IL CASO

Tim, Recchi lascia. A Bernabè le deleghe sulla sicurezza? Calenda: “Non spetta a noi decidere”

Colpo di scena. Il vicepresidente pronto ad assumere l’incarico di ceo per un fondo di private equity internazionale. Mantiene la poltrona il consiglio, ma serve un altro italiano a “tutela” delle infrastrutture critiche. E va rifatto tutto il board. Intanto l’azienda procede con il ricorso al Presidente della Repubblica sul golden power

Pubblicato il 26 Gen 2018

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Colpo di scena. Le indiscrezioni dei giorni scorsi davano Amos Genish prossimo all’uscita da Tim per un ritorno in Brasile. E invece è Giuseppe Recchi a lasciare. Il vice presidente, seppur manterrà il suo posto nel consiglio della società di Tlc, si prepara per una nuova avventura in qualità di ceo di un fondo di private equity internazionale. Dunque, inevitabilmente, deve rimettere le deleghe in Sparkle.

Una questione non da poco considerato che Recchi rappresentava il “presidio” italiano determinante nella vicenda golden power. Il presidente Arnaud De Puyfontaine ha però assicurato che l’azienda sta lavorando al tema: “Lavoriamo per poter arrivare a una nuova indicazione circa la riorganizzazione. Non c’è nessun problema”, ha dichiarato puntualizzando che “Recchi mi ha annunciato ieri il suo nuovo lavoro e non è compatibile con il fatto di poter mantenere la responsabilità nell’ambito della sicurezza”. Ma in realtà il problema c’è perché le deleghe sulla sicurezza devono essere affidate a un italiano. I riflettori sono puntati a questo punto su Franco Bernabè ma ci vorrebbe un ok “politico”. “Bernabè è un professionista di grande esperienza, ma non spetta a noi decidere”, ha però puntualizzato il ministro Carlo Calenda a margine di un evento e incalzato dai giornalisti sulla questione.

La decisione di Recchi ha costretto a una convocazione urgente del consiglio anche perché la questione delle deleghe impone una riorganizzazione ad ampio spettro: se Bernabè dovesse assumere il nuovo incarico a catena bisognerebbe riorganizzare comunque tutto il board e riportare a 10 il numero degli amministratori indipendenti. Durante il consiglio è stato inoltre comunicato che si va avanti con il ricorso al Presindente della Repubblica in merito alla decisione del governo di esercitare il golden power. “Come già detto è un ricorso tecnico – ha specificato De Puyfontaine – Abbiamo ottime relazioni con il governo e palazzo Chigi. Stiamo andando avanti per trovare degli elementi pratici, è solo un problema di calendario, è una decisione tecnica”.

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