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Non solo reti fisse, la grande marcia verso il 5G

I protagonisti del mercato a dibattito nelle due tavole rotonde “Nuove reti per nuovi servizi”. Ravera (Asstel): “Senza infrastrutture non possiamo competere. Se vogliamo essere competitivi smettiamola di perdere tempo e passiamo ai fatti”

Pubblicato il 14 Giu 2017

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Investimenti tecnologici, banda ultralarga, nuove reti e servizi 5G e progetti in campo. Sono questi i temi al centro della Tavola rotonda “Nuove reti per nuovi servizi”, andata in scena nella mattinata di oggi a Roma in occasione di Telco per l’Italia. Durante l’evento annuale di CorCom dedicato al mondo delle Tlc le società di telecomunicazioni e le network company che operano in Italia hanno descritto lo stato dell’arte, sottolineando le opportunità offerte dall’upgrade delle reti di telecomunicazioni, sulle quali viaggeranno nuovi servizi che avranno bisogno di performance, stabilità e sicurezza.

Una sfida che secondo i top manager delle compagnie che hanno animato il dibattito (Huawei, Ericsson, Nokia, Colt, Prysmian, VMware, Red Hat, Comarch, Cisco e Sirti) e secondo Asstel riguarda tutto il sistema Paese e tocca da vicino anche il mondo del lavoro, fra sviluppo delle competenze e coinvolgimento delle nuove generazioni.

Dina Ravera, presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel: “Oggi c’è una presa di coscienza da parte di tutti che il mondo è basato sulle reti, fisse o mobili che siano. Senza non si può competere, non solo in una singola città ma sul mercato internazionale. L’Italia è un Paese che ha un know how pazzesco e una capacità di creare, trovare idee ed essere imprenditori che va sfruttato. Il mondo che diventa un mercato unico ha bisogno sicuramente di più competenze, ma senza reti non si va lontano. Fortunatamente stiamo cercando di colmare un gap in tempi rapidi. Dalla normativa sul catasto al rapporto con gli enti territoriali, dobbiamo metterci a lavorare insieme al governo, all’Anci e alle istituzioni per non perdere tempo.

Sul fronte mobile stiamo assistendo a risultati splendidi ma non basta perché è già tempo di 5G. Dobbiamo essere pratici e servono regole identiche in tutte le regole del mondo. Dal 1999 in Italia non riusciamo a risolvere il problema dei limiti elettromagnetici e questo rende l’idea dei ritardi. Senza allineamento al resto del mondo la rete non si fa ei grandi investitori non verranno a investire in Italia. Semplicemente perché non si può competere con il resto del mondo. Non possiamo perdere l’occasione di realizzare le nuove reti e sviluppare servizi innovativi.

Lo scenario che abbiamo davanti avrà un grande impatto sul mondo del lavoro. Cambiano le professioni, ma non dobbiamo vedere questo aspetto come opportunità, non come rischio. Penso ai nostri giovani che sono strepitosi e che se affiancati agli esperti e a chi ha esperienza possono scaricare a terra una forza pazzesca. I fondi per la formazione e la riqualificazione ci sono. Inutile fare finta di difendere le professioni che non esistono più. Dobbiamo aiutare chi lavora e far entrare i giovani sul mercato. L’accordo che abbiamo stretto con Anpal va proprio in questa direzione. Qualche tempo fa il Papa ha detto che giovani e anziani devono imparare a sognare insieme e che è necessario scegliere fra sentirti vittime e lamentarsi oppure fare. Noi abbiamo scelto di fare”.

Luigi De Vecchis, vicepresidente Huawei Italia: “Il nostro obiettivo è la modernizzazione del Paese e non abbiamo mai cambiato idea. Bisogna ammettere che a fronte dei miliardi investiti nessuno può dire che i lavori danno soddisfazione. La digitalizzazione del Paese la stanno portando avanti le imprese, che si stanno sforzando nonostante i margini bassi. Noi abbiamo sempre puntato tutto sulla ricerca e lo sviluppo.

Oggi c’è una corsa fortissima ai gigabyte e stiamo investendo cercando di anticipare alcune caratteristiche importanti del 5G. A guidare lo sviluppo oggi è principalmente la user experience e il comportamento degli utenti. Noi stiamo lavorando anche sul 4.5G e sull’intelligenza artificiale che sarà più facilmente abilitata dalle nuove reti. Un segnale importante sta arrivando dai giovani imprenditori che vogliono innovare, non solo sfruttando gli incentivi 4.0 ma inventando nuove offerte al mercato”.

Riccardo Mascolo, head of Strategy, Marketing and Business Development di Ericsson Italia: “Domani presenteremo a Roma un rapporto che descrive pienamente lo scenario globale. Il traffico dati schizzerà dagli attuali 8,8 exabyte al mese a 71 exabyte nel 2022. Cioè un aumento di 8 volte nell’arco di 6 anni, durante i quali crescerà rapidamente il numero di sottoscrizioni mobile broadband. Nel 2022 registreremo 1milione nuovi utenti al giorno, 5miliardi di sim abilitate Lte e 500 milioni di schede abilitate 5G. Fra 6 anni ci saranno 18 miliardi di device IoT connessi alla Rete e di questi 1,5 miliardi lo saranno tramite tramite rete cellulare. Sono dati che testimoniano il grande fermento. Grazie alle piattaforme 4G siamo riusciti a migliorare la user experience, ma il 5G deve essere affrontato con una logica diversa orientata al business.

