Sirti, i tagli di Telecom impattano sul giro d’affari

Il gruppo ha chiuso il 2009 a quota 704 milioni di euro, il 10% in meno rispetto all’anno precedente a causa della contrazione dei volumi e dei prezzi operata da TI. Si cerca l’accordo sul debito con Intesa. E per la crescita futura si guarda all’internazionalizzazione

Pubblicato il 03 Giu 2010

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Pericoloso avere un portafoglio di clienti limitato. Peggio ancora
se i clienti sono solo due (Telecom Italia e il gruppo Ferrovie
dello Stato), soprattutto in un periodo di crollo della domanda. Se
ne sono accorti i manager e gli azionisti di Sirti, leader italiano
nell'ingegneria e nella realizzazione di reti e sistemi per le
tlc, che ha chiuso il 2009 con un giro d'affari complessivo di
704 milioni, il 10% in meno rispetto al 2008, come riporta oggi
MF.

La contrazione dei ricavi, ha spiegato la società stessa,
controllata da Euraleo, 21 Investimenti, Clessidra,
Investindustrial, Techint e famiglia Chiarva, si deve
principalmente alla riduzione dei volumi e dei prezzi operata da
Telecom soprattutto nel secondo semestre. I minori introiti dai
clienti tradizionali hanno portato anche al calo del 16%
dell’ebitda, sceso a 63 milioni, nonostante gli sforzi di
contenimento dei costi, e hanno influito sul risultato netto,
negativo per 17 milioni.

Sui margini di profitto e sull’andamento globale di Sirti sono
poi intervenuti altri fattori, come il basso contributo
dell’estero, i minori volumi e margini su alcune attività in
Italia e i costi di ristrutturazione.

Con tutte queste avversità congiunturali deve confrontarsi il
nuovo amministratore delegato, Alberto Lina, chiamato dagli
azionisti del gruppo a elaborare il business plan strategico per il
rilancio industriale. Il piano, ancora in fase di elaborazione,
sarà fondamentale per la salvaguardia patrimoniale di Sirti,
sottolinea MF, oberata da un debito di 400 milioni nei confronti di
Intesa Sanpaolo, banca con la quale sta cercando di trovare un
accordo per la ristrutturazione del debito stesso dopo il mancato
rispetto dei covenant al 31 dicembre 2009.

Qualche speranza arriva dal processo di internazionalizzazione su
cui il gruppo sta lavorando, soprattutto in Libia, dove
l’attività procede, pur se con forti ritardi.

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