Se l’Agenda Digitale è un’occasione importante per l’Italia, ci sono due temi in particolare che stanno a cuore a Federutility, la federazione che riunisce le aziende di servizi pubblici locali nei settori energia elettrica, gas e acqua: la valorizzazione del patrimonio di infrastrutture che le società pubbliche già hanno, e che può essere sfruttato in vista della realizzazione delle nuove reti in fibra ottica; e le smart cities, dove pure le aziende dei servizi pubblici locali hanno un importante ruolo da svolgere. Lo indica Gerardo Paloschi, presidente della Commissione Tlc di Federutility e direttore generale di Lineacom.
Paloschi, come indirizzare al meglio questi sviluppi?
I servizi pubblici locali dovranno usare in modo intensivo le nuove tecnologie per offrire servizi con maggiore appeal per l’utente: le smart cities non si fanno solo con le infrastrutture. Poi c’è il tema della standardizzazione e interoperabilità dei sistemi informatici: la Pubblica amministrazione sul web deve essere unificata, risolvendo il problema delle diverse competenze su enti differenti ed erogare un servizio end-to-end. Oggi ogni Comune, ogni Provincia, ogni Ente ha il ‘suo’ sistema informatico che non dialoga (quasi mai) con quelli degli altri ambiti della PA.
Ma non bisogna cominciare dalla banda larga?
La banda larga e ultra-larga sono le nostre ‘riforme strutturali’, che ci consentirebbero di raggiungere i livelli di qualità ed efficienza di Francia, Regno Unito e Germania: l’amministrazione pubblica italiana diventerà il primo vero cliente che ne trarrà profitto guadagnando in efficienza. L’amministrazione pubblica può svolgere anche un compito culturale importante, diventando un traino e un volano per la diffusione e il rinnovamento di tutte le piccole e medie imprese.
E quali azioni concrete dovrebbe intraprendere il nuovo governo su questo fronte?
Bisognerà dare seguito al lavoro svolto da Francesco Caio e rendere il decreto scavi realmente attuativo in tutti i Comuni italiani. A tale riguardo, con la recente conversione in legge del decreto “Destinazione Italia”, il decreto scavi ha acquistato maggiore ‘robustezza’ per l’inserimento di due commi che meglio definiscono l’utilizzo di tecniche innovative di scavo per una migliore diffusione della banda larga e ultra-larga. L’intervento del governo dovrà essere pertanto di indirizzo verso tutte le amministrazioni locali nell’inserimento di regole di semplificazione amministrativa per tutti i soggetti privati e di pianificazione all’interno dei loro piani regolatori. Ma servono ulteriori provvedimenti riguardanti l’introduzione della fibra ottica all’interno dei verticali delle abitazioni private. Le smart cities saranno una naturale conseguenza dell’applicazione proprio di queste regole e scenari.
Cremona è un esempio. Qual è stata qui l’innovazione?
Quando la città è stata oggetto di scavi si è intervenuto, in modo lungimirante, con l’installazione di corrugati, di tubi, vuoti. In poco tempo la fibra ottica è stata così installata e la città è diventata, tra le prime in Italia, estremamente competitiva. Ma è il modello che è interessante. Tutte le città e le utilities possono agire con la stessa efficienza e sinergia di azioni tra scavi pubblici e nuove infrastrutture Ict. Le utilities sono pronte e aperte a queste sfide.
E il resto d’Italia? Si muove?
C’è un trend positivo nella realizzazione di smart cities, l’importante è avere un punto di riferimento metodologico. Bisogna evitare di rendere smart le città dimenticando piccoli centri e paesini, che rappresentano gran parte del territorio italiano. Occorre prevedere insomma anche una ‘smart country’, altrimenti rischiamo un digital divide tra campagna e città. Anche in Lombardia, motore economico di rilievo, le infrastrutture Ict ci sono ma non sono pervasive. C’è il tema della campagna, quello delle aree rurali e poi la montagna. Una crescita reale non può lasciare fuori considerazioni anche su questi fronti. Perché le smart cities non devono necessariamente fermarsi alle cities.