Ci sono 3 obiettivi da perseguire: guidare il mercato a creare nuovi business, far evolvere le infrastrutture e creare ecosistema che faccia del 5G un volano di trasformazione digitale. A febbraio abbiamo presentato la nostra piattaforma network 5G che fa leva sulle caratteristiche delle nuove reti per consentire agli di sviluppare nuovi servire per industrie, partner e altri soggetti. Crediamo che la grande sfida sia creare l’ecosistema, perché l’impatto potenziale della trasformazione digitale è elevatissimo. Secondo le nostre stime a livello globale tale impatto nel 2026 potrà essere di 3.300 miliardi in 8 settori industriali (manifattura, sicurezza, sanità, utility, media, auto, trasporti, finanza, ndr), di cui 1200 miliardi saranno abilitati dal 5G. E anche per l’Italia l’occasione è ghiotta: l’impatto potenziale per il nostro paese è di 78miliardi, di cui 29,5 abilitati dal 5G. Ed è bene ricordare che c’è un’importante esigenza di anticipare alcune funzionalità del 5G sulle reti attuali. Ecco perché bisogna lavorare facendo squadra e perché noi stiamo scommettendo sulle sinergie che abbiamo con 33 operatori, 20 partner industriali e 45 tra università e centri di ricerca”.

Franco Micoli, head of Government Relations Italy & South East Europe di Nokia: “Noi stiamo lavorando sulle reti del futuro con una vision di lungo periodo. Dobbiamo sfruttare le due caratteristiche essenziali delle nuove reti: la capacità esplosiva della banda e la riduzione al minimo dei tempi di latenza. Le reti devono inoltre diventare sempre più automatizzate. Queste sono le tre dimensioni che abiliteranno la Gigabit Society. Noi oggi stiamo lavorando sulle reti di accesso fisso su rame e soprattutto su fibra, sperimentando connessioni fino a 25 Giga con l’obiettivo di salite fino ai 40 gigabyte.

Il 5G diventerà nei prossimi anni la piattaforma di riferimento che sarà fondamentale anche per tutti gli altri settori verticali. Sulle nuove reti si appoggeranno tutti e per questo motivo abbiamo una grande responsabilità. Non possiamo però prescindere da una costatazione: la digitalizzazione deve comprendere anche la sicurezza. Deve essere un mantra perché senza sicurezza non c’è fiducia. E senza fiducia non ci può essere ecosistema”.

Mimmo Zappi, amministratore delegato di Colt Technology Services: “Il business in Italia pesa per il 10% sul nostro volume d’affari. Noi siamo una multinazionale B2B che opera in tre continenti e dal nostro punto di vista le cose stanno andando bene sia a livello globale sia in Italia. Amazon e Google hanno tagliato qualche giorno fa il traguardo dei 1.000 dollari a Wall Street e questa notizia ci fa capire quanto la digital society stiamo crescendo rapidamente. Ma il boom economia digitale sta soprattutto mettendo al centro dello scenario il ruolo chiave dei data center, dove risiedono le informazioni. Oggi sempre più aziende voglio flessibilizzare il canone e pagare il giusto. Noi negli ultimi 18 mesi siamo usciti dal cloud e abbiamo dirtottato gli investimenti sulle infrastrutture di Tlc. Ora stiamo completando il nostro network globale e italiano per offrire scalabilità e flessibilità. Il mercato cambia continuamente e noi dobbiamo stare ai suoi tempi. Dobbiamo anche accompagnare i lavoratori in questo periodo di cambiamento. L’ingresso dei giovani è importante e vanno abituati al mondo del lavoro con più pratica e meno teorie”.

Antoni Bosch Guilamany, vicepresident Telecom Solutions di Prysmian Group: “Noi siamo concentrati sulla rete fissa. Il mercato è in crescita non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Stiamo investendo moltissimo e lo dimostrano i 250 milioni di investimento triennale stanziati per la fibra e i cavi in fibra, molti dei quali sosterranno i nostri stabilimenti del Sud-Italia. Stiamo anche lavorando alle soluzioni innovative futur-proof, puntando necessariamente sulla qualità. E progettando una rete con un orizzonte temporale di 30 anni, anche se sappiamo che subirà nel tempo diversi impatti dal 5G in termini di accesso. C’è bisogno di velocità simmetriche, latenze bassissime e qualità della user experience. Serviranno moltissimi siti radio e più frequenze ed è per questi motivi dobbiamo costruire quindi una rete in fibra molto che permetta tutto questo”.

