GOVERNANCE

Presidenza Telecom, il cda risponde a Fossati con un “ni”

Accettata la proposta di nomima del presidente in occasione dell’Assemblea del 16 aprile, ma non necessariamente dalle liste di minoranza

Pubblicato il 11 Mar 2014

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Telecom Italia avrà un cda formato da indipendenti, o comunque senza rappresentanze dirette del socio di riferimento Telco, ma il presidente, eletto dall’assemblea, non dovrà necessariamente provenire dalla lista di minoranza, mentre si ribadisce la volontà di confermare l’attuale Ad Marco Patuano. Inoltre il cda di oggi sarebbe propenso a lasciare eleggere il presdente dall’assemblea del 16 aprile così come richiesto dagli azionisti di minoranza. Lo dicono alcune fonti vicine alla vicenda, aggiungendo che la svolta nella governance che svincoli il gruppo dal controllo di Telco è da rinviare al futuro riassetto della holding.

“Non conosco i dettagli tecnici, ma per Telecom siamo ancora in una situazione di attesa”, dice a Reuters una fonte. “Eventuali cambiamenti significativi della governance sono rinviati al riassetto di Telco e alla possibile uscita di Telefonica“. Telco, che controlla il 22,4% di Telecom, è partecipata, in termini di diritti di voto, da Telefonica con il 46,18%, da Intesa Sanpaolo e Mediobanca con l’11,62% ciascuna e da Generali con il 30,58%.

Telefonica, anche in seguito a una decisione dell’antitrust brasiliano, nei prossimi 12 mesi deve decidere se uscire da Telecom Italia. Gli azionisti italiani hanno detto da tempo di essere venditori della loro partecipazione.

Con il cda Telecom di oggi si inserisce l’ultimo tassello, in vista della prossima assemblea del 16 aprile convocata per il rinnovo del consiglio, cioè il voto di tutti gli azionisti sul nuovo presidente. Intanto continuano le trattative tra gli azionisti, Telco da una parte e dall’altra Marco Fossati, socio al 5%, che da mesi punta a una governance più aperta al mercato.

L’assemblea del 20 dicembre 2013 ha bocciato la proposta di Fossati di sfiduciare l’attuale cda, ma il 23% del capitale si è schierato a favore dell’azionista dissenziente. Da quel momento l’Ad Marco Patuano ha promesso modifiche e una maggiore apertura al mercato.

Secondo quanto riporta Reuters i consiglieri diretta espressione di Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali e Telefonica (già dimissionari) non saranno ricandidati per il cda di Telecom Italia, che sarà formato da amministratori indipendenti. Non è stato possibile avere un commento da Telecom Italia, Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e dal portavoce in Italia di Telefonica.

Il cda di oggi è stato convocato dopo Telecom Italia ha ricevuto ieri da parte di Findim una richiesta di integrazione dell’ordine del giorno dell’Assemblea degli azionisti ordinari convocata per il giorno 16 aprile prossimo, ai sensi dell’art. 126-bis, d.lgs. n. 58/1998. L’argomento di cui è stato richiesto l’inserimento è il seguente: “Nomina da parte dell’Assemblea del Presidente del Consiglio di Amministrazione”. Il cda si riunisce oggi per l’assunzione delle delibere di competenza.

All’indomani del cda di Telecom del 27 febbraio, Marco Fossati numero uno di Findim, apprezando la proposta Patuano sulla governance, aveva detto che “affinché il Presidente rappresenti una figura di garanzia per tutti gli azionisti, è indispensabile che esso venga scelto tra i candidati eletti nelle liste di minoranza”. Secondo Findim il “punto cardine” riguarda le metodologie di nomina del Presidente. In linea con la posizione della stessa Telecom che si è espressa a favore di una figura di garanzia per tutti gli azionisti e nella logica del check and balance, il numero uno di Findim chiede dunque che il presidente sia scelto tra i candidati eletti nelle liste di minoranza.

Findim Group pur apprezzando il lavoro svolto in queste settimane dall’amministratore Marco Patuano – si leggeva nella nota emessa dalla finanziaria dopo il cda – si riserva di valutare, a tale riguardo, le eventuali iniziative tese ad assicurare l’effettivo miglioramento della governance della società per poter realizzare nel prossimo futuro le scelte industriali che creino valore per tutti gli azionisti”.

Per Asati la presentazione dell’integrazione dell’ordine del giorno “con la nomina del Presidente in Assemblea”, la continuazione del virtuoso percorso verso una pubblic company iniziato gia’ nell’Assemblea del 20 dicembre scorso per iniziativa dell’azionista Findim.

“Tutto l’attuale Consiglio di Amministrazione si era infatti schierato ad eccezione di un Consigliere contro la proposta fatta dalle minoranze sulla nomina del Presidente in Assemblea come tra l’altro era previsto dallo Statuto – spiega l’associazione – Oltre ai nomi nelle nuove liste che saranno presentate entro il 22 marzo pur importanti, ma non sufficienti, la partita la vincerà chi presenterà un piano più credibile, dettagliato e di sviluppo per il prossimo triennio 2014-2016”.

“L’attuale management di TI che dovrebbe essere giudicato sui risultati ottenuti, con un Pil del Paese sceso del 2.2 % negli ultimi quattro anni,e con ricavi di servizi di Tlc secondo dati Instat con il segno +, ha portato nello stesso periodo diminuzioni di ricavi del domestico mediamente di 1.3 miliardi l’anno, di cui 1.7 nel 2013 con un ebitda di -10% – prosegue la nota – Il cosiddetto piano attuale di TI per il 2014-2016 è basato essenzialmente sulla riduzione dei costi , e sulla vendita di ulteriori assets le torri in Italia e in Brasile (strategia quella della vendita di edifici industriali, vedi progetto Magnum consuntivata, che ha creato un potenziale disastro nelle gestioni precedenti).

Per i piccoli azionisti “nel piano attuale della società non c’è un’idea di piano strategico e di sviluppo basato su alleanze internazionali, quali ad esempio un accordo con Gvt in Brasile che permetterebbe di sviluppare una notevole sinergia tra fisso e mobile in quel Paese a Pil crescente. Operazione bloccata potenzialmente dall’azionista Telco e in particolare da Telefonica”.

“Tra l’altro con la vendita dell’Argentina ci risulterebbe alquanto complesso , e nel piano infatti non sono riportati dettagli ma solo annunci e desiderata, come si raggiungera’ l’obbiettivo del rapporto Debito/Ebitda a 2.1 a fine 2016”

Di fronte a questo scenario Asati auspica che l’attuale top managemnt “presenti in tempo utile per una valutazione del mercato un nuovo piano industriale dettagliato , analitico, e che l’azionista Findim che in prossimità della scorsa Assemblea del 20 dicembre, presentò un piano strategico utile come suggerimenti presenti invece ora un nuovo piano piu’ concreto da potersi confrontare con un nuovo piano di TI”.

“Dal confronto di questi due piani uscirà in Assemblea quale sarà il nuovo modello di controllo della Società – conclude Asati – se quello di Telco che ha creato dal 2007 solo perdita di valore o uno nuovo che ci auspichiamo sia quello di Public Company che come affermano tutti gli esperti, tra cui Vittorio Colao, è l’unico che crea valore alle aziende e al Paese”.

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