Strand, net neutrality: “Operatori Tlc, fatevi sentire. E presto”

Per la società di analisi le regole proposte dall’Ue sono un danno per l’industria telecom, gli investimenti di rete e l’innovazione. “La deadline per sottoporre commenti si avvicina, le telco devono agire”

Pubblicato il 17 Lug 2014

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Nell’Unione europea si parla di net neutrality ma pochi ne capiscono le conseguenze per l’industria delle telecomunicazioni, l’innovazione e i consumatori. La deadline per sottoporre commenti sulle regole proposte dall’Ue in materia è fissata al 18 agosto, all’interno della presidenza italiana del Consiglio europeo. Allora, se la net neutrality sarà imposta in Europa, il cambio di marcia sarà radicale e drammatico l’impatto sulla già sofferente industria europea delle telecomunicazioni. Lo scrive Strand Consult nella sua nuova nota di ricerca a margine del report “Understanding net neutrality and stakeholders’ arguments”.

Secondo Strand, oggi il mercato delle telecomunicazioni è tutto fondato sulla capacità degli operatori di offrire il massimo del traffico alla minor tariffa possibile. Le regole sulla net neutrality renderanno ancor più difficile per gli operatori in Europa differenziarsi in base al valore dei loro servizi. Per Strand, le regole che l’Ue vuole imporre significano che se un operatore vuole vendere servizi ai clienti, non è un vantaggio investire, costruire, possedere e gestire una rete telecom: si è soggetti a controlli ancora più rigidi degli operatori che offrono gli stessi servizi senza possedere una rete. Strand la definisce una mossa “populista” da parte dei leader dell’Ue e una mancanza di conoscenza dell’industria telecom. Queste regole “inibiranno gli investimenti di rete e, probabilmente, uccideranno l’innovazione”.

Le critiche di Strand proseguono: capitali che avrebbero potuto dirigersi verso le infrastrutture europee vanno da anni verso Paesi fuori dall’Ue, spesso verso gli Usa. “L’Ue dovrebbe fare tutto il possibile per sostenere l’innovazione su Internet e la creazione di posti di lavoro e invece le regole proposte restringono il numero di aziende che possono innovare, su quali reti e a quali condizioni. E anziché proteggere i cittadini, la net neutrality dell’Ue apre la porta a un più pesante controllo del governo sotto forma di monitoraggio della rete”. Strand conclude che le regole proposte dall’Ue sulla net neutrality non faranno altro che consolidare lo strapotere delle Internet companies americane in Europa.

La società di analisi nota anche che il movimento per la net neutrality sta conducendo una campagna globale e non si arresterà facilmente, anche grazie al sostegno di alcuni colossi di Internet. Gli operatori telecom non sono stati in grado finora di far sentire la propria voce e far valere le proprie ragioni all’interno di questo movimento. In più, la spinta alla net neutrality non si esaurirà con l’industria telecom: per Strand il prossimo obiettivo saranno probabilmente le aziende del software e delle attrezzature di rete che sviluppano piattaforme integrate e soluzioni per operatori telecom e altri. Gli operatori devono prenderne atto e inserirsi nel dialogo sulla net neutrality per sostenere la propria posizione.

La speranza per gli operatori telecom viene dai Paesi nordici dove la net neutrality è gestita non da leggi ma da un dialogo multi-stakeholder. Questo appare agli analisti di Strand come l’approccio più efficace sulla net neutrality. Per esempio, in Danimarca gli operatori hanno preso l’iniziativa e sviluppato un dialogo tra le varie parti interessate; il dialogo è gestito dall’associazione dell’industria telecom del Paese e include il regolatore telecom danese, aziende come Google e rappresentanti dei consumatori. Il regolatore ha il ruolo di facilitatore, non di controllore. Per Strand questo modello è preferibile per l’Ue piuttosto che una legge considerata “dannosa” oltre che “impossibile da implementare”. “Manca solo un mese alla deadline del 18 agosto”, conclude Strand. “L’industria telecom non è riuscita a dare conto del processo decisionale sulla net neutrality in Ue. E’ ora per gli operatori di muoversi, e in fretta”.

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