TELEFONIA MOBILE

Tassa telefonini, Coppola (Pd): “Un odg per l’abrogazione”

Il deputato Pd presenterà in Aula la richiesta di soppressione del balzello richiesto ai titolari di abbonamento di telefonia mobile. Giallo per il ritardo con cui la Cassazione rende nota la sentenza in materia

Pubblicato il 14 Mar 2014

m.s.

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Tassa sui telefonini, partita ancora aperta. Dopo il parere favorevole dato ieri dalla Commissione Trasporti della Camera, il gioco potrebbe ribaltarsi con il passaggio in aula. Paolo Coppola (Pd) rilancerà il tema con un ordine del giorno proponendo l’abrogazione della controversa tassa istituita nel 1995 per i titolari degli abbonamenti di telefonia mobile.

La Commissione Trasporti e Tlc ieri ha espresso parere favorevole sulla norma contenuta all’articolo 2, comma 4, del Decreto legge sul rientro dei capitali detenuti all’estero che prevede l’equiparazione delle apparecchiature terminali per il servizio radiomobile terreste di comunicazione alle stazioni radioelettriche. Una “blindatura” della tassa di concessione governativa richiesta dagli operatori telefonici al momento della stipula del contratto, pari a 5,16 euro al mese sugli abbonamenti delle persone fisiche e 12,91 euro su quelli delle imprese.

In passato sette commissioni tributarie venete avevano accolto la tesi dell’illegittimità della tassa sostenuta da alcuni Comuni tra cui Padova, ma l’Agenzia delle Entrate aveva presentato ricorso: su questo ricorso si è pronunciata il 25 febbraio scorso la Corte di Cassazione, ma la sentenza non è stata ancora diffusa nonostante sia passato quasi un mese e le sollecitazioni per un rapido pronunciamento che faccia chiarezza.

Una “giurisprudenza altalenante” l’ha definita, parlando al Corriere delle Comunicazioni, Paolo Coppola (Pd).

Il parere favorevole della Commissione Trasporti aveva suscitato ieri anche l’ira del M5S che l’ha definita una “norma-vergogna”. “In questo modo – ha detto al Corriere delle Comunicazioni Paolo Romano – il governo entra a gamba tesa nel dibattito. Si tratta di una norma odiosa non solo perché i cittadini continueranno a pagare questa tassa, ma anche perché va a mettersi di traverso rispetto all’imminente pronunciamento della Corte di Cassazione in merito alla sua legittimità”.

Romano aggiunge che il suo movimento non è affatto “convinto dalle giustificazioni avanzate dalla maggioranza, che si fondano sul possibile danno erariale nel caso di soccombenza dello Stato in giudizio. Primo perché non sono chiare le cifre dell’eventuale ammanco: il governo parla di 8 miliardi di euro mentre la sezione tributaria della Corte di Cassazione parla di 3 miliardi e mezzo. Secondo perché è impensabile che lo Stato possa pensare di risolvere controversie giudiziarie a colpi di emendamenti”.

Ma Coppola ribatte: “I 5 Stelle utilizzano strumentalmente l’attività parlamentare solo per guadagnare visibilità e non per fare proposte utili per i cittadini”.

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