L'AUDIZIONE ALLA CAMERA

Rete Tlc, Butti: “Basta equivoci, è infrastruttura nazionale”

Il Sottosegretario: “Strategica per il Paese, garantire controllo pubblico”. Sul fronte cloud a breve l’attivazione del Polo Strategico. Ma avverte: “Rischi dal Cloud Act americano, servono contromisure”. A Telco per l’Italia il punto della situazione

Pubblicato il 13 Dic 2022

butti

Non chiamiamola rete unica ma rete nazionale. In audizione in Commissione Trasporti e Tlc della Camera, il sottosegretario con delega all’Innvazione, Alessio Butti, accende i riflettori su uno dei temi più spinosi per l’economia italiana.

“Cessiamo gli equivoci su rete unica e non unica che va chiamata rete nazionale”, ha chiarito Butti, spiegando di aver ereditato una situazione complessa. “Ma il governo conferma i propri obiettivi nell’interesse dell’Italia, delle sue aziende, dei suoi cittadini e consumatori, e cioè tutelare gli interessi nazionali, delle società coinvolte e dei loro azionisti; garantire il controllo pubblico a questa infrastruttura nazionale fondamentale per il nostro Paese; dare attuazione piena alle norme nazionali e comunitarie; garantire, infine, gli equilibri economici, finanziari ed occupazionali”.

Rete nazionale e Pnrr

Vorrei essere estremamente chiaro su un punto, il Pnrr deve essere realizzato, indipendentemente dal tema della Rete Nazionale e dalle discussioni sul futuro degli operatori di telecomunicazioni in campo – ha detto Butti – La connettività è la principale condizione abilitante per portare a termine tutti gli interventi in tema di digitalizzazione, è infatti il pilastro per garantire a tutti le opportunità di sviluppo, personale e professionale, che la rete offre; per sostenere l’innovazione dei processi produttivi, per favorire la crescita e la competitività internazionale delle nostre aziende; per semplificare e rendere più veloci i rapporti tra PA e cittadini”.

Ed il capitolo connettività, ha ricordato, “si compone essenzialmente di 3 grandi dossier: innanzitutto quello per la realizzazione della Rete Nazionale, quello relativo al 5G, e quello che include gli interventi atti a realizzare connessioni in fibra per i cittadini, scuole, ospedali e isole minori”.

In questa sua prima audizione, il sottosegretario di Stato ha riferito alla Commissione il “programma di interventi in corso di realizzazione, contestualmente ai ritardi accumulati nei mesi passati, e su ciò che riteniamo si possa e si debba realizzare nei prossimi mesi”, ha aggiornato i componenti della Commissione “sugli impegni di spesa, rispetto alla dotazione finanziaria a disposizione del Dipartimento” per la Trasformazione Digitale coordinato da Butti, e, infine, ha affrontato il tema delle sfide che “ci attendono da qui ai prossimi anni nel campo dell’innovazione e del digitale”, indicando le strategie “sulle quali contiamo per affrontarle e risolverle, rendendo operativi nuovi servizi e nuove procedure”.

Butti ha anche delineato il perimetro del suo mandato governativo che “copre 6 grandi aree: la connettività e, più in generale, le politiche strategiche per la realizzazione e il miglioramento delle reti di telecomunicazioni; la digitalizzazione delle PA e dei servizi pubblici; le competenze digitali; l’avanzamento dei dossier strategici che compongono l’Agenda digitale europea; il rilancio delle azioni per l’innovazione digitale; e gli investimenti per le imprese innovative”.

La strategia sul 5G

Per lo sviluppo della quinta generazione mobile, l’Italia ha a disposizione circa 2 miliardi di euro. Nella stesura iniziale del Pnrr è stata prevista una copertura in 5G di 15mila kmq, il 5% del territorio nazionale, equivalente più o meno a 1/3 di tutte le aree non coperte dal 4G.

“La scelta politica dei nostri predecessori è stata quella di concentrarsi su parte delle aree urbane densamente abitate e sui Corridoi Ue, per un totale di circa 440 kmq – ha ricordato – A seguito dell’esito negativo del primo bando pubblico, in quello successivo si è scelto di non rendere obbligatori tutti questi 440 kmq”.

