L'AFFAIRE TELEFONICA

Telecom, i sindacati: “In Piemonte a rischio 2.400 posti”

Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil: “Si rischia il dimezzamento dell’organico, e non ci sono certezze sul piano industriale”. Oggi l’incontro con i parlamentari piemontesi. Esposito (Pd): “Molto preoccupati per le prospettive occupazionali”

Pubblicato il 21 Ott 2013

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Più della metà degli impiegati Telecom Italia in Piemonte, 2.400 su 4.500, rischierebbero il posto di lavoro. A lanciare l’allarme sono Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, che oggi hanno incontrato su questa vertenza i parlamentari piemontesi.

“Non c’è chiarezza – hanno dichiarato Antonio Bonomo (Fistel), Elena Russo (Slc) e Ivano Griffone (Uilcom) – sul piano industriale e sulle sue ricadute sull’occupazione, dopo l’aumento di Telefonica all’interno di Telco, azionista di riferimento di Telecom Italia”.

“Se fossero messi in vendita asset importanti del gruppo come quelli in Brasile e Argentina – concludono i rappresentanti dei sindacati di categoria – il calo del fatturato provocherebbe una forte flessione dei dipendenti. Chiediamo ai parlamentari di vigilare perché Telecom è forse l’ultima grande azienda italiana su cui è doveroso investire”.

“Cominceremo già in questa settimana una serie di incontri con i sindacati in ottava commissione al Senato – ha detto Stefano Esposito, senatore Pd – perché, a prescindere dalla vicenda Telefonica, siamo molto preoccupati per le prospettive occupazionali di Telecom“.

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