FIBER TO ITALY

Ngn, Telecom Italia gioca al rialzo

La copertura in banda ultralarga oltre gli obiettivi del piano 2014-2016: si mira al 75% della popolazione al 2020. Riflettori puntati sul multi-system vectoring, ma bisognerà sciogliere il nodo regole. D’Orazio: “Italia unico Paese al mondo con più di una rete Fttc nella stessa area”

Pubblicato il 13 Mag 2014

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Telecom Italia progetta già una copertura in banda ultra larga per andare oltre gli obiettivi dell’ultimo piano industriale (2014-2016), a quanto riferisce al Corriere delle Comunicazioni.

Pensa infatti che al 2020 sarà sul 70-75% della popolazione (rispetto al 50% previsto al 2016 dal piano triennale della società). Tale risultato dipenderà però anche dallo sviluppo tecnologico dei prossimi anni e dalle regole che saranno introdotte nel settore. Al momento, il piano Telecom coinvolge 68 città, di cui 48 già servite dall’offerta commerciale e altre 20 interessate dai lavori di copertura.

“L’obiettivo è sviluppare nel modo più veloce possibile la copertura; quindi è più veloce, facile ed economico lavorare nei grossi centri urbani, con fibra ottica fino agli armadi (Fttc). Per ora abbiamo una rete fibra nelle case solo a Milano”, spiega Giancarlo D’Orazio, Responsabile pianificazione rete Telecom Italia.

“Questa scelta tecnologica ci dà grande flessibilità per gli sviluppi futuri della rete. Per i prossimi anni abbiamo quindi un’alternativa. Potremmo passare a una rete fibra nelle case, nelle zone che stiamo coprendo ora con fibra fino agli armadi. Oppure potremmo sfruttare le evoluzioni tecnologiche che permetteranno di aumentare la velocità su una rete mista fibra e rame”, aggiunge.

Per esempio è in arrivo la tecnologia G-Fast, che permette di arrivare fino a un Gigabit al secondo su una rete dove la fibra va poco oltre gli armadi e si ferma alla base del palazzo. L’operatore eviterebbe quindi di mettere la fibra fin dentro il palazzo; intervento piuttosto complicato e oneroso. “Altre soluzioni sono ancora più promettenti: soluzioni simili al G-Fast ma adottabili su Fttc. Sono però ancora da valutare e certo arriveranno dopo il G-Fast”, spiega D’Orazio.

Altra questione è il vectoring, tecnologia che già ora permetterebbe di arrivare a 100 Megabit su Fttc. Il problema è che il vectoring non può essere utilizzato nelle zone dove ci sono due o più reti Fttc (come capita in Italia, con Telecom e Fastweb).

Per risolvere il problema, gli operatori stanno studiando soluzioni multi system vectoring, che però sono ancora immature. “Non è possibile prevedere al momento quando saranno disponibili. Il punto è che l’Italia è il solo Paese al mondo con più di una rete Fttc in una stessa zona”, puntualizza D’Orazio.

È una questione studiata anche da Agcom, nei tavoli con gli operatori. Al momento Fastweb riesce a sfiorare i 100 Megabit in modalità Fttc senza bisogno di usare il vectoring, “ma la velocità tenderà a scendere man mano che aumenteranno gli abbonati e quindi le interferenze sui doppini. Il vectoring consente appunto di ridurle al minimo”, spiega D’Orazio.

Ci sono nodi da sciogliere anche per quel che riguarda la copertura. “Certamente andremo oltre il 50% di popolazione: crediamo di poter arrivare orientativamente al 70-75% nel 2020. Dipenderà dalle evoluzioni tecnologiche e anche da quanto avrà successo la nostra offerta”, dice D’Orazio. A tal proposito “negli ultimi mesi cominciamo a vedere una crescita interessante degli abbonamenti in fibra”. “Ma non potremo arrivare al 100% di popolazione coperta, con le sole nostre forze. Servirà quindi l’integrazione del piano di sviluppo della Fibra con fondi pubblici per coprire le aree cosiddette a ‘fallimento di mercato”, aggiunge il manager.

Telecom Italia ha vinto entrambi i bandi finora aggiudicati dal ministero dello Sviluppo economico – in Campania e in Molise – per favorire la massima diffusione della banda ultralarga e sta gareggiando per il bando della Calabria. Resta da vedere a quanto ammonteranno i nuovi fondi europei e nazionali (2014-2020) stanziati dall’Italia per questo piano.

L’altra partita da giocare sono le regole per gli scavi. “Tendiamo a usare quanto più possibile le infrastrutture esistenti. Il problema degli scavi si porrà man mano che usciremo dalle aree urbane principali, con la rete Fttc”, dice D’Orazio. “Cerchiamo soluzioni per ridurre i costi di scavo, ad esempio accordandoci con gli operatori alternativi e con le utility per condividere i lavori. Alcuni Comuni ci rendono la vita più facile, favorendo soluzioni tecniche innovative di scavo; altri invece no. Questa disparità tra comuni non ci aiuta allo sviluppo dei progetti”.

Un problema è che “gli effetti del regolamento scavi sono stato inferiori alle aspettative”, soprattutto perché, conclude il manager “alla fine non è stato imposto l’obbligo – prima ipotizzato – ai costruttori di predisporre i nuovi edifici con cavi per il passaggio della fibra ottica”.

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