l’analisi

Reti mobili, la colocation supera le small cell e cambia le regole del gioco



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Secondo il nuovo report della Wireless Infrastructure Association, cala l’impiego di small cell e cresce la colocation su torri esistenti. Oltre 63 miliardi di dollari investiti nel 2024, con un indotto di quasi 370.000 lavoratori: così cambiano le dinamiche delle reti mobili

Pubblicato il 14 mag 2025



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Nel settore delle reti mobili, il 2024 ha segnato un cambiamento strutturale nella modalità di espansione delle infrastrutture. Il nuovo report della Wireless Infrastructure Association (Wia) fotografa un comparto in evoluzione, dove la colocation su torri esistenti si impone come strategia preferenziale rispetto alla costruzione di nuove small cell. Una tendenza che riflette non solo esigenze di ottimizzazione dei costi, ma anche una crescente attenzione all’efficienza, alla rapidità di implementazione e alla sostenibilità ambientale.

Nel corso dell’anno, secondo il report, gli investimenti nel settore hanno superato i 63 miliardi di dollari, mentre l’indotto occupazionale ha raggiunto quota 368.750 lavoratori. Numeri che confermano il peso crescente della filiera infrastrutturale nell’ecosistema delle telecomunicazioni e la sua capacità di attrarre capitali e generare valore.

Colocation in ascesa nelle reti mobili

La colocation – cioè la condivisione delle infrastrutture esistenti da parte di più operatori – rappresenta oggi il fulcro del nuovo paradigma. Il principio è semplice: invece di costruire nuovi impianti per ciascun operatore, le torri già attive vengono attrezzate per ospitare più antenne e apparati, riducendo così la duplicazione delle strutture.

“La colocation è stata un fattore determinante nel successo del modello di infrastruttura wireless, beneficiando sia l’industria che l’ambiente”, afferma il report della Wia. “Consentendo a più operatori di condividere l’infrastruttura di rete, la colocation migliora l’efficienza dei costi, riducendo al contempo l’impronta fisica delle implementazioni wireless”.

Si tratta quindi di una soluzione che non solo risponde alla pressione sul Capex che grava sugli operatori, ma si allinea perfettamente agli obiettivi Esg (Environmental, Social and Governance) che stanno ridisegnando le strategie industriali delle telco. Meno nuove torri da erigere significa meno consumo di suolo, minore impatto visivo e minori complessità autorizzative.

Small cell in rallentamento nelle reti mobili

A fronte dell’ascesa della colocation, il report segnala un calo marcato nell’installazione di small cell, in particolare per quanto riguarda le soluzioni outdoor. La densificazione della rete tramite piccole antenne, che fino a pochi anni fa sembrava la via maestra per abilitare il 5G urbano, sta oggi scontrandosi con limiti strutturali: elevati costi di implementazione, scarsa standardizzazione, difficoltà di coordinamento con le amministrazioni locali e ritorni economici meno immediati del previsto.

Le small cell restano fondamentali in scenari specifici – ad esempio in ambienti indoor ad alta densità di traffico – ma la loro diffusione massiva all’aperto è oggi meno prioritaria rispetto alla valorizzazione degli asset macrocellulari esistenti. Secondo WIA, la strategia di crescita infrastrutturale delle reti mobili nel 2024 ha premiato l’ottimizzazione più che l’espansione indiscriminata.

La nuova geografia infrastrutturale delle reti mobili

Il report fornisce anche una fotografia puntuale dell’attuale paesaggio infrastrutturale:

  • 154.800 torri cellulari attive (strutture dedicate);
  • 248.050 siti macrocellulari operativi (senza includere small cell);
  • Oltre 2 milioni di chilometri di fibra ottica utilizzati per il backhaul delle torri;
  • 63,1 miliardi di dollari investiti nella filiera;
  • 368.750 posti di lavoro supportati direttamente o indirettamente dal settore.

Questi numeri confermano che le reti mobili sono molto più di un layer tecnologico: sono una vera e propria infrastruttura critica nazionale, capace di generare occupazione, attirare investimenti e abilitare servizi digitali per cittadini e imprese.

Un settore in consolidamento ma con prospettive di crescita

Il ritorno alla colocation si inserisce in un contesto di generale consolidamento del settore Telco. Dopo anni di investimenti intensivi legati al rollout del 5G, molte aziende stanno ridefinendo le proprie strategie per concentrarsi su efficienza e sostenibilità. Il focus si sposta così dalla pura espansione quantitativa a un uso più razionale delle risorse esistenti.

Questo non significa arresto della crescita, anzi: secondo la Wia, la richiesta di connettività mobile continuerà ad aumentare nei prossimi anni, spinta da servizi IoT, edge computing, mobilità connessa e reti private. La sfida sarà fornire capacità aggiuntiva senza replicare infrastrutture. Da qui il ruolo centrale della colocation e delle tower company.

Scenari futuri: condivisione come leva di sistema

Il modello condiviso non riguarda solo le torri. La colocation si estende progressivamente a data center, reti edge, hub di interconnessione, creando un’infrastruttura distribuita e flessibile, adatta a supportare le esigenze di una società sempre più digitale. La convergenza tra reti mobili e reti fisse, tra infrastrutture attive e passive, rende ancora più urgente una governance integrata e una normativa favorevole allo sviluppo congiunto.

Il settore delle reti mobili si avvia dunque verso una fase di maturità selettiva, in cui l’efficienza diventa fattore competitivo tanto quanto la capacità tecnologica. In questo scenario, la colocation si conferma la risposta più pragmatica e sostenibile alla sfida della connettività universale.

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