Una trasformazione radicale è alle porte per Tim. La società ha annunciato ufficialmente che nella riunione del Consiglio di Amministrazione del prossimo 23 maggio sarà sottoposta ai consiglieri una proposta di modifica dello Statuto, in particolare l’allargamento dell’oggetto sociale per includere nuove aree di business: assicurazioni, pagamenti digitali (fintech) e servizi energetici. In caso di via libera, la proposta verrà portata all’assemblea degli azionisti convocata per il 24 giugno.
Una mossa che va ben oltre un semplice aggiornamento statutario: si tratta, nei fatti, di una ridefinizione del perimetro industriale di Tim. L’obiettivo? Diversificare il portafoglio di attività in un momento in cui il core business delle telecomunicazioni sta vivendo pressioni crescenti – tra calo dei ricavi da servizi tradizionali, concorrenza tariffaria e un contesto regolatorio in costante evoluzione.
Le nuove attività sarebbero integrate formalmente nello statuto della società, rendendo possibile la piena operatività di Tim in questi ambiti. Fonti vicine al dossier parlano di “una ridefinizione coerente con l’evoluzione del mercato digitale”, che pone Tim sulla traiettoria delle big tech europee e globali che hanno già fatto leva sulla convergenza tra Tlc, fintech ed energy per alimentare nuove fonti di ricavo.
Indice degli argomenti
Diritto di recesso per i soci Tim contrari e possibili effetti sulla governance
Non si tratta, tuttavia, di un passaggio privo di conseguenze. Tim ha precisato che l’approvazione dell’allargamento dell’oggetto sociale comporterà il diritto di recesso per i soci che non concorreranno all’approvazione della delibera. Un meccanismo previsto per legge in caso di cambiamento sostanziale delle finalità sociali, volto a tutelare gli investitori contrari a una nuova direzione strategica.
Questo potrebbe aprire scenari di rilievo anche sul piano della governance: la partecipazione e la posizione di fondi esteri o soggetti istituzionali che detengono quote rilevanti sarà centrale per comprendere l’effettiva portata del cambiamento. Da segnalare che nel nuovo assetto societario, dopo la cessione della rete NetCo al fondo Kkr (attualmente al vaglio delle autorità regolatorie), il gruppo si troverà a focalizzarsi interamente su ServCo, la nuova Tim dei servizi, di cui le attività “estese” faranno parte.
Tim oltre la telco: modello multi-servizio e convergenza digitale
L’estensione dell’oggetto sociale si inserisce in una tendenza sempre più marcata tra gli operatori telco europei: l’integrazione verticale dei servizi e la diversificazione dei ricavi. In un contesto in cui la connettività diventa infrastruttura abilitante, e non più core business esclusivo, Tim mira a capitalizzare la sua base clienti e la capacità tecnologica per offrire un portafoglio di servizi più ampio e ad alto valore aggiunto.
In questo scenario, i servizi finanziari e assicurativi digitali possono rappresentare un’estensione naturale, soprattutto alla luce della spinta normativa europea su identità digitale, Psd3 e open banking. Analogamente, i servizi energetici, in particolare legati all’efficienza, alla mobilità elettrica e all’energy management domestico, aprono spazi di sinergia con le reti intelligenti (smart grid) e con l’Internet of Things.
Altre telco in Europa – come Orange, Deutsche Telekom e Telefonica – hanno già mosso i primi passi in direzione simile, creando filiali fintech, fondi venture o società dedicate all’energia e al cloud. Per Tim, la sfida sarà riuscire a integrare queste attività in modo credibile, evitando il rischio di frammentazione strategica o dispersione di capitale.
Un bivio tra consolidamento e discontinuità
La decisione che il CdA di Tim sarà chiamato a prendere il 23 maggio non è una mera formalità statutaria. È il segno tangibile di una nuova visione industriale, che porta Tim a ridefinirsi non più come solo operatore di rete, ma come abilitatore di servizi digitali integrati. Una scelta che può rilanciare il valore industriale e di mercato del gruppo, ma che comporta anche rischi e resistenze interne, specialmente se non sostenuta da una chiara roadmap esecutiva.
Nel frattempo, il pressing del governo sulla rete unica e sulla cessione delle aree grigie da Open Fiber a FiberCop aggiunge un ulteriore strato di complessità al futuro assetto del mercato broadband italiano. La convergenza infrastrutturale e quella di business potrebbero marciare, per la prima volta, in parallelo.
ll punto a Telco per l’Italia l’11 giugno
Di mercato unico digitale, consolidamento e di tutti i temi strategici per l’industria delle telecomunicazioni europea si discuterà al prossimo Telco per l’Italia – “Oltre le reti: da TelCo a TechCo per costruire il futuro dell’Italia” – l’evento CorCom-Nextwork360 in programma a Roma il prossimo 11 giugno.
Registrati subito e assicurati il tuo posto all’evento! Scopri il programma completo e iscriviti su www.telcoperlitalia360summit.it.