Pilati: “L’Agcom è un organismo a termine”

Il Commissario dell’Antitrust ritiene ridondante la funzione dell’Authority per le Comunicazioni: “Il mercato delle Tlc è liberalizzato, il compito è finito”

Pubblicato il 19 Gen 2010

L’AgCom nel 2010 compirà 13 anni e, con un incontro tenuto ieri
sera nella sede di Milano dell’Istituto Bruno Leoni, si è aperto
un dibattito sul suo futuro. “Che senso ha l’esistenza di
un’autorità staccata per le telecomunicazioni?”, si è chiesto
il relatore principale della serata, Christian Hocepied, che dirige
il reparto "Telecomunicazioni, poste e coordinamento della
società dell'informazione" del Direttorato Generale
Concorrenza della Commissione Europea a Bruxelles.

“Antitrust e Agcom sono come due strade che procedono in
parallelo”, ha evidenziato. Per di più, secondo Hocepied, con
un’eventuale sostituzione dell’Agcom nell’Antitrust non ci
sarebbe nemmeno il pericolo di una perdita di competenze, perché
“in ogni caso i garanti della concorrenza possono appoggiarsi a
esperti esterni, riducendo così anche i rischi di cattura
dell’autorità di regolamentazione”, che sono più consistenti
quando il lavoro di tutti i giorni porta ad uno stretto contatto
con le aziende.

Una posizione che è condivisa, almeno in parte, da Antonio Pilati,
commissario Antitrust ma con un passato anche nell’authority
guidata dal 2005 da Corrado Calabrò. “Quando fu fondata
l’AgCom – ha commentato Pilati – io ritenevo evidente che
dovesse essere un organismo ‘a termine’”. Una considerazione
guidata dalla convinzione che, se lo scopo dell’authority sulle
telecomunicazioni doveva principalmente essere regolamentare il
mercato in un momento in cui si usciva da una situazione di
monopolio, creando e favorendo una concorrenza che altrimenti
sarebbe stato difficile avere, questo compito dovesse
necessariamente finire. “O arriva un momento in cui regolare il
mercato non è più necessario, o vuol dire che si è sbagliato da
qualche parte”, ha sintetizzato Pilati.

Un altro tema emerso dall’incontro organizzato dall’Ibl è
stato quello della ‘convenienza legislativa’, che porta gli
avvocati di chi voglia presentare un ricorso a scegliere, di volta
in volta, a chi rivolgersi: se all’Antitrust, se all’AgCom, se
al tribunale ordinario, a seconda delle possibilità di vedere
accolta la propria istanza.

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