Per recuperare il tempo perduto il governo sta approntando un piano strategico che si fonda su 2 pilastri. “Il primo pilastro è quello degli interventi del ‘pubblico a favore del privato’. Vogliamo anzitutto coprire con il 5G nuove aree, in particolare i Distretti industriali, Parchi naturali, le Aree agricole e le Aree montane e boschive e vogliamo anche ampliare il perimetro di intervento su Corridoi Ue sulle strade extra-urbane – ha annunciato – Per farlo possiamo sfruttare le risorse avanzate, pari a circa 900 milioni di euro, pubblicando nuovi bandi”. Gli interventi saranno realizzati in collazione con il Mimit, le telco e la Commissione Ue

Il secondo pilastro è quello degli interventi del “pubblico per il pubblico” tramite i quali il governo  punta ad abilitare servizi innovativi basati sulla tecnologia 5G sviluppati su richiesta di soggetti pubblici per adempiere a funzioni essenziali, a vantaggio di tutta la collettività. Tra gli esempi ci sono le attività di controllo del territorio, in particolare la prevenzione di eventi calamitosi, la sicurezza delle infrastrutture critiche, la logistica per ottimizzare la movimentazione delle merci, l’educazione a distanza e la sanità pubblica.

Italia a 1 Giga e Italia 5G

Il sottosegretario ha accesso i riflettori anche sullo stato dell’arte del Piano Italia a 1 Giga e del Piano Italia 5G. “Allo stato attuale i due aggiudicatari di contributi pubblici hanno dichiarato ad Infratel che non riusciranno a raggiungere il target dell’1% dei numeri civici a piano entro il 31.12.2022 – ha sottolineato – Infratel Italia, anche su nostra sollecitazione, ha chiesto chiarimenti ad ambedue gli operatori sui dati di avanzamento comunicati, in modo da poter esercitare appieno il proprio ruolo di controllo su quanto dichiarato”.

Butti ha poi riferito che “ad oggi Tim ha consegnato progetti afferenti a 69 Comuni di cui 64 appartenenti alla lista dei Comuni del piano della prima milestone e 5 appartenenti ad una differente milestone. I piani prevedevano di avviare i primi Comuni all’interno del periodo ottobre-dicembre 2022 per un totale di 124 Comuni e 29.373 civici. Alla luce delle incongruenze nella comunicazione dei dati da parte dell’operatore, Infratel ha rinnovato la richiesta di chiarimenti qualche giorno fa, esattamente lo scorso 7 dicembre. Se i dati dichiarati dall’operatore dovessero essere confermati, avremo al 31.12.2022, per Tim il raggiungimento dello 0.63% dei civici assegnati (18.559) rispetto al target dell’1% dei civici (pari a 29.372)”.

Quanto ad Open Fiber, ” l’operatore ha consegnato progetti afferenti a 79 Comuni di cui 74 appartenenti alla lista dei Comuni del piano della prima milestone e 5 appartenenti ad una differente milestone. I piani prevedevano di avviare i primi Comuni all’interno del periodo ottobre-dicembre 2022 per un totale di 116″. “Alla luce delle incongruenze nella comunicazione dei dati da parte dell’operatore Infratel ha rinnovato la richiesta di chiarimenti, anche in questo caso, come per Tim, lo scorso 7 dicembre 2022. Se le previsioni dichiarate dall’operatore dovessero essere confermate, avremo al 31.12.2022 per Open Fiber il raggiungimento dello 0.61% dei civici collegati (24.000) rispetto ad un target dell’1% dei civici (pari a 39.349)”.

“È evidente -ha osservato il sottosegretario- che gli operatori, Tim e Open Fiber, hanno progettato un numero di Comuni nettamente inferiore rispetto a quanto dichiarato nel piano trimestrale (Tim: 64 su 124; Open Fiber: 74 su 116). Con questi dati la centralità del progetto rischia di venir meno e questo va evidenziato per chiarire eventuali responsabilità”.

Meglio sul fronte Italia 5G i cui i piani di backauling e coperture sono in linea con il raggiungimento delle milestone previste.

PA digitale e cloud nazionale

Il sottosegretario ha poi ricordato che la digitalizzazione della PA prosegue ma “occorrerà accelerare”. E in questo senso la moral suasion non basta, a detta di Butti per il quale serve trovare “dei sistemi di obbligo applicativo delle soluzioni di trasformazione delle vecchie procedure analogiche in nuove procedure digitalizzate”.

Ad oggi oltre il 90% delle amministrazioni comunali ha aderito ad almeno una delle procedure relative alle misure rivolte direttamente ai Comuni attraverso la piattaforma PA Digitale 2026. “Non è molto ed occorrerà accelerare, perché la digitalizzazione non è una misura che può funzionare parzialmente. La digitalizzazione risponde al principio on-off: se digitalizzi solo una parte del servizio non puoi dichiararlo come digitalizzato, né puoi contare sull’efficienza, la economicità, la tracciabilità e la trasparenza dei sistemi a procedure digitalizzate – ha detto –  Senza il completamento delle procedure digitalizzate, i segmenti realizzati hanno poco valore. Per rispettare questo principio ineludibile dobbiamo cambiare mentalità. Dobbiamo cambiarla noi in seno al governo e al mio dipartimento. E dobbiamo far sì che questo cambiamento avvenga nel modus operandi degli amministratori locali”.

