in almeno 10 stati. Il Berec non si spinge sino a contestare apertamente questa misura, ma di fatto desidererebbe svuotarla di senso. In breve, se da un lato i regolatori sostengono “l’obiettivo della Commissione di arrivare a prezzi del rame stabili”, d’altro canto giudicano imperativo “tenere in debito conto la varietà e la complessità delle diverse situazioni in Europa”. E proprio in virtù di ciò, domandano che “la Commissione chiarisca esplicitamente nel testo della raccomandazione che la forchetta 8/10 euro non è obbligatoria” e che dunque l’allineamento dei prezzi potrà essere aggirato in caso di “circostanze oggettivamente giustificabili”.

Stessa musica, grossomodo, per le norme di non discriminazione. Sempre ponendo l’accento sulla specificità di ciascun contesto nazionale, il Berec invita la Commissione a lasciare ai singoli regolatori nazionali la libertà di decidere se applicare o meno il cosiddetto “equivalence of input” (ossia parità d’accesso per tutti). Questa richiesta riflette profondi disaccordi tra gli stessi Garanti sulle modalità suggerite da Bruxelles per assicurare più equità tra incumbent e operatori alternativi.

A quanto pare, proprio queste divergenze di vedute sarebbero all’origine del ritardo con cui è stato approvato il parere. Che, in effetti, avrebbe dovuto essere votato nel corso dell’ultima plenaria dell’organismo tenutasi a Lubiana il 7 e l’8 marzo scorsi. In quella sede, la Commissione europea aveva esercitato forti pressioni sui regolatori per concordare un compromesso favorevole al pacchetto. Addirittura, al termine del conclave sloveno, e nonostante l’approvazione del parere fosse stata rinviata di due settimane, il Commissario per l’Agenda Digitale Neelie Kroes aveva pubblicato un comunicato in cui si congratulava per “l’opinione positiva” dei regolatori. Una mossa che, col senno di poi, si è rivelata affrettata.

Certo, le osservazioni espresse dal Berec non sono vincolanti, ma è difficile credere che Bruxelles possa varare un piano dalle implicazioni così vaste senza il favore degli organismi che in definitiva devono recepirne e attuarne le misure. Fonti interne alla Commissione, non a caso, fanno sapere che si starebbe già lavorando ad una seconda bozza, dopo che la prima (a prescindere dal giudizio del Berec) aveva suscitato diverse reazioni negative. Il problema è che adesso ai rilievi critici dei regolatori potrebbero presto aggiungersi quelli dei governi. Prima di essere presentata ufficialmente la raccomandazione dovrà essere sottoposta al vaglio del Cocom, il comitato tecnico in cui siedono i rappresentanti dei paesi membri. E anche qui, ad ascoltare i più informati, si profila una bella battaglia che potrebbe far ritardare, o addirittura affossare, l’entrata in vigore del piano tanto caro alla Kroes.

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