Rai Way, Goldenberg: “Fusione solo per sopravvivere”

L’investitrice americana ritiene che nel futuro della tv ci sia solo internet, la fibra e gli investimenti delle telco. Il digitale terrestre avrebbe vita breve

Pubblicato il 03 Apr 2015

DE.A.

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“La fusione tra Ei Towers e Rai Way non serve a creare un operatore industriale più forte ma semplicemente a sopravvivere per qualche altro anno ancora” perché, tra cinque, sei, sette anni, le torri broadcasting sono semplicemente destinate a non esistere più, avranno valore zero”. A sostenerlo è Cara Goldenberg, a suo tempo azionista con Permian della Dmt di Alessandro Falciai che si fuse con Elettronica Industriale per creare proprio Ei Towers. La manager ha le idee molto chiare (“conosco molto bene questo mercato”) su quanto sta avvenendo negli ultimi due mesi in Italia e della battaglia cominciata il 24 febbraio con l’Opas lanciata dalla società controllata da Mediaset per accaparrarsi la totalità delle azioni di Rai Way.

“Una bella storia raccontata al mercato”, la definisce Goldnberg. Due, secondo la nota investitrice Usa, i motivi all’origine dell’arrivo dell’offerta del valore di oltre 1,2 mld. “Internet, la fibra, e gli investimenti delle telco sono l’unico futuro possibile per le reti televisive perché il digitale terrestre è già morto”. Di conseguenza, “Rai e Mediaset, insieme diventano una lobby più forte per rimandare nel tempo la morte delle torri di broadcasting”.

Con le sinergie e ricavi maggiori che l’integrazione potrebbe portare, indipendente da chi avrà la quota di maggioranza, “sarà poi più facile dismettere le stesse torri quando la loro inutilità sarà evidente”. L’obiettivo di Mediaset, in particolare, secondo l’analisi di Cara Goldenberg, “potrebbe essere quello di vendere, non appena il prezzo di Ei Towers crescerà riflettendo il valore della fusione”. Il titolo della società, tra l’altro, il giorno precedente la comunicazione dell’offerta valeva 45,83 euro e oggi ne vale 48,61.

Questa, sostiene, è una situazione “molto strategica per Mediaset e molto triste per Ei Towers. Ugualmente è lo scenario migliore anche per la Rai: insieme vincono e sopravvivono ancora un po'”. Sulle valutazioni positive degli analisti – dice la fondatrice di Infraitalia – mi sembra che il mercato e gli investitori siano un po’ confusi”.

“Non ci sono – spiega – imprese delle torri pubbliche in Europa. Le persone sono attratte dalla lunghezza visibile del contratto e dal flusso di cassa, ma non riescono a riconoscere che un bene senza valore finale non può essere valutato con i multipli di una società delle torri americana”.

“L’ unico motivo per cui i ricavi pubblicitari televisivi hanno finora tenuto in Italia è che – aggiunge anche – siamo un Paese ancora molto indietro con la banda larga e agli ultimi posti in Europa per velocità di download e al 96esimo globalmente”. Nel futuro che l’investitrice immagina per la tv, infatti, solo la fibra è protagonista, insieme a Telecom Italia.

Anche perché le torri di telecomunicazioni, a differenza di quelle di broadcasting, “hanno un futuro lunghissimo e sono più compatibili con le torri broadcasting, a differenza di queste ultime che non lo sono per questioni di copertura e locazione: le torri telco devono essere vicine agli utenti cellulare”.

Sono molte le lodi che, ad ogni modo, la Goldenberg riserva all’ amministratore delegato, Guido Barbieri: “Come ceo di Ei Towers si affermato come uno dei più affidabili manager in Italia. Con la fusione Dmt-Ei ha rapidamente conquistato la fiducia di alcuni degli investitori istituzionali più esigenti a livello mondiale in un arco di tre mesi. Si deve essere orgogliosi di lui: ha un futuro molto luminoso davanti a sé”.

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