LA PARTITA DELLE TORRI

Opas di Ei Towers, il silenzio della Consob

La mossa su Rai Way non solo è stata dichiarata irricevibile dal governo, ma ha anche bisogno del via libera della Consob. Che però finora è rimasta in silenzio sulla vicenda. Il mercato vive così un’incertezza senza precedenti. E ne soffre anche la reputazione del paese, scrive lavoce.info

Pubblicato il 24 Mar 2015

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“Cosa c’è sotto l’Opa su Rai way?”, si chiedeva Marco Ventoruzzo su lavoce.info, il 3 marzo scorso. Trascorsi oltre venti giorni da allora, la domanda non ha ancora una risposta verosimile; quella meno cervellotica, eppur sempre illogica, è che Mediaset abbia così voluto, tramite l’offerente EI Towers, favorire una discussione sull’assetto ideale per le infrastrutture di trasmissione dei segnali.

Sarebbe infatti un ben strano modo per aprire la questione della proprietà delle torri, quello di lanciare un’Opas (offerta pubblica di acquisto e scambio) per il 67 per cento del capitale di Rai Way; un’offerta che questa non ha sollecitato, dichiarata non accettabile da chi detiene il 65 per cento delle azioni, cioè, tramite la Rai, la Repubblica italiana.

QUELLO CHE IL MERCATO NON SA

Per soprammercato, la validità dell’Opas è subordinata al fatto che l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato dia la luce verde senza porre alcuna condizione; e invece l’Antiturst ha già aperto un’istruttoria sull’operazione. D’altronde, come avrebbe mai potuto approvare senza condizioni quest’Opas, la stessa Antitrust che pose invece numerose condizioni per dire sì, alcuni anni fa, all’Opa con la quale Mediaset rilevò il controllo proprio di EI Towers? Se quel caso metteva assieme un produttore di contenuti e un proprietario di rete, la nuova Opas vorrebbe creare l’operatore di rete unico italiano, posseduto dai due principali produttori di contenuti nel paese. È difficile pensare a un’operazione che metta più a rischio la concorrenza di questa. Eppure, se per preparare l’Opas, EI Towers ha assoldato banche d’affari che non vanno certo leggere con le commissioni, avrà avuto le sue ragioni. Il punto è che il mercato non le conosce.

Per tale ragione desta sorpresa il silenzio della Consob; sta esaminando il prospetto di un’Opas dichiarata irricevibile da chi dovrebbe aderirvi, e verosimilmente non autorizzabile dall’Antirust che la deve autorizzare, per di più senza condizioni. Né vale dire che alle condizioni poste l’offerente può sempre rinunciare, giacché è palesemente insensato porre condizioni che si sa essere non ottenibili.

Mentre la Consob esamina in silenzio l’Opas, il mercato vive un’incertezza senza precedenti: non ha alcun elemento per formarsi un’opinione su quanto sta accadendo ed esprime prezzi in un vuoto informativo assoluto.

La Consob dovrebbe immediatamente chiedere chiarimenti all’offerente, e rendere pubblica la risposta ottenuta, che deve essere chiara, esauriente e credibile: non è escluso che tali chiarimenti siano già stati chiesti e forniti, magari in via informale, ma se un risposta c’è e la Consob se la tiene per sé, dimentica qual è la sua funzione. Non si può tenere il mercato all’oscuro di informazioni che deve invece conoscere. In questo vuoto informativo, è come se si fosse sospesa la quotazione, ma senza la chiarezza che la sospensione porta con sé; una misura drastica certo, ma meno nociva dell’attuale nebbia.

È difficile sottrarsi al sospetto che solo la statura politica tuttora rilevante dell’azionista di controllo dell’offerente, Silvio Berlusconi, sia la causa di tutto. Ne soffre, con l’informazione al mercato, la reputazione del paese: al di là delle Alpi, o della Manica, quanto sta succedendo è incomprensibile.

Se la Commissione di vigilanza sui mercati avesse al proprio interno dei commissari con esperienza di mercati forse non avremmo questa nebbia. Speriamo almeno che il bando, preannunciato dal governo per la ricerca dei due commissari mancanti, colmi questa lacuna. Meglio tardi che mai.

Il testo riprodotto è tratto da www.lavoce.info.

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