Alberto Bullani, country manager di VMware Italia: “Oggi l’83% dei server girano sui nostri sistemi virtualizzati, dalle banche agli aerei passando per gli ospedali. Noi abbiamo inventato la virtualizzazione portando la tecnologia ad alti livelli e garantendo moltissimi benefici. Stiamo mettendo la nostra esperienza nel mondo IT a disposizione del mondo telco. Oggi lavoriamo con oltre 45 operatori e abbiamo molti progetti in campo. Stiamo allargando il nostro business e sentiamo molto il tema delle competenze. Le risorse le stiamo prendendo dal mondo telco e dai loro partner. Le acquisiamo da fuori perché sono già inserite in un mercato dinamico”.

Susana de Jong, Emea sales manager Telco Vertical di Red Hat: “Noi proponiamo una gamma completa di software open source per l’industria dell’IT, includendo soluzioni virtualizzate, big data, IoT, video on demand e servizi M2M. Le stime di Ericsson prevede una moltiplicazione rapidissima del traffico dati e una crescita rapida degli utenti mobili. Oggi le aziende di Tlc possono avvalersi del cloud e di tecnologie open source per trasformare le infrastrutture legacy e offrire servizi innovative. Noi offriamo flessibilità senza effetto lock-in e questo è importantissimo. Garantiamo più interoperabilità e sicurezza, mettendo a disposizione il nostro know how. L’approccio open source ci permette di lavorare con moltissime compagnie, diverse università e community varie per implementare lo sviluppo dell’industria IT. Il nostro obiettivo è affermarci come leader del settore tecnologico e sostenere la crescita del mercato dell’Information technology”.

Gianmario Iamoni, business development manager Telecommunications BU di Comarch Italy: “Come fornitori di soluzioni software per le telco ci siamo posti l’obiettivo di favorire la trasformazione digitale delle aziende e più in generale della società. In particolare ci stiamo sforzando tenendo presenti gli utenti che chiedono servizi sempre più veloci e personalizzati e gli OTT che hanno stabilito un nuovo paradigma di customer experience, garantendo affidabilità ed efficienza. Gli operatori telco devono quindi diventare delle compagnie digitali e offrire servizi innovativi in tempi rapidi. Il rischio è che gli operatori tradizionali vengano scavalcati da Facebook, Google e altri.

Secondo noi è necessario sfruttare il vantaggio competitivo che offre la rete, in termini di informazioni sui modelli di utilizzo degli utenti e di manutenzione predittiva; velocizzare lo sviluppo dei servizi, cecando di favorire una sperimentazione in parallelo di più soluzioni che consenta di scartare subito quelle non idonee; automatizzare le procedure eseguite manualmente. Il 5G sarà chiamato a rispondere a esigenze nuove: non solo velocità ma multimedialità, IoT massivo e mission-critical. I settori verticali avranno a disposizioni più opportunità. Noi ci stiamo concentrando su healthcare, smart metering, connected car e smart retail.

Gianmatteo Manghi, direttore commerciale di Cisco Italia: “Questa grande capacità di ultrabroadband la sfrutteremo? La disponibilità in tutto il Paese porterà dei benefici in termini di accelerazione della trasformazione digitale? E che caratteristiche devono avere le reti per avere un reale impatto positivo? Sono domande che dobbiamo porci. Da 2005 al 2016 il traffico dati è aumentato di più di 100 volte e dal 2016 al 2021 continuerà ad aumentare rapidamente. Ma la banda ultralarga è come il bagagliaio della macchina: lo possiamo prendere più ampio ma riusciamo sempre a riempirlo. I settori in cui la trasformazione può essere effettivamente accelerata dall’ultraboradband sono: energia, con vantaggi sul fronte della sicurezza, trasporti, specialmente in vista della guida assistita e autonoma, PA sul fronte dei servizi pubblici e industria 4.0. Rispetto alle caratteristiche necessarie c’è bisogno di sicurezza, tanto fisica quanto digitale, di intelligenza, che tratti il traffico in modo veloce e privilegiato, e di capacità di automazione nella configurazione. Abbiamo tutti una grande responsabilità rispetto a questi obiettivi”.

José Mir, vicepresident Innovation & Business Development di Sirti: “La disponibilità di banda ci offrirà moltissimi servizi innovativi. Ma prima di tutto c’è da realizzare la rete, che nasconde molte difficoltà. Gli investimenti sono arrivati tutti insieme, generando problemi di scalabilità per chi deve gestire la costruzione e il mantenimento delle infrastrutture. L’opportunità è importante, ma non dobbiamo sottovalutare gli ostacoli. Ciò significa dover gestire la fase post-costruzione anche dal punto di vista della manodopera. Dovremo crescere per dotarci di sistemi digitali ed essere capaci di crescere in modo sostenibile. Attivare un servizio in due ore o in minuto dipende anche dalla capacità di prendere decisioni in tempi brevi. La costruzione sarà complessa ma bisognerà trovare il modo di convivere con questi sistemi anche una volta a regime. E ci sarà bisogno di competenze in grado di vivere queste fasi di transizione. Bisogna sottolineare in particolare l’importanza della distribuzione della banda larga fra le Pmi che, quando saranno in grado di utilizzare tutti questi nuovi servizi virtualizzati, risulteranno più competitive. La nostra sfida è gestire la domanda e presentarci con una proposta di servizio di alto livello”.

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