STUDIO CERRE

Telco-Ott: “Troppe distorsioni, regole uguali per tutti”

La sfida normativa di fronte alla nuova Commissione Ue: lo studio presentato a Bruxelles dal Centre on Regulation in Europe. Tommaso Valletti: “La definizione dei mercati deve iniziare a guardare all’esistenza di un mercato di sistema che comprende accesso e servizi”

Pubblicato il 12 Nov 2014

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Come adattare l’ecosistema regolamentare europeo alle forti trasformazioni di cui è teatro il mercato delle comunicazioni elettroniche, in specie sul fronte critico, e sempre molto dibattuto, delle interazioni tra Telco e Ott? E’ il quesito di non facile soluzione con cui si cimenta uno studio appena sfornato dal Centre on Regulation in Europe (Cerre), think tank con base a Bruxelles. Il documento incrocia raccomandazioni e spunti di riflessione che sembrano in particolar modo rivolti alla nuova Commissione europea, e al suo impegno ad aggiornare, presto o tardi, il framework comunitario sulle telecomunicazioni.

Gli autori – l’italiano Tommaso Valletti, Joint Academic Director al Cerre e docente di economia presso l’Imperial College, Martin Peitz dell’Università di Mannheim e Heike Schweitzer della Freien Universität di Berlino – muovono dall’assunto che i destini di over the top e Internet provider appaiono sempre più intrecciati. Innanzitutto per la stretta complementarietà dei servizi offerti: “Un accesso di qualità a Internet è necessario per fruire dei contenuti online e viceversa”. Ma proprio in virtù di ciò, avverte lo studio, “se i benefici vanno esclusivamente agli Ott e ai consumatori, il rischio è che gli investimenti degli operatori in infrastrutture, investimenti che sono di mutuo beneficio, siano ritardati o nemmeno intrapresi”.

Questo comporta che i due piani non vengano più trattati dalle autorità competenti in maniera separata. “La regolamentazione, e in particolare la definizione dei mercati – spiega Valletti a Cor.Com –, deve iniziare a guardare all’esistenza di un mercato “di sistema” che comprende accesso e servizi. Questo è un punto fondamentale: non esiste per il consumatore un valore aggiunto per l’accesso ed uno per i servizi, ma solo uno per l’insieme dei due”. L’altra faccia della medaglia su cui getta luce il rapporto, che sarà presentato oggi nel corso di un evento a Bruxelles organizzato dallo stesso Cerre, è quella della crescente competizione tra Internet company e telco sullo stesso terreno dei servizi tradizionali di comunicazione (si pensi alla voce con Skype, o ai messaggi con WhatsApp).

Anche la Commissione europea, “attraverso la revisione della Raccomandazione dei mercati rilevanti, ha già posto l’accento sul fatto che per i consumatori oggi applicazioni e servizi relativi alla comunicazione sono sostituibili”, annota Valletti. Questo scenario, secondo gli autori del rapporto, suggerisce l’attuazione di una regolazione più simmetrica che “implica o la rimozione di restrizioni regolamentari sugli Isp oppure l’introduzione delle stesse sugli Ott”.

Ma non solo. Echeggiando gli studi del recente premio Nobel per l’Economia Jean Tirole, il rapporto invita le autorità regolamentari a tenere conto del fatto che Ott e Isp operano in un mercato, quello di Internet, “a due versanti”. Come spiega Serafino Abate, direttore presso il Cerre e già Competition Policy Manager di Ofcom, “l’idea è che non ci si affidi più solo a un approccio regolatorio unidimensionale, rivolto soprattutto agli operatori e alla loro interazione con gli utenti finali, ma si adotti una logica multidimensionale che consideri anche l’altro estremo del mercato”, quello attraverso il quale gli Ott mettono in contatto altri business con i consumatori. “Oggi, nella maggioranza dei casi – sottolinea Valletti –, ci si limita a considerare l’effetto sui prezzi al consumatore, ma non, per esempio, sui prezzi per l’accesso ai servizi delle piattaforme Ott da parte delle imprese, come il costo delle inserzioni pubblicitarie”.

Lo studio offre anche un contributo al dibattito incandescente sulla Net Neutrality. Anche qui, pur con tutte le precauzioni del caso, la posizione è chiara. L’applicazione di una “nozione troppo restrittiva del principio potrebbe condurre ad un uso inefficiente della capacità di banda esistente”, il che “limita lo sviluppo di servizi innovativi” e sul lungo periodo potrebbe avere un impatto negativo sulla dinamica degli investimenti. La preoccupazione, in definitiva, resta quella di garantire che i business model degli operatori non vengano schiacciati dal dilagare degli Ott a scapito della loro capacità di investire in nuovi reti. La ricetta sottesa, agli occhi degli autori, sembra evidente: “Bisogna valutare con attenzione, caso per caso, quali sono i possibili benefici ed i possibili rischi per il mercato e i consumatori, ma l’ago della bilancia pende verso una diminuzione della pressione regolamentare”, conclude Valletti.

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