il caso

Tim tratta la cessione del credito da 1 miliardo sul canone 1998



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L’operazione permetterebbe al gruppo di incassare in anticipo la somma in attesa della sentenza della Cassazione. Coinvolte Unicredit e Santander. Intermonte stima già incorporato il 75% dell’incasso nel target price del titolo. Intanto, in vista dell’assemblea del 24 giugno, la Presidenza del Consiglio ha dato il via libera alla modifica dello statuto sociale, rinunciando all’esercizio dei poteri speciali previsti dalla normativa Golden Power

Pubblicato il 23 giu 2025



Tim 2

Tim è pronta a giocare d’anticipo su una partita ancora aperta con lo Stato italiano. In attesa della decisione della Cassazione sul rimborso del canone di concessione del 1998, Tim è in trattativa per cedere il credito atteso a due istituti bancari. Il governo non esercita i poteri speciali sulla modifica statutaria della società.

Il Gruppo si prepara a monetizzare un credito potenzialmente miliardario legato a un contenzioso con lo Stato italiano risalente al 1998. Secondo quanto riferito da Reuters, Tim è in trattativa avanzata con UniCredit e Santander per la cessione, attraverso un’operazione di factoring, di un credito del valore di circa 1 miliardo di euro, che Tim si aspetta di incassare in seguito a una sentenza definitiva della Cassazione. In realtà già a febbraio, in occasione della presentazione dei risultati, l’Ad Pietro Labriola aveva già annunciato la possibilità di ricorrere alla cessione del credito.

Il contenzioso sul canone di concessione

Il credito in questione deriva da un contenzioso legale relativo al pagamento del canone di concessione effettuato da Tim nel 1998. L’anno scorso, la Corte d’Appello di Roma ha dato ragione all’azienda, ordinando allo Stato italiano la restituzione dell’importo pagato, comprensivo degli interessi maturati, per un totale di circa un miliardo di euro.

Tuttavia, la vicenda è ora all’esame della Corte di Cassazione, che dovrà pronunciarsi definitivamente. In un precedente simile, relativo a Vodafone, la Corte aveva riconosciuto le ragioni dell’operatore telefonico contro il ricorso del governo. Ma il caso Tim presenta una complessità procedurale in più: lo scorso maggio, la Cassazione ha sollevato d’ufficio una questione tecnica sulla correttezza dell’impugnazione presentata da Tim nella sentenza di primo grado, in particolare sulla competenza territoriale del tribunale.

Le parti coinvolte hanno avuto 30 giorni per presentare osservazioni, e non si escludono sviluppi imminenti con il deposito delle memorie difensive.

La sentenza è attesa entro l’anno: se la Cassazione dovesse annullare la sentenza d’appello e far ripartire l’iter processuale dal primo grado, Tim dovrebbe rimborsare i fondi. In caso contrario, il gruppo avrebbe definitivamente titolo per incassare il credito.

Il factoring come soluzione ponte

In attesa della pronuncia definitiva della Cassazione, Tim punta a trasformare il credito atteso in liquidità immediata. L’operazione allo studio prevede che UniCredit e Santander rilevino il credito, anticipando l’importo atteso a Tim tramite un contratto di factoring. Una soluzione che permetterebbe all’ex monopolista di rafforzare la propria posizione finanziaria senza attendere l’esito della causa.

Ma esiste anche un rischio: se la Corte dovesse esprimersi sfavorevolmente nei confronti di Tim, l’azienda sarebbe obbligata a restituire l’importo ricevuto alle banche, comprensivo degli interessi.

Le valutazioni del mercato

Secondo una nota di Intermonte, la controversia è già parzialmente incorporata nelle valutazioni finanziarie. “Nella nostra Sop incorporiamo già per il 75% l’incasso legato alla restituzione del canone 1998, pari a circa €0,04 per azione, incluso nel target price di €0,45”, si legge nell’analisi della società.

Il mercato resta dunque in attesa dell’evoluzione giudiziaria della vicenda, ma già considera probabile un esito favorevole per Tim, come dimostrano le previsioni degli analisti.

Per gli analisti di Equita, la decisione di cedere il credito “prescinde dalla decisione della Corte di Cassazione” e l’incasso del credito “non ha implicazioni sulla contabilizzazione della sopravvenienza, possibile solo dopo la sentenza della Cassazione”.

Modifica statutaria e via libera del governo

Parallelamente alla vicenda giudiziaria, Tim si prepara all’assemblea ordinaria degli azionisti convocata per il 24 giugno, durante la quale verrà sottoposta al voto anche una modifica dell’articolo 3 dello statuto sociale, relativo al perimetro dell’oggetto sociale.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha comunicato che la proposta, pur rientrando nell’ambito della normativa Golden Power, non presenta i presupposti per l’esercizio dei poteri speciali, dichiarandoli “manifestamente insussistenti”. Di conseguenza, la condizione sospensiva descritta nella relazione illustrativa di Tim si può considerare superata.

Il via libera del governo consente così alla società di procedere con la proposta di modifica statutaria, che rappresenta un tassello nella strategia di riorganizzazione e rilancio dell’azienda, già al centro di operazioni di ristrutturazione societaria e rifocalizzazione del core business.

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