AFFAIRE TELEFONICA

Per stoppare Telefonica il governo spinge su Opa e golden power

Domani il Cdm esamina la bozza di Dpr: anche le reti Tlc tra le infrastrutture su cui il governo può esercitare poteri speciali. Esecutivo a lavoro anche per abbassare la soglia in cui scatta per obbligo l’offerta pubblica di acquisto

Pubblicato il 26 Set 2013

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l governo cambia passo e mette in campo tutti gli strumenti legislativi per stoppare Telefonica. Secondo la bozza di Dpr, al vaglio del Cdm di domani, anche ”le reti e gli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali nei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale”. Nell’esercizio della golden share ”gli attivi di rilevanza strategica nel settore delle comunicazioni sono individuati – si legge nella bozza – nelle reti e negli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali dei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale”, fatte salve le direttive europee in materia. Sono inclusi negli attivi ”gli apparati dedicati, anche laddove l’uso non sia esclusivo, per la connettività (fonia, dati e video), la sicurezza, il controllo e la gestione relativi a: a) reti private virtuali, in uso alle Amministrazioni dello Stato competenti in materia di salvaguardia della pubblica sicurezza, del soccorso pubblico e della difesa nazionale; b) collegamenti dedicati ad uso esclusivo alla realizzazione della Rete Interpolizia per Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza e per il Ministero della Difesa. c)rete di accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa anche nel caso di connessioni stabilite mediante servizi di accesso disaggregato all’ingrosso, condiviso o Wrl, in rame e fibra”.

Nessuna eccezione nell’ applicazione della golden share ”in presenza di minaccia di un grave pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti”. precisa il testo.

L’esecutivo sta lavorando a una modifica della legge sull’Opa. Come annunciato dal sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti, spiegando che “le società potrebbero essere autorizzate a definire per via statutaria una soglia inferiore a quella prevista dalla normativa”, cioe’ il 30%, al superamento della quale scatterebbe l’obbligo di offerta.

”Nell’ottica di confermare un regime a soglia predeterminata ma innovando la normativa attuale, le società – ha detto Giorgetti in un’audizione in Senato sul caso Telefonica-Telecom – potrebbero essere autorizzate a definire per via statutaria una soglia inferiore a quella prevista per via normativa, al superamento della quale scatta l’obbligo di Opa”. A livello normativo ”potrebbe essere determinata una soglia minima”.

Giorgetti ha sottolineato infatti come ”non sembra desiderabile” la sostituzione del modello a soglia fissa con uno a ‘soglia di fatto’ relativo cioè all’acquisizione del controllo di una società ‘di fatto’, visto che ”l’accertamento dell’acquisizione del controllo sarebbe rimesso al giudice amministrativo” presso cui sarebbe impugnabile. Creando quindi una situazione di ”incertezza”.

Del resto la direttiva europea 25 del 2004 che l’Italia ha recepito ”sembra prevedere la determinazione di una soglia quantitativa e in tal senso e’ andato l’orientamento” dei paesi europei.

Per garantire il controllo della rete fissa di accesso, considerata il vero asset strategico di Telecom, il governo ribadisce l’impegno a completare “entro breve termine” la normativa del cosiddetto golden power, un’operazione che “dovrà tenere conto delle esigenze di rispettare i limiti posti dall’ordinamento comunitario”.

Giorgetti non si è sbilanciato sull’ipotesi che la Cassa depositi e prestiti possa intervenire sulla rete: “Sappiamo che c’è una delicatezza estrema nella valutazione tecnica dell’intervento, anche se riteniamo che sia ovviamente un passaggio molto interessante e le cui opzioni potranno essere esercitate nei prossimi mesi”. La cautela del governo deriva dal fatto che la Cdp è fuori dal perimetro della pubblica amministrazione e, per restarci, deve operare come un’impresa privata orientata al profitto. L’Unione europea potrebbe imporre all’Italia di consolidare nel bilancio pubblico le attività e le passività della Cdp se l’intervento sulla rete fosse condotto senza una chiara logica economica.

Contestualmente il Senato – come annunciato da Massimo Mucchetti (Pd), presidente presidente della Commissione Industria – “sta valutando la possibilità di un atto di indirizzo del Senato sui provvedimenti da prendere a tutela del patrimonio produttivo” di Telecom Italia “e degli investitori in aziende quotate che oggi sono tagliati fuori dai benefici” del passaggio di controllo “a causa della debolezza dell’attuale normativa sull’opa”.

Questa mattina il ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, aveva preannunciato la possibilità di “manovre” del governo sulla golden share, mentre il ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi, aveva auspicato una forte accelerazione sul provvedimento. Non è “assolutamente indispensabile che il governo concluda quell’iter che è monco e cioè una legge seria che regolamenti l’utilizzo della golden share in settori strategici, penso ai trasporti, alle telecomunicazioni o energia che sono vitali per un grande Paese. Non c’è una legge che regolamenti questa forza”.

Più duro Stefano Fassina, viceministro dell’Economia, secondo il quale l’operazione Telefonica va fermata. In un’intervista a L’Unità, l’esponente del PD dice: “Per quanto mi riguarda questa operazione non va bene e non va data per scontata. L’operazione non è perfezionata e fino a quando non lo sarà si potrà intervenire per salvaguardare le potenzialità dell’azienda e l’occupazione”.

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