Su interoperabilità, cloud e  sicurezza cibernetica, Butti ha annunciato che in questi giorni si sta concludendo l’asseverazione da parte di un esperto indipendente dell’avvenuta attivazione del Polo Strategico Nazionale (Psn), l’infrastruttura cloud che tutela i dati e i servizi, critici e strategici, delle pubbliche amministrazioni italiane.

“Con l’attivazione del Psn andiamo a completare la prima milestone della Missione 1, Componente 1 del Pnrr – ha detto Butti – Questa infrastruttura garantisce che i sistemi, i dataset e le applicazioni della PA possano essere ospitati in centri dati con elevati standard di qualità per sicurezza, capacità elaborativa, scalabilità, interoperabilità e sostenibilità ambientale”.

Rimangono tuttavia aperte le criticità sulla minaccia alla sovranità digitale nazionale rappresentata dal Cloud Act americano, che eserciterebbe la propria giurisdizione anche sul territorio italiano – ha puntualizzato – Sul tema, Paesi come Francia, Germania e Spagna hanno adottato misure che non risulta siano state considerate dal precedente governo o se considerate sono state evitate per ragioni che dovremo evidentemente approfondire, cercando eventualmente tutte le misure di superamento ritenute necessarie”.

Le competenze digitali

Il tema delle competenze riguarda sia la funzione pubblica che la popolazione. “Per quanto riguarda la prima, grazie alle nuove risorse introdotte in virtù delle assunzioni previste dal Pnrr inseriremo conoscenze e competenze adeguate anche in chiave di trasformazione digitale – ha fatto sapere – Quanto alle competenze digitali della popolazione, l’azione ricade nel contesto del progetto Repubblica Digitale, che è parte integrante della strategia nazionale per le competenze digitali, con l’obiettivo finale di far crescere le stesse almeno nel 70% della popolazione entro il 2026.

Le tre misure principali per l’accrescimento e la diffusione delle competenze digitali di base promosse dal Dipartimento sono:

●      il Servizio Civile Digitale, realizzato insieme al Dipartimento per le Politiche Giovanili. La misura, infatti, prevede 3 cicli di realizzazione con l’impiego complessivo di 9700 giovani volontari per il coinvolgimento di 1 milione di cittadini.

●      La Rete dei servizi di facilitazione, realizzata insieme a Regioni e Province Autonome, che dovrebbe partire a breve, e che conterà su 3.000 punti prevedendo entro il primo semestre 2026 il coinvolgimento di 2 milioni di cittadini.

●       Il Fondo per la Repubblica digitale, misura finanziata con risorse del Fondo Nazionale  Complementare  e  realizzata  da  Acri,  l’associazione  delle fondazioni di origine bancaria, con l’obiettivo di raggiungere le 100mila persone con orientamento professionale su competenze Ict.

Le azioni chiave del governo

“Vogliamo – ha detto Butti – rendere il nostro Paese moderno, competitivo, attrattivo per gli investimenti e innovativo. Tra questi, vorrei citare in particolare quello sulla mobilità intermodale locale e nazionale con sperimentazione di Servizi Maas e di Mobilità Aerea Avanzata. Attualmente i progetti nel settore della mobilità sono in fase di sperimentazione. Ma prestissimo ci consentiranno di rivoluzionare la mobilità urbana, migliorando tanti aspetti del vivere quotidiano, dalla famiglia, al lavoro, fino alle attività produttive.

Il governo punta inoltre a rilanciare  “Sperimentazione Italia” il programma che consente a startup, imprese, università e centri di ricerca di poter sperimentare un proprio progetto innovativo attraverso una deroga temporanea alle norme vigenti. “Se l’esito della sperimentazione risulta positivo verrà richiesta una modifica normativa per rimuovere l’impedimento e i dati raccolti contribuiranno a consentire l’adozione tecnologica a livello Paese – ha spiegato – Con l’applicazione di Sperimentazione Italia, il “Laboratorio Italia” può auspicabilmente compiere un passo verso lo sviluppo di un percorso semplificato e rapido che apre la porta alle sperimentazioni di tecnologie emergenti e di iniziative ad alto valore tecnologico con impatti positivi per cittadini, PA e imprese”.

Butti a Telco per l’Italia

Il sottosegretario con delega all’Innovazione, Alessio Butti, interverrà a Telco per l’Italia, l’evento CorCom-Digital360 (QUI AGENDA E ISCRIZIONE).

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