Rubavano traffico telefonico, sotto accusa dipendenti Telecom a Bari

Sei lavoratori dell’azienda effettuavano telefonate dalle utenze aziendali per ricaricare i cellulari dei loro familiari, rubando traffico telefonico fino a 1800 euro per ciascuna utenza

Pubblicato il 31 Lug 2014

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Effettuavano telefonate dalle utenze aziendali per ricaricare i cellulari dei loro familiari, rubando traffico telefonico fino a 1800 euro per ciascuna utenza. Sei dipendenti della Telecom, in servizio presso la sede di piazzale Mater Ecclesiae a Bari, sono accusati di furto aggravato e sospesi dal posto di lavoro in attesa del giudizio.

Nei giorni scorsi la Squadra mobile di Bari ha notificato loro l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. I fatti contestati si riferiscono al periodo novembre 2012-giugno 2013. Gli accertamenti, coordinati dal pm Bruna Manganelli, sono iniziati nel novembre 2012 dopo la denuncia dell’azienda telefonica che aveva rilevato un anomalo picco di traffico in uscita da alcune utenze aziendali, quelle in uso agli indagati, verso cellulari.

Dalle indagini svolte in collaborazione con l’ufficio ”funzione sicurezza territoriale Telecom Italia”, è emerso che ”da alcune utenze interne aziendali venivano effettuate, in modo sistematico, telefonate che, per il numero e la durata – è detto in una nota della Procura di Bari – erano assolutamente incompatibili con una ordinaria attivita’ d’ufficio ed erano dirette esclusivamente ad utenze di telefonia mobile di diversi gestori”. Le indagini hanno accertato decine di migliaia di telefonate di questo tipo, fatte anche di notte e nei giorni festivi, quando gli uffici erano chiusi.

I dipendenti avrebbero avviato dai telefoni fissi dell’ufficio sei telefonate contemporaneamente (il massimo consentito), mettendole tutte in attesa, verso altrettante utenze cellulari anche di altri gestori che usufruivano dell’opzione che consente di ricaricarsi in base alle chiamate ricevute. In alcuni casi le telefonate venivano fatte partire alle 20, quando si concludeva il turno di lavoro, e duravano anche fino all’alba. ”Gli indagati – spiega la Procura – con tale sistema ricaricavano utenze cellulari intestate ai propri familiari o conoscenti per decine di migliaia di euro